Via Nazionale ha pubblicato i risultati dell’indagine che ha coinvolto le imprese, relativa al terzo trimestre del 2024. Focus anche su rapporto impatto BCE.
Bankitalia ha pubblicato nella giornata di oggi “l’ Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita ” relativa al terzo trimestre dell’anno 2024.
Si tratta di un’indagine che Via Nazionale lancia contattando un campione di imprese attive nei principali settori dell’economia, al fine di raccogliere il loro outlook sull’evoluzione dei propri prezzi, l’andamento del livello dei prezzi in Italia e la situazione economica generale.
Imprese italiane caute. Si segnalano anche peggioramenti
Dal report appena pubblicato è emersa tutta la cautela delle imprese interpellate:
“Secondo l’indagine condotta tra il 26 agosto e il 16 settembre 2024 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, i giudizi sulla situazione economica generale nel terzo trimestre dell’anno sono rimasti cauti”, ha reso noto Bankitalia, aggiungendo che “le valutazioni sull’andamento della domanda corrente sia interna sia estera sono nel complesso peggiorate, guidate dalla debolezza delle vendite delle imprese dell’industria in senso stretto”.
Anche le attese sul prossimo trimestre si sono confermate “ meno positive rispetto alla scorsa primavera in tutti i comparti di attività”.
Inoltre, “le prospettive delle imprese sulle proprie condizioni operative a breve termine rimangono deboli, risentendo ancora prevalentemente dell’incertezza economico-politica”.
Nel rapporto appena diffuso si legge che “le imprese continuano a riportare valutazioni negative sulle condizioni per investire, mentre restano stabili quelle sull’accesso al credito; la posizione complessiva di liquidità è considerata ancora soddisfacente”.
Si stima invece un rallentamento, quest’anno, della “ spesa per investimenti . Per la precisione, per il 2024,
le imprese pianificano tuttora “una complessiva espansione della spesa nominale per investimenti rispetto all’anno precedente, ma a un ritmo lievemente meno sostenuto di quanto prefigurato nello scorso trimestre”.
Di fatto, “il saldo tra chi si attende una maggiore accumulazione e chi ne prevede una riduzione è di 11 punti percentuali (da 13 nella scorsa indagine), in larga parte ascrivibile alle aziende dei servizi (21 punti, contro un saldo pressoché nullo nell’industria in senso stretto)”
Per il prossimo trimestre, ovvero il quarto trimestre del 2024, le imprese italiane stimano inoltre una dinamica dell’occupazione “meno favorevole rispetto alla precedente indagine, ma si continua a prefigurarne un’espansione, specialmente nelle costruzioni”.
Sul fronte prezzi, Bankitalia ha reso noto che i “listini praticati dalle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi hanno rallentato rispetto alla scorsa rilevazione”, con le variazioni dei prezzi di vendita nei due comparti che sono “risultate, in media, rispettivamente all’1,2 per cento (dall’1,5 nel secondo trimestre) e al 2,2 per cento (da 2,6)”.
Diversa invece la dinamica dei prezzi per le imprese di costruzione: in questo caso si è assistito a una accelerazione della crescita pari a + 4,4%, rispetto al +3,4% precedente.
Detto questo, guardando avanti, le aspettative di inflazione delle imprese italiane “ sono lievemente aumentate ”.
Le aspettative sono infatti per una dinamica dei prezzi, nei prossimi 12 mesi, “lievemente più elevata nell’industria in senso stretto, dove le imprese prevedono un aumento dei listini dell’1,8 per cento, a fronte di una sostanziale stabilità nei servizi e nelle costruzioni”.
“Sull’incremento atteso dei prezzi, incidono soprattutto l’aumento del costo del lavoro e quello delle materie prime”, ha spiegato Palazzo Koch, aggiungendo che, “rispetto alla scorsa rilevazione, l’inflazione al consumo attesa dalle imprese è
cresciuta di tre decimi di punto percentuale su tutti gli orizzonti di previsione (6, 12 e 24 mesi), attestandosi su valori ancora contenuti (1,7 per cento)” e mettendo in evidenza che “in media, su tutti gli orizzonti, le attese sono rimaste omogenee, fra imprese di comparti e dimensioni diverse e nelle differenti aree del Paese”.
L’analisi di Bankitalia sul danno tassi più alti su inflazione e crescita Pil
L’indagine di Bankitalia è stata pubblicata all’indomani della diffusione dell’analisi “Credit strikes back: the macroeconomic impact of the 2022-23 ECB monetary tightening and the role of lending rates” firmata da Antonio M. Conti, Stefano Neri e Alessandro Notarpietro, che hanno calcolato l’impatto che i rialzi dei tassi varati dalla Banca centrale europea nel 2022 e nel 2023, finalizzati a sfiammare l’impennata dell’inflazione dell’Eurozona, hanno avuto sia sul trend dei prezzi che sulla crescita dell’economia del blocco.
L’impatto è stato calcolato applicando alcuni modelli.
In particolare, l’applicazione del modello BVAR (Bayesian Vector Autoregressive), ha portato a concludere che le restrizioni monetarie lanciate dalla BCE di Christine Lagarde avrebbero ridotto la crescita del Pil dell’Eurozona di 1 punto percentuale nel 2022, di ben 5 pp nel 2023 e di circa 2 pp nel 2024, facendo arretrare l’inflazione di 1 pp nel 2022, di circa 4 pp nel 2023 e di 2 pp nel 2024.
Applicando invece il modello DSGE (dynamic stochastic general equilibrium), è emerso che i rialzi dei tassi lanciati dall’Eurotower avrebbero invece limato la crescita del Pil di quasi 1 pp nel 2022, di 3,5 pp nel 2023 e di circa 2 pp nel 2024, a fronte di una inflazione ridotta di 0,5 pp nel 2022, di circa 3 pp nel 2023 e di 3,5 pp nel 2024: risultati, questi ultimi, che gli analisti hanno riferito essere “ampiamente in linea con l’esito che è stato riportato dalla BCE utilizzando simulazioni lanciate sulla base di un modello simile”.
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