La Bce continuerà ad alzare i tassi, almeno fino all’estate. Di quanto aumenterà il costo del denaro e cosa aspettarsi su inflazione e recessione.
Bce e tassi di interesse: i rialzi non sono finiti e la banca centrale europea sarebbe pronta ad aumentare ancora il costo del denaro fino all’estate.
L’Eurotower dovrebbe decidere ancora incrementi di tre quarti di punto nei tassi di interesse sommando le mosse di maggio, giugno e luglio prima di porre fine all’attacco più aggressivo di inasprimento monetario della sua storia.
Secondo gli economisti intervistati da Bloomberg, il tasso sui depositi arriverà al 3,75% per rimanere su questo elevato livello per l’intero anno 2023.
Le previsioni si affiancano a toni non proprio da colomba che stanno emergendo da diversi funzionari Bce: la strada da percorrere contro l’inflazione è ancora lunga, viene ripetuto ultimamente.
Cosa sta per accadere in Eurozona e perché la Bce è vista come la più aggressiva delle banche centrali nei prossimi mesi.
Bce: i tassi saliranno fino all’estate. Di quanto?
La Bce ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base nelle ultime sei riunioni politiche consecutive e ora il grande dilemma è come proseguire con l’entità degli aumenti. Non sembrano esserci dubbi, infatti, sulla necessità di continuare con una politica monetaria aggressiva, almeno fino all’estate.
Questo è quanto emerge da commenti e previsioni che stanno sempre più interessando i mercati.
La scorsa settimana, a margine delle riunioni del Fondo monetario internazionale, i funzionari della Bce sono stati quasi unanimi nel chiedere un ulteriore aumento dei costi di prestito il 4 maggio, anche se l’entità di tale mossa rimane incerta.
Intanto, il governatore della banca centrale lettone Martins Kazaks ha affermato che la decisione sarà probabilmente tra rallentare il ritmo fino a un quarto di punto oppure optare per una quarta mossa consecutiva di dimensioni doppie.
“Ad un certo punto, è naturale che la dimensione del passo si riduca - ad esempio, l’aumento potrebbe non essere di 50 punti base, ma di 25 punti base”, ha dichiarato.
Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo e governatore della Banca di Finlandia, ha affermato che la prossima decisione sui tassi della banca centrale sarà “dipendente dai dati”, in particolare per quanto riguarda l’inflazione di base ostinatamente elevata. Proprio questo aspetta suscita incertezza.
Alla domanda se l’Europa fosse pronta per un periodo in cui i tassi di interesse sarebbero rimasti più alti più a lungo, Rehn ha risposto che l’approccio dovrebbe essere questo.
Ha aggiunto: “Una volta raggiunto il tasso ufficiale di picco, forse durante l’estate... allora dobbiamo mantenere quel tasso a un livello stabile per un periodo di tempo sufficiente per vedere che l’inflazione core sta calando davvero in modo sostenuto”.
Anche Mario Centeno, governatore della banca centrale portoghese, ha detto “dobbiamo guardare a cosa ci diranno i dati nei prossimi mesi”.
“Certamente, siamo molto più vicini al tasso terminale rispetto a un paio di mesi prima. Questa è un’affermazione molto semplice, però. E penso che dobbiamo leggere i dati con molta attenzione per capire se il meccanismo di trasmissione monetaria stia davvero funzionando”, ha aggiunto.
Le recenti turbolenze del settore finanziario potrebbero aiutare il compito della Bce inasprendo le condizioni del credito, ha dichiarato domenica la presidente Christine Lagarde.
“Se le banche non prestano troppo credito e se gestiscono il loro rischio, potrebbe ridurre il lavoro che dobbiamo fare per ridurre l’inflazione”, ha sottolineato a ’Face the Nation’ della CBS. “Ma se riducono troppo il credito, peserà eccessivamente sulla crescita. Quindi è un buon equilibrio.”
Infine, Joachim Nagel ha ribadito oggi, lunedì 17 aprile: “L’inflazione di base purtroppo è accelerata negli ultimi mesi. Ma conto anche su un ritiro prima della pausa estiva...Tuttavia, l’inflazione è troppo alta e dobbiamo fare di più sui tassi di interesse”.
Cosa sta per accadere in Europa con tassi più alti
Non c’è dubbio, quindi, che i tassi di interesse in Europa saliranno ancora.
Gli analisti ritengono che, in generale, Fed BoE e Bce si stiano avvicinando a un tasso di interesse massimo nel prossimo round di inasprimento della politica monetaria, pur mantenendo le proiezioni secondo cui l’inflazione rallenterà costantemente nel prossimo anno o due senza un duro colpo per l’attività economica.
Questo punto di vista ha ricevuto una risposta scettica dai principali responsabili politici e analisti globali che vedono un mondo in cui la persistente carenza di manodopera, le divisioni nell’offerta globale e i mercati finanziari traballanti potrebbero costringere a scegliere tra un’inflazione più alta e più duratura o una profonda recessione.
Questo significa che, con un costo del denaro destinato a salire ancora per un po’ in Eurozona, le conseguenze sono chiare: rate dei mutui più alte e allarmanti, considerando che già ci sono livelli record, per esempio, in Italia; minori prestiti per investimenti; domanda indebolita e rischio recessione; euro forte che danneggia le esportazioni.
Non solo, per il nostro Paese l’allarme debito non può che peggiorare: con tassi di interesse ancora alti, gli oneri da pagare sul debito saranno maggiori. Tradotto: spread in corsa e spesa pubblica sofferente.
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