Evo Morales si è dimesso dalla carica di presidente della Bolivia, trovando asilo in Messico e parlando apertamente di un golpe: la biografia del sindacalista indio che ha guidato il paese sudamericano per quasi sedici anni.
Evo Morales si è rifugiato in Messico dopo le dimissioni, con la Bolivia che è piombata nel caos. Sono ore concitate e drammatiche quelle che stanno vivendo i cittadini dello Stato sudamericano.
Il passo indietro del presidente in carica, appena eletto il 20 ottobre, non solo crea un pericoloso vuoto di potere. Ma sancisce, di fatto, la fine dell’era socialista targata Morales. Perché si è giunti a questo epilogo in Bolivia?
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Tra chi festeggia e chi lamenta un autentico golpe, in Bolivia per ora l’unica certezza è l’instabilità e l’incognita sul futuro politico. E la fine dell’era del socialismo latino-americano che aveva fatto sognare.
Chi è Evo Morales?
Morales è stato il primo presidente indigeno della storia nazionale. Pastore di lama e coltivatore di foglie di coca è cresciuto parlando la lingua aymara e imparando lo spagnolo solo da giovane adulto.
Per molti ha rappresentato il riscatto dei poveri, che sono riusciti a concretizzare una crescita economica costante sotto il suo potere.
Il presidente socialista ha nazionalizzato settori strategici come l’estrazione petrolifera, del gas e le miniere di rame e zinco. Supportato dall’esplosione del mercato delle materie prime, Morales ha portato avanti una politica di distribuzione di compensi ai proprietari terrieri.
Il PIL ha registrato balzi in avanti impressionanti, triplicando in 15 anni e attestandosi su un +4% in quelli più recenti. La povertà ha dimezzato i suoi tassi.
Il suo errore più grande, però, è stato quello di voler mantenere a tutti i costi il potere, trasformandosi in un autocrate libero da vincoli di legge.
Presentarsi alle ultime elezioni per il quarto mandato, infatti, è stata una vera e propria sfida alle regole della democrazia. Dopo il fallito referendum del 2016 per eliminare il limite costituzionale dei due mandati, Morales ha ottenuto il suo obiettivo grazie al supremo tribunale elettorale. La soglia dei due mandati è stata cancellata e il presidente indigeno ha ritentato la scalata al potere.
Questa volta, però, la situazione è precipitata. La Bolivia in crisi non fa che indebolire tutta l’America Latina, in bilico tra difficoltà economiche, povertà, proteste e populismi.
Cosa sta succedendo in Bolivia
Le ultime notizie raccontano di saccheggi e blocchi stradali che stanno sconvolgendo la Bolivia dopo le dimissioni di Evo Morales a seguito di contestate elezioni. Migliaia di manifestanti a favore del presidente hanno marciato oggi verso l’assemblea legislativa della nazione, preparandosi anche ad potenziale scontro con opposizione e polizia.
I cittadini anti-Morales, intanto, hanno istituito blocchi stradali con rottami metallici e altri detriti in tutta la città di La Paz per fermare l’avanzata degli oppositori. Il clima è stato teso e difficile per tutta la giornata. E si teme che la tensione resti molto alta anche nei prossimi giorni.
Ma cosa è successo in Bolivia? Tutto è iniziato con le elezioni del 20 ottobre scorso. La vittoria di Morales con pochissimo scarto sull’avversario Mesa ha suscitato molti dubbi di regolarità. I brogli sono stati confermati dall’Organizzazione degli Stati Americani. La rivolta, quindi, è scoppiata con manifestazioni di massa.
Evo Morales è stato costretto a dimettersi e a fuggire in Messico, che ha offerto asilo politico. È un vero e proprio esilio quello dell’ex presidente, che ha denunciato un clima da colpo di stato.
La dinamica della crisi non è emersa con chiarezza. Alcune frange dell’esercito hanno appoggiato il presidente, altre no. Sono arrivate anche le dimissioni del Comandante nazionale della polizia della Bolivia.
Il timore, adesso, è che possa avanzare un vero e proprio golpe e annientare ogni possibilità di soluzione istituzionale del vuoto di potere.
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