L’Arera invita il Parlamento e il governo a destinare una parte del gettito fiscale degli extraprofitti delle aziende del gas ai clienti finali: ecco perché e cosa vuol dire.
Una parte del gettito fiscale derivante dagli extraprofitti delle aziende del gas potrebbe essere destinato ai clienti finali. Questa è la proposta lanciata da Arera e inviata al governo e al Parlamento a seguito del monitoraggio dei contratti di approvvigionamento destinati all’importazione del gas in Italia. Di fatto il suggerimento sembra quello di far pagare meno le bollette a famiglie e imprese.
L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente sostiene che sarebbe opportuno destinare “una parte del gettito derivante da provvedimenti fiscali a carico delle aziende del settore” agli utenti finali, ovvero i consumatori che hanno sostenuto questo onere. La conclusione di Arera è che l’identificazione degli extraprofitti deve essere affrontata considerando anche i costi e i margini generati lungo la filiera e che ricadono sugli utenti finali. Da qui la proposta di una sorta di risarcimento per questi costi sostenuti dagli utenti.
L’analisi dell’Autorità, effettuata su alcune simulazioni e sulle richieste di dati agli operatori, si basa sulla coerenza tra i costi d’importazione, i prezzi all’ingrosso e i costi di approvvigionamento del gas naturale considerando i clienti domestici in tutela. Arera ricorda, inoltre, che i contratti d’importazione hanno un prezzo iniziale al momento della stipula del contratto e prevedono poi formule che aggiornano in automatico il prezzo basandosi su indici e meccanismi per l’aggiornamento periodico.
Come spiega ancora l’Autorità, il 70-80% del gas fa riferimento a indici legati a quotazioni di prodotti scambiati su diversi hub all’ingrosso, mentre il resto dei contratti è indicizzato alle quotazioni medie dei prodotti petroliferi (Brent). Gli operatori, di fronte a queste diverse tipologie di indicizzazione, ricorrono a specifici strumenti di copertura di natura soprattutto finanziaria, contenendo così il rischio di importanti differenze.
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L’indagine di Arera sui contratti del gas
Secondo quanto emerso dall’indagine, l’andamento medio ponderato del costo dei contratti ha una dinamica di variazione simile a quella della componente relativa ai costi di approvvigionamento del gas utilizzata per il regime in tutela. L’Autorità ha anche svolto un’attività di confronto con i dati dei prezzi del gas importato, disponibili a livello nazionale ed europeo, per una verifica di coerenza.
Il costo dell’approvvigionamento dall’estero del gas mantiene andamenti coerenti con il valore del gas sul mercato all’ingrosso. Ma, spiega l’Autorità, gli extraprofitti delle aziende devono essere valutati considerando anche i costi e i margini lungo la filiera, che ricadono sugli utenti finali. Da qui il suggerimento di destinare parte del gettito derivante dagli extraprofitti ai clienti finali.
Lo stoccaggio del gas
Sempre dal fronte di Arera arriva un’altra notizia riguardante il gas in Italia. Il presidente dell’Autorità, Stefano Besseghini, in audizione in commissione Industria al Senato ha spiegato che sono stati approvati ulteriori strumenti per il riempimento di almeno il 90% delle scorte nazionali. Oggi c’è una giacenza di 9,5 miliardi di metri cubi, pari al 52% della capacità complessiva. Arera, ha aggiunto il suo presidente, ha approvato altre misure per il riempimento degli stoccaggi che stanno vedendo effetti favorevoli, anche se va detto che “qualche rallentamento c’è stato”.
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