Bonus 200 e 150 euro, ecco chi dovrà restituirli al più presto

Simone Micocci

30 Novembre 2022 - 18:37

Presto l’Inps effettuerà una valutazione dei redditi percepiti nel 2021: ecco perché a molti pensionati potrebbe essere richiesto di restituire i bonus 200 e 150 euro.

Bonus 200 e 150 euro, ecco chi dovrà restituirli al più presto

Il bonus 200 euro, così come pure quello da 150 euro, potrebbe essere tolto presto ad alcuni di coloro che lo hanno percepito. Ciò vale non solo per i lavoratori dipendenti che ne hanno beneficiato pur non avendone diritto, ai quali verrà trattenuto in busta paga dal datore di lavoro, ma anche - e soprattutto - per i pensionati, ai quali il bonus 200 e 150 euro è stato corrisposto “in via provvisoria” dall’Inps sulla base dei dati disponibili al momento del pagamento e nei confronti dei quali presto ci saranno delle verifiche ulteriori.

Potrebbe succedere, quindi, che nel frattempo l’Istituto entri in possesso di nuove informazioni che potrebbero certificare il superamento della soglia entro cui godere del bonus 200 e 150 euro; in tal caso l’Inps interverrà al più presto chiedendo la restituzione della somma indebitamente erogata.

Perché ne stiamo parlando adesso? Perché è proprio in questo periodo che l’Istituto acquisisce i dati reddituali riferiti al 2021, periodo d’imposta preso come riferimento per valutare il limite di reddito entro cui si ha diritto alle suddette indennità una tantum.

Presto, quindi, inizieranno le verifiche dell’Istituto sui redditi riferiti al 2021; qualora dovessero risultare superiori alla soglia minima prevista dalla normativa allora scatterà la revoca, e la restituzione, sia del bonus 200 euro (pagato con la pensione di luglio) che per quello da 150 euro (pagato a ottobre).

Bonus 200 e 150 euro: chi ne ha diritto

Il decreto 50 del 17 maggio 2022 ha introdotto un’indennità una tantum del valore di 200 euro da corrispondere, come indicato nell’articolo 32 del provvedimento, a coloro che nel 2021 hanno percepito un reddito annuo non superiore a 35 mila euro.

Nel valutare chi rientra entro la suddetta soglia si tiene conto del reddito personale assoggettabile ad Irpef, al netto dei contributi previdenziali e assistenziale, con l’esclusione di:

  • trattamenti di fine rapporto comunque denominati;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.

Gli stessi redditi vengono presi in considerazione per l’indennità una tantum introdotta dal decreto n. 144/2022 (il cosiddetto decreto Aiuti ter). Tuttavia, in questo caso il bonus, il cui valore viene ridotto a 150 euro, spetta solamente a coloro che hanno un reddito inferiore a 20.000 euro.

Come l’Inps ha provveduto al pagamento

Come detto sopra, l’Inps ha provveduto al pagamento delle suddette indennità rispettivamente nei mesi di luglio e ottobre 2022.

Il pagamento è avvenuto d’ufficio, quindi senza che gli interessati potessero comunicare i redditi effettivamente percepiti nel 2021. In che modo quindi l’Inps ha individuato la platea dei beneficiari? Come si legge nei suddetti provvedimenti, ciò è avvenuto “sulla base dei dati disponibili all’Ente erogatore al momento del pagamento”.

Quindi, la verifica potrebbe essere avvenuta sulla base d’informazioni solamente parziali. Tant’è che il legislatore, specificando che il pagamento è avvenuto in via provvisoria, aggiunge che in un secondo momento, quindi dopo l’erogazione, le suddette indennità saranno “soggette alla successiva verifica del reddito [...] anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’Amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detiene informazioni utili”.

Una volta che l’Inps, una volta provveduto alla verifica della situazione reddituale, dovesse accertare il superamento delle suddette soglie - 35 mila euro per il bonus 200 euro, 20 mila per quello da 150 euro - allora provvederà alla notifica dell’indebito entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali.

Cosa succede adesso?

Quindi, tutti coloro che hanno inviato una comunicazione per i dati reddituali riferiti al 2021 successivamente al pagamento dei suddetti bonus potrebbero subire una verifica al più presto. Comunicazione che ad esempio potrebbe avvenire con presentazione della dichiarazione dei redditi, per cui il termine ultimo è scaduto il 30 novembre 2022, o anche attraverso il modello Red, per il quale il termine previsto per l’invio delle dichiarazioni relative alla campagna ordinaria 2022 (per i redditi riferiti al 2021) è fissato al 28 febbraio 2023.

Una volta che tutti i dati riferiti alla situazione reddituale del 2021 saranno inviati, infatti, l’Inps potrà effettuare una valutazione più completa, e definitiva, così da accertare che non ci siano stati pagamenti non dovuti per il bonus 200 e 150 euro.

Quindi, per coloro ai quali risulterà un reddito compreso tra 20.000 e 35.000 euro ci sarà solamente il recupero dell’indennità da 150 euro (se accreditata ovviamente); dovranno restituire anche il bonus 200 euro, invece, coloro che hanno un reddito superiore ai 35.000 euro.

E non è tutto: come ci ricorda l’Inps con la circolare n. 73/2022, il bonus viene revocato anche “nell’ipotesi in cui il trattamento pensionistico che ha dato titolo al riconoscimento dell’indennità una tantum sia revocato o, comunque, tutte le circostanze in cui si accerti successivamente la non sussistenza del diritto a prescindere dal requisito reddituale”.

Come bisognerà restituire il bonus

Semmai dovesse risultare un indebito, l’Inps ne provvederà al recupero sulla base di quanto specificato nella circolare n. 47/2018, ossia mediante trattenute sulle prestazioni pensionistiche. Eventualmente, quindi, il valore del bonus da restituire sarà decurtato direttamente dall’Inps dal cedolino di pensione sul quale si vuole procedere con il recupero.

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