Tanti, troppi dubbi sul bonus 200 euro ai lavoratori dipendenti. C’è un problema che può ritardare il pagamento o addirittura bloccarlo. Vediamo cosa sta succedendo e quali interpretazioni seguire.
Il bonus 200 euro continua a essere al centro del dibattito di esperti e consulenti. Tra le tante criticità emerse nelle ultime settimane quella sul requisito della decontribuzione rischia di escludere alcuni soggetti dall’agevolazione in funzione di quale sarà l’interpretazione definitiva.
Bonus 200 euro: i requisiti per averne diritto
Il bonus 200 euro previsto dal decreto Aiuti viene erogato una tantum, quindi una sola volta, per far fronte al caro vita delle famiglie.
I requisiti per averne diritto sono definiti dall’articolo 31 del decreto legge 50/2022:
Ai lavoratori dipendenti di cui all’articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, non titolari dei trattamenti di cui all’articolo 32 e che nel primo quadrimestre dell’anno 2022 hanno beneficiato dell’esonero di cui al predetto comma 121 per almeno una mensilità, è riconosciuta per il tramite dei datori di lavoro nella retribuzione erogata nel mese di luglio 2022, una somma a titolo di indennità una tantum d’importo pari a 200 euro.
Possiamo dunque riassumerli in due punti:
- aver percepito nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile 2022 almeno una busta paga d’importo lordo inferiore a 2.692 euro, valore equivalente a 35mila euro annui;
- avere beneficiato dell’esonero contributivo dello 0,8% per almeno una mensilità nel primo quadrimestre 2022.
Proprio su quest’ultimo punto si concentrano i dubbi interpretativi.
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Possibili casi di esclusione dal bonus
Per accertare il requisito di decontribuzione è sufficiente che il lavoratore abbia maturato il diritto oppure deve averne beneficiato realmente? Questo è il dubbio interpretativo che attanaglia consulenti e datori di lavoro, che non sanno se riconoscere o meno il bonus al lavoratore.
Secondo una interpretazione della Fondazione Consulenti del Lavoro:
si ritiene che per il diritto all’indennità sia sufficiente l’acquisizione del diritto e quindi che il lavoratore abbia i requisiti previsti dal citato articolo 1, comma 121, legge 234/2021, per almeno una mensilità del primo quadrimestre 2022 a prescindere dunque che l’esposizione dell’esonero contributivo sia effettivamente avvenuta ab origine in una delle denunce contributive mensili del periodo interessato.
Nonostante questa chiave di lettura, che ritiene sufficiente la maturazione del diritto all’esonero, potrebbero esserci dei casi in cui l’esonero contributivo dello 0,80% non venga riconosciuto in busta paga, per svariati motivi:
- a causa della cessazione del rapporto di lavoro prima della pubblicazione della circolare Inps 43/2022;
- per errore del datore di lavoro;
- nel caso di assunzione del lavoratore dopo il primo quadrimestre 2022
Altri motivi di esclusione
Un lavoratore potrebbe poi rimanere escluso dal bonus 200 euro se dovesse consegnare l’autodichiarazione al datore di lavoro dopo la chiusura degli stipendi di luglio, o dopo l’invio delle denunce di competenza Uniemens. In base alle attuali disposizioni, il datore di lavoro non può erogare il bonus nei mesi successivi.
Tra gli esclusi dal bonus rientrano anche:
- i lavoratori in possesso dei requisiti visti sopra, ma che cessano il rapporto di lavoro il 30 giugno, senza sottoscriverne uno nuovo: in questo caso non percepiranno una busta paga relativa a luglio e perderanno l’agevolazione;
- i soggetti che hanno esaurito il trattamento Naspi a maggio 2022 e sono ancora disoccupati;
- gli insegnanti non di ruolo con scadenza dell’incarico il 30 giugno, che hanno beneficiato dell’esonero dello 0,80%, ma che ora non hanno alcuna retribuzione nel mese di luglio.
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