Bonus 600 euro, COVID-19: anche 2.000 amministratori locali lo hanno ricevuto. E nella lista dei furbetti spunta anche un noto presentatore TV.
Bonus 600 euro: il vaso di Pandora ormai è stato scoperchiato e cominciano ad aggiungersi altre persone alla lista di coloro che lo hanno percepito pur non avendone la necessità economica.
È notizia di ieri che tra coloro che hanno percepito il bonus da 600 euro ci sarebbero anche cinque deputati, di cui tre della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. E riguardo ai deputati leghisti sono emersi ulteriori dettagli nelle ultime ore: secondo indiscrezioni, infatti, ci sarebbe un mantovano, un deputato originario del Sud e una donna.
Ma di quella che è già stata ribattezzata come la “lista della vergogna” non ci sarebbero solamente i deputati: l’elenco, infatti, è molto più lungo e comprende anche molti amministratori comunali. Persone che - nonostante lo scoppio della pandemia - hanno continuato a beneficiare dell’indennità riconosciuta per l’incarico istituzionale da loro ricoperto.
E nella maggior parte dei casi, specialmente nei grandi Comuni, si tratta di indennità di tutto rispetto e anche quando si tratta di piccole realtà comunali l’indennità percepita era comunque sufficiente per andare avanti nei mesi del lockdown senza dover necessariamente fare richiesta di un ulteriore bonus rivolto ai cittadini che hanno dovuto sospendere la propria attività lavorativa.
Vero che il modo in cui sono stati scritti sia il Decreto Cura Italia che il Decreto Rilancio ha fornito un assist a costoro, visto che in questi provvedimenti non sono stati previsti requisiti reddituali per fare richiesta delle indennità (eccetto che per il bonus 1.000 euro del bonus maggio, quando è stato introdotto il criterio del calo del fatturato del 33%), ma i cittadini si aspettavano un comportamento di maggior responsabilità da chi comunque percepisce un’indennità pagata, tra l’altro, con le risorse pubbliche.
Bonus 600 euro, non solo deputati: ecco chi lo ha percepito pur non avendone bisogno
Secondo i dati forniti dall’INPS, l’operazione con cui è stato pagato il sussidio da 600 euro a circa 4,1 milioni di cittadini che ne hanno fatto richiesta è costata allo Stato ben 6 miliardi di euro. Una spesa ingente e nonostante ciò ci sono persone per cui questa indennità è stata solamente un piccolo aiuto in quanto causa lockdown hanno perso molto di più e non sono stati in grado di ripartire.
Pensiamo quindi che i 6 miliardi potessero essere spesi differentemente, dando di più a chi effettivamente ne aveva bisogno a scapito di coloro che hanno percepito del bonus pur non avendone concretamente necessità.
I dati svelati dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps, confermano quanto noi di Money.it sosteniamo da tempo: il Governo ha dato la possibilità di beneficiare di un bonus anche a chi non ne aveva bisogno. Ed è per questo che nella cosiddetta “lista della vergogna” troviamo molti professionisti quotati, come notai, ingegneri e professionisti che nel corso della loro carriera hanno guadagnato abbastanza da poter far fronte a pochi mesi di lockdown senza attingere a bonus finanziate con le risorse pubbliche.
E il fatto che nella lista figurino anche cinque deputati non fa altro che aumentare l’indignazione dei cittadini, alcuni dei quali non hanno potuto beneficiare del bonus 600 euro a causa di un cavillo amministrativo.
Ma non ci sono solo i deputati: nell’elenco sembra figuri anche un noto presentatore TV, come pure - se ne contano circa 2.000 - amministratori locali.
Sindaci e governatori, assessori e consiglieri regionali e comunali.
È vero che non si può paragonare - come sottolineato in queste ore dall’Uncem, Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani - lo stipendio di un sindaco con quello di un deputato, ma va detto anche che i primi cittadini hanno uno stipendio di tutto rispetto. Nelle piccole città si parte comunque da un’indennità di 1.290,00€; non si tratta, quindi, di uno stipendio “pari a quanto percepito con il Reddito di Cittadinanza” (dove l’importo medio è di circa 500 euro), come invece ha spiegato Marco Bussone, presidente dell’Uncem.
Ci sono sindaci che arrivano a guadagnare, a seconda della quota di abitanti del Comune amministrato, anche 3.000 o 5.000 euro, una cifra sufficiente per evitare che questi facciano richiesta di un bonus di 600 euro utilizzando risorse stanziate grazie ad un aumento del debito pubblico.
E lo stesso vale per assessori e consiglieri, sia in ambito comunale che Regionale. Ancor più grave se si pensa che alla percezione del bonus abbiano partecipato anche Governatori di Regione, per i quali lo stipendio è simile a quello dei deputati e rasenta i 13.000 euro al mese.
Per il momento non ci sono nomi e la legge sulla privacy tutela questi furbetti che - ricordiamo - hanno comunque percepito del bonus a norma di legge ma a discapito di ogni principio etico.
Per adesso l’unico nome è quello di Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista “Milano progressista”, la quale con un post pubblicato su Facebook si è autodenunciata giustificando però la sua decisione:
Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza.
La Pirovano ci tiene a sottolineare la differenza che c’è tra lei e i deputati che hanno fatto richiesta del bonus. Non sappiamo se effettivamente sul piano etico c’è così tanta differenza tra i due comportamenti, fatto sta che sul piano economico tra lo stipendio di un deputato e quello di un consigliere comunale c’è comunque molta distanza.
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