Brexit: le domande a cui nessuno sa rispondere ancora oggi

Marco Ciotola

5 Luglio 2018 - 17:00

24 domande sulla Brexit fatte dalle aziende britanniche sono state raccolte e pubblicate dalla Camera di commercio britannica. Le risposte del governo? Solo due

Brexit: le domande a cui nessuno sa rispondere ancora oggi

La Camera di commercio britannica ha pubblicato un elenco di 24 domande sulla Brexit poste dalle società inglesi. A nove mesi dal “leave”, il governo di Theresa May ha risposto solo a due quesiti.

Adam Marshall, direttore generale della British Chambers of Commerce (BCC), ha osservato come le richieste delle aziende trovino praticamente le stesse risposte del giorno successivo al referendum, specificando che la pazienza è al limite.

Secondo la BCC le società non sanno se si troveranno di fronte a nuove normative, tariffe o controlli doganali. Inoltre, non è chiaro se avranno la possibilità di trasferire personale tra l’Unione europea e il Regno Unito, né se saranno costrette a pagare nuove tasse.

Le domande spaziano dalle più elementari alle più complesse. Un esempio tipico può essere la richiesta in merito alla necessità o meno di pagare costi di roaming nell’Unione europea dopo la Brexit.
Marshall sottolinea che sono proprio queste le preoccupazioni pratiche e reali delle aziende di ogni dimensione e settore, da ogni parte del Regno Unito.

Brexit, tanti i punti in stallo: controlli doganali e questione irlandese su tutti

Sono passati più di due anni dal voto di giugno del 2016 che ha sancito l’abbandono dell’Unione europea, ma secondo molti l’amministrazione guidata dal primo ministro Theresa May non è stata in grado di risolvere le questioni cruciali e impellenti, né all’interno del suo governo né con i suoi partner dell’UE.

I due nodi principali sono come evitare i controlli doganali per le merci che si spostano tra la Gran Bretagna e l’Unione europea e come gestire il confine tra l’Irlanda del Nord (che fa parte della Gran Bretagna) e l’Irlanda (parte dell’Unione europea).

La May proverà a fare passi in avanti su entrambe le questioni il prossimo venerdì 6 luglio, in una riunione dei più alti funzionari governativi; l’obiettivo è quello di appianare le profonde divisioni all’interno del suo partito.

Anche l’Unione sta esortando il primo ministro britannico ad accelerare il processo dei negoziati. In occasione del vertice UE della scorsa settimana, i leader hanno chiesto proposte realistiche e realizzabili al Regno Unito.

La confusione generata dalla Brexit si sta facendo sentire mentre ci si avvicina a grandi passi all’uscita ufficiale di marzo 2019.
Secondo un sondaggio quasi la metà degli uomini d’affari dell’UE ha già ridotto gli investimenti nel Regno Unito in seguito al referendum del giugno 2016 e la storica vittoria dei “leave”.

Airbus - secondo maggior produttore di aerei civili al mondo - ha annunciato che potrebbe essere costretto ad abbandonare il Paese se non ci sarà un accordo sulle misure commerciali da stabilire con l’UE. Mentre all’inizio di giugno il capo della lobby più importante della Gran Bretagna ha affermato che l’industria automobilistica del Paese potrebbe essere distrutta dalla Brexit.

Le domande chiave delle aziende

Tra le domande più diffuse e importanti tra le aziende - tutte ancora in attesa di una risposta - si possono trovare le seguenti:

  • La mia società avrà ancora accesso ai mercati alle stesse condizioni una volta lasciata l’UE?
  • Dopo marzo del 2019 la mia azienda sarà in grado di trasferire personale qualificato tra il Regno Unito e l’Unione europea?
  • Potrò continuare a negoziare senza tariffe con l’UE in futuro?
  • Le mie merci saranno soggette a nuove regole, procedure e ispezioni doganali in futuro nel Regno Unito o in UE?
  • Le mie spedizioni potranno essere bloccate o posticipate dopo la Brexit?

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