Sostegno per la premier britannica da Westminster. Cosa succede ora?
Theresa May ottiene la fiducia.
Con 325 voti contro 306 il parlamento britannico dà alla May la possibilità di proseguire nel suo percorso come primo ministro.
Westminster era chiamato a esprimersi dopo il no alla proposta governativa di negoziato con l’Ue arrivato nella serata di ieri e la mozione di sfiducia presentata da Jeremy Corbyn.
La premier, in un mix di applausi e fischi, ha osservato che il Parlamento ha oggi confermato il suo appoggio al governo, e ha spiegato di voler proseguire nel suo lavoro in vista del leave ufficiale, previsto per il 29 marzo del 2019.
Per farlo - ha spiegato - è pronta fin da subito - “fin da stanotte” - a incontrare tutti i leader dell’opposizione.
Ha dichiarato che il suo governo dialogherà con tutte le parti politiche, sperando che gli altri facciano lo stesso, e tornerà in Parlamento lunedì per annunciare i prossimi passi.
Disponibilità è arrivata anche dal leader dell’opposizione Jeremy Corbyn, che ha aperto a un dialogo con Teresa May ma - ha precisato - non accetta nessuna ipotesi di ’no deal’.
Brexit: Theresa May ottiene la fiducia
Al vaglio ieri c’era infatti l’ipotesi di accordo costruita tra la stessa May e Bruxelles. L’intesa, che definiva i termini del ’leave’ e i rapporti Regno Unito-Ue dopo l’uscita, è stata respinta dalla Camera dei Comuni con 432 voti contrari e 202 favorevoli.
Una larga predominanza di ’No’ che ha confermato quanto atteso, e aperto la strada a più di uno scenario, tra cui proprio quello che prefigurava le dimissioni della premier britannica, opzione che ha avuto come maggior sostenitore e promotore Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista.
Proprio quest’ultimo ha formalizzato la mozione di sfiducia, appoggiandosi alle sue dichiarazioni dopo il no al negoziato, che etichettavano la bocciatura alla proposta di accordo della May come “una sconfitta devastante”.
Evidenziando una “maggioranza spaccata sulla questione più vitale di fronte al Regno Unito”, il capo dei laburisti chiedeva così di restituire la parola ai cittadini, invocando elezioni anticipate che la stessa May, in mattinata, ha definito “la strada peggiore possibile.”
In più - sottolineava Corbyn - la premier si sarebbe negata al dialogo con l’opposizione, privilegiando gli interessi del Partito Conservatore su quelli del Paese.
Ma la premier britannica ha visto la mozione respinta, incassando la fiducia con 325 voti a 306 e promettendo dialoghi con l’opposizione a partire “già da stasera”.
Cosa succede ora?
C’è da ipotizzare un rapido ritorno all’opera di Theresa May, pronta a ridisegnare ancora un piano d’uscita dall’Unione europea con un accordo che tuttavia, al momento, sembra davvero lontanissimo.
Dopo la bocciatura dell’intesa raggiunta con Bruxelles lo scorso novembre, non esiste nessuna alternativa credibile, o che possa essere realisticamente portata avanti da una maggioranza.
All’orizzonte c’è la data del 29 marzo, quella indicata per il leave ufficiale, e senza un accordo le conseguenze economiche potrebbero essere devastanti per il Paese.
Eppure, visto il palese stallo malgrado la permanenza della May, non sembra da escludere uno slittamento della data ufficiale di ’leave’. Dovrebbe in questo senso arrivare da Londra una richiesta ai 27 restanti Paesi Ue.
Anche quest’ultima opzione, tuttavia, potrebbe secondo molti solo allungare ulteriormente la strada verso l’uscita senza comunque garantire nessun accordo.
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