Busta paga, l’Agenzia delle Entrate conferma gli aumenti di dicembre. Vale per tutti

Simone Micocci

12 Dicembre 2024 - 18:15

Sai perché le busta paga di dicembre è generalmente più alta? Dipende, come conferma l’Agenzia delle Entrate, da una tassazione più conveniente.

Busta paga, l’Agenzia delle Entrate conferma gli aumenti di dicembre. Vale per tutti

La busta paga di dicembre, a parità di lordo, avrà un importo maggiore rispetto a quella di novembre. Conguaglio permettendo ovviamente, ossia quell’operazione con cui il datore di lavoro ricalcola imposte e contributi dovuti sulla base del reddito effettivamente percepito.

La ragione per cui la busta paga di dicembre, quindi quella con pagamento in genere la prima settimana di gennaio, è più bassa è dovuta a una tassazione più vantaggiosa. Se da una parte le regole fiscali sono più severe per quanto riguarda la tredicesima, comportando quindi un netto più basso, per quanto riguarda lo stipendio di dicembre il discorso è inverso: nell’ultimo pagamento dell’anno, infatti, non vengono applicate le addizionali regionali e comunali e per questo il netto risulta più alto.

Per quanto ogni lavoratore godrà di questo vantaggio, non tutti beneficiano dell’aumento nella stessa misura: per quanto l’Agenzia delle Entrate definisca le regole per il pagamento delle addizionali, comprese le modalità con cui il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, le trattiene dallo stipendio, sono le amministrazioni interessate, quindi Regioni e Comuni, a determinare la percentuale delle stesse, nonché se ci sono esenzioni e agevolazioni per i redditi più bassi.

Per sapere di quanto aumenta lo stipendio, quindi, bisogna tener conto di quanto solitamente si paga di addizionali in base al proprio indirizzo di residenza, informazione facilmente recuperabile dall’ultima busta paga, della quale comunque vi daremo delle informazioni nel prosieguo dell’articolo.

Busta paga di dicembre più alta, la “conferma” dell’Agenzia delle Entrate

In diverse occasioni l’Agenzia delle Entrate è intervenuta per spiegare nel dettaglio come si calcolano le addizionali comunali e regionali nonché su quali sono le regole per i datori di lavoro che, ricordiamo, agiscono in qualità di sostituti d’imposta: questo significa che ogni mese trattengono dalla busta paga le ritenute a titolo di acconto Irpef, come pure appunto le quote destinate al finanziamento di Comuni e Regioni.

In particolare, il lavoratore versa l’addizionale alla Regione e al Comune nel quale ha il domicilio fiscale alla data dell’1° gennaio a cui si riferisce l’addizionale stessa. Esistono però delle differenti modalità di pagamento tra addizionale regionale e comunale:

  • nel primo caso, infatti, il datore di lavoro la trattiene in saldo per l’anno precedente (nel 2024 quindi si paga in busta paga l’addizionale calcolata sui redditi percepiti lo scorso anno), in 11 mensilità da gennaio a novembre;
  • nel secondo, come si legge nella circolare n. 15 del 2017 dell’Agenzia delle Entrate, invece, l’addizionale si paga sia in acconto per l’anno corrente, da marzo a novembre, che in saldo per quello precedente, ma da gennaio a novembre. A novembre quindi in busta paga un lavoratore ha pagato tanto la quota dovuta a titolo di acconto per il 2024 quanto il saldo per 2023. Nel dettaglio, l’acconto è pari al 30% della quota dovuta, determinata appunto dal Comune in cui si ha il domicilio fiscale.

In entrambi i casi quindi le addizionali non vengono versate a dicembre: ed ecco la ragione per cui l’ultimo stipendio dell’anno (pagato a gennaio) risulta avere un netto maggiore a parità di lordo.

Di quanto aumenta lo stipendio?

Per capire quanto si risparmia sullo stipendio di dicembre, e di conseguenza di quanto aumenta il netto, bisogna quindi tener conto di quanto si paga di addizionale in base al proprio domicilio fiscale. A tal proposito, le aliquote addizionali regionali possono essere così riassunte:

Abruzzo

  • Aliquota unica: 1,73% su tutti i redditi.

Basilicata

  • Fino a €55.000: 1,23%
  • Oltre €55.000 e fino a €75.000: 1,73%
  • Oltre €75.000: 2,33%
  • Aliquota ridotta per famiglie con due o più figli a carico.

Bolzano

  • Fino a €55.000: 1,23%
  • Oltre €75.000: 1,73%
  • Deduzione di €35.000 e detrazioni per figli a carico fino a €70.000 di reddito.

Calabria

  • Aliquota unica: 2,03% su tutti i redditi.

Campania

  • Aliquota unica: 2,03% su tutti i redditi.

Emilia-Romagna

  • Fino a €15.000: 1,33%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,93% e 2,23%
  • Oltre €75.000: 2,33%

Friuli Venezia Giulia

  • Fino a €15.000: 0,70%
  • Oltre €15.000: 1,23%

Lazio

  • Fino a €15.000: 1,73%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,73% e 3,23%
  • Oltre €75.000: 3,33%
  • Soglie di reddito maggiorate per famiglie con figli o anziani disabili.

Liguria

  • Fino a €15.000: 1,23%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,81% e 2,32%
  • Oltre €75.000: 2,33%

Lombardia

  • Fino a €15.000: 1,23%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,58% e 1,73%
  • Oltre €75.000: 1,74%

Marche

  • Fino a €15.000: 1,23%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,53% e 1,72%
  • Oltre €75.000: 1,73%

Molise

  • Fino a €15.000: 2,03%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,23% e 2,53%
  • Oltre €75.000: 2,63%

Piemonte

  • Fino a €15.000: 1,62%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,13% e 3,32%
  • Oltre €75.000: 3,33%
  • Detrazioni aggiuntive per famiglie con figli disabili.

Puglia

  • Fino a €15.000: 1,33%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,43% e 1,72%
  • Oltre €75.000: 1,73%
  • Detrazioni aggiuntive per famiglie con figli disabili.

Sardegna

  • Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
  • Detrazione per figli a carico fino a €55.000 di reddito.

Sicilia

  • Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.

Toscana

  • Fino a €15.000: 1,42%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,43% e 1,72%
  • Oltre €75.000: 1,73%

Umbria

  • Fino a €15.000: 1,23%
  • Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,63% e 1,73%
  • Oltre €75.000: 1,83%

Valle d’Aosta

  • Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
  • Esenzione per redditi fino a €15.000.

Veneto

  • Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.

Ad esempio, chi lavora in Sicilia e prende uno stipendio di 2.000 euro, per un reddito quindi di 26.000 euro considerando 13 mensilità, versa 319,80 euro di addizionale regionale ogni anno, quindi circa 29 euro al mese da gennaio a novembre. Sarà questo quindi l’importo risparmiato che il lavoratore si troverà in più sulla busta paga.

Ancora meglio andrà invece a chi risiede nel Lazio dove l’addizionale è ben più alta: l’aliquota addizionale è pari all’1,73% fino a 15.000 euro, con l’aggiunta generalmente di un 1,6% - arrivando così al 3,33% - sopra questa soglia. Su una retribuzione annua lorda annua di 30.000 euro si applica quindi un’addizionale regionale complessiva pari a 754,5 euro, circa 68 euro al mese per 11 mensilità. Importo che invece viene regolarmente erogato in busta paga a dicembre.

A queste va poi considerato quanto si risparmia di addizionale comunale, per la quale ovviamente è molto più complicato fare un elenco. Va detto comunque che in genere non supera lo 0,80%, con l’eccezione del Comune di Roma che con la deliberazione dell’Assemblea capitolina n. 14 del 25 marzo 2025 ha portato l’aliquota allo 0,9%, fissando una soglia di esenzione a 12.000 euro. Su uno stipendio annuo lordo di 30.000 euro, quindi, si pagano circa 270 euro l’anno, di cui il 30% in acconto su 9 mensilità e il restante in saldo.

Quindi, 90 euro vengono distribuiti su 9 mensilità: significa che da marzo a novembre vengono trattenuti 10 euro al mese. I restanti 180 euro, invece, su 11 mensilità: sono circa 16 euro al mese.

Questo, quindi, a dicembre avrà un aumento per la sola addizionale comunale di circa 26 euro: a gennaio poi torna il saldo per il 2024, di circa 16 euro quindi, mentre per gli altri 10 euro di acconto bisognerà attendere fino a marzo, con una busta paga di gennaio e febbraio leggermente più alte.

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