Contratto Commercio in discussione. Per il rinnovo si pensa ad aumenti in busta paga da 150 euro. Coinvolti oltre 3 milioni di lavoratori.
Circa 3,5 milioni i lavoratori subordinati del settore commercio e servizi, il più diffuso in Italia tra quelli del settore privato, che da quattro anni sono in attesa del rinnovo dei contratti collettivi e che nei prossimi tempi potrebbero beneficiare di un aumento in busta paga - 150 euro lordi al mese per l’esattezza.
Nello specifico i sindacati stanno attualmente negoziando i termini dell’accordo che interesserebbe tutti i dipendenti delle aziende che applicano i contratti siglati dalle associazioni dei datori di lavoro quali Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e Associazioni delle cooperative del terziario.
Questa novità inciderebbe perciò sia sulla grande distribuzione organizzata che sull’Ict e sull’e-commerce con un grande dibattito attivo anche in merito ridefinizione delle figure professionali comprese in questo «macro gruppo» professionale.
Con uno sguardo alle tempistiche previste, chiariamo alcune questioni ancora in sospeso e tutte le ipotesi al vaglio.
Tempi e cifre dell’accordo
Il termine iniziale di chiusura delle trattative è slittato ma le parti fanno sapere di voler accelerare per chiudere subito dopo l’estate e far scattare gli aumenti il prima possibile. L’obiettivo primario resta quello di adeguare gli stipendi almeno all’inflazione per concentrarsi così anche sui miglioramento di altri aspetti contrattuali come welfare, inquadramento delle nuove professionalità e misure per la conciliazione vita-lavoro, sostegno alla genitorialità, lavoro agile e politiche di genere. Con questa intesa verrebbe riconosciuto gradualmente ai lavoratori, su tredici o forse quattordici mensilità, quasi il 60% dell’aumento del costo della vita nel 2022.
Dalla loro invece alcune aziende sarebbero disposta a salire ad quota 108 euro in cambio di più flessibilità organizzativa con un orario di lavoro di alcuni addetti che superi le 40 ore settimanali in caso di necessità, soprattutto nei periodi dell’anno più critici. Qualora ciò accadesse, la cifra interesserebbe nuove causali per i contratti a termine.
Lo scenario attuale
Nel frattempo, riferisce ilMessaggero, si procede dando seguito ad un accordo temporaneo trovato lo scorso dicembre tra sindacati e datori di lavoro che aveva fatto scattare in busta paga un “acconto” da circa 30 euro lordi al mese (per il quarto livello e da riparametrare per gli altri). Queste cifre verrebbero in un secondo momento detratte dai 150 euro finali.
Si è parlato però anche di un ulteriore aumento da 110 euro che potrebbe scattare in due tranche entro il 2024, ma manca l’ufficialità. Quel che è certo è che sono stati già corrisposti ai lavoratori due somme una tantum da 100 e 250 euro di “vacanza contrattuale” come risarcimento forfettario per la mancanza di aumenti stipendiali registratasi dal 2019 a oggi.
A chi spetta l’aumento in busta paga
Altro punto dolente che necessità intervento tempestivo in vista del nuovo contratto del Contratto del Commercio è quello della classificazione delle figure professionali. Nel quadro attuale vengono individuati 54 profili con 7 livelli retributivi e relative mansioni. Come riferiscono gli analisti però si tratta di un sistema di classificazione vecchio di oltre 20 anni che va necessariamente aggiornato.
Su questo fronte operativo non c’è chiarezza e compattezza ma, esaminando i diversi punti di vista, spicca la visione sposata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs-Uil che vorrebbero che il ccnl venisse applicato a tutti i profili connessi al commercio sul web e agli addetti dei servizi in appalto (ad esempio per le pulizie o la sistemazione degli scaffali nei supermercati, che non sempre rientrerebbero nel contratto). Si chiede inoltre di inserire anche i blogger online che pubblicizzano a pagamento i prodotti commerciali.
Al netto di ciò è plausibile che avvenga un aggiornamento delle professionalità sul web, ma è difficile che si concretizzi una vera e propria estensione della sfera visto che si tratterebbe di un’operazione dal notevole peso economico, per giunta in un momento di crisi come quella dovuta all’inflazione.
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