Buste paga 2024: quante incognite sugli stipendi, possono davvero abbassarsi

Simone Micocci

28 Luglio 2023 - 12:14

Busta paga 2024, importi più bassi o più alti rispetto a quest’anno? Tante le incognite, poche le risorse: ecco cosa può succedere.

Buste paga 2024: quante incognite sugli stipendi, possono davvero abbassarsi

Il futuro delle buste paga dipenderà dalle decisioni che il governo Meloni prenderà con la legge di Bilancio 2024.

Le variabili che possono incidere sugli stipendi sono diverse e il rischio è che per alcuni la busta paga risulti più bassa rispetto a quella percepita nel 2023. Anche perché a oggi le risorse a disposizione per la manovra appaiono limitate, tant’è che sembra essere alquanto improbabile che verrà confermato lo sgravio contributivo nella misura entrata in vigore nel mese di luglio.

È importante sapere, quindi, che non ci sono garanzie in merito al fatto che quanto percepito nel 2023 venga confermato anche nel 2024: al momento è ancora presto per fare previsioni, ma perlomeno possiamo fare chiarezza su quelle che sono le variabili che possono incidere sugli stipendi futuri.

Quale sgravio contributivo?

Il primo dubbio riguarda, come detto sopra, lo sgravio contributivo che in questo 2023 è servito a riconoscere un aumento fino a 100 euro sullo stipendio netto.

Ciò per merito dell’ulteriore sgravio del 4% entrato in vigore a luglio 2023 che si applica in aggiunta a quelli del 2% e 3% che invece decorrono da inizio anno.

Il risultato è che per il secondo semestre dell’anno 2023 sull’importo imponibile dello stipendio si versa:

  • il 2,19% (1,80% nel caso dei dipendenti pubblici) di contributi fino a uno stipendio di 1.923 euro, grazie a uno sgravio del 7% che genera un aumento netto di massimo 96,03 euro*;
  • il 3,19% (2,19% nel caso dei dipendenti pubblici) di contributi fino a uno stipendio di 2.692 euro, grazie a uno sgravio del 6% che genera un aumento netto di massimo 98,56 euro*.

Per confermare lo sgravio in questa misura anche per il 2024 serviranno circa 10 miliardi di euro, tesoretto di cui - almeno secondo le stime del Documento di Economia e Finanze 2023 - il governo al momento non dispone. E sarà difficile che riuscirà a raccogliere una tale somma, con la risposta che arriverà solo una volta che verrà approvata la nota di aggiornamento al Def (entro la fine di settembre).

Per questo motivo lo sgravio potrebbe essere confermato parzialmente, ad esempio nella misura del 3% e 2% per gli stipendi fino a 1.923 e 2.692 euro. In tal caso ci sarebbe un “taglio” rispetto all’ultimo semestre del 2023 di circa 54,87* euro per i primi, 65,70* euro per i secondi.

Taglio che però potrebbe essere compensato dai benefici della riforma fiscale.

* Secondo i calcoli effettuati dallo studio De Fusco Labour & Legal

Come la riforma fiscale può incidere sugli stipendi

Altro capitolo da guardare con attenzione è quello che riguarda la riforma fiscale visto che il governo rivedrà anche le imposte che si applicano sugli stipendi incidendo così sul netto.

Già sappiamo, ad esempio, che le aliquote Irpef dovrebbero passare da quattro a tre con l’estensione della prima fascia (quella con imposta al 23% del reddito).

Ci saranno così vantaggi per i redditi più bassi, per i quali quindi si potrà compensare perlomeno la perdita risultante dalla mancata conferma dello sgravio contributivo alle condizioni sopra indicate.

Novità ci saranno anche in materia di tredicesima, che potrebbe essere detassata con un aumento considerevole del netto. Lo stesso potrebbe valere per gli straordinari, senza tasse, ma solo per i redditi più bassi (con la soglia che deve essere ancora definita).

Molto però dipenderà, manco a dirlo, dalle risorse, anche perché proprio in questi giorni la Ragioneria di Stato ha posto diversi dubbi riguardo alla riforma visto che per alcune misure non è quantificabile la perdita per l’Erario e quindi c’è il rischio - concreto - di non avere fondi a disposizione.

L’intenzione, ovviamente, è di aumentare gli stipendi, ma non è detto che sarà per tutti così visto che appunto le variabili sono talmente tante da poter incidere persino negativamente su alcune buste paga, specialmente se le risorse a disposizione alla fine si dimostreranno limitate e quindi il governo potrebbe essere costretto a concentrarsi su delle fasce di reddito a discapito di altre.

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