Nei prossimi giorni vivremo un’ottobrata bis, con un caldo anomalo, vicino a quello dell’ultima estate. Il fenomeno, influenzato dal climate change, potrebbe però avere qualche effetto “positivo”.
Altro che autunno. Una nuova ondata di caldo, con temperature anomale e superiori alla media stagionale sta per arrivare in Italia. Tra i possibili disagi che il fenomeno può causare (assieme alla riflessione più generale sul dramma del cambiamento climatico che influenza questi eventi), ci sono però dei paradossali effetti “positivi”. Il caldo fuori dal comune, infatti, può rendere i prossimi giorni e forse i prossimi mesi meno freddi e quindi alleviare la crisi-energetica e il caro-bollette.
Di solito a ottobre in Italia c’è un ritorno del caldo, anche estivo. La cosiddetta “Ottobrata”, però, arriva una volta, mentre in questo caso, dopo che le temperature si sono alzate all’inizio del mese, ci sarà un nuovo aumento. A causarlo sarà l’anticiclone africano, proprio come accaduto a luglio e agosto, che arriverà sul bacino del Mediterraneo, con conseguenze per tutta l’Italia. Vediamo quali temperature si registreranno e quali sono i possibili effetti sulla crisi energetica.
Il ritorno del caldo anomalo
L’anticiclone proteggerà il nostro Paese dalle perturbazioni provenienti dall’Atlantico e dai flussi d’aria fredda che vengono dal Nord Europa. In questo modo si mantiene un clima decisamente caldo. Questa settimana sono così attesi almeno 30 gradi in Sardegna e forse, in alcune zone dell’Isola, addirittura i 33. In generale, poi, al Sud si arriverà fino ai 28 gradi, al Centro-Nord fino ai 26: un clima decisamente lontano dagli standard normali di questo periodo.
Questa situazione ci sarà sicuramente fino a Mercoledì 19. A partire da giovedì e soprattutto da venerdì 21, poi, un vortice ciclonico in arrivo dal Regno Unito potrebbe portare la pioggia sul Nord Italia. Nel resto d’Italia dovrebbero rimanere temperature alte per tutto il prossimo weekend, anche se le previsioni di così lunga durata sono poco affidabili.
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L’Ottobrata bis sarebbe solo la prima avvisaglia di un inverno meno freddo del passato. Secondo le stime della piattaforma di osservazione satellitare dell’Ue Copernicus, gestita dall’Agenzia Spaziale Europea e dalla Commissione Ue, tra dicembre e marzo le temperature in Europa e nella costa orientale degli Stati Uniti dovrebbero essere sensibilmente più miti rispetto agli anni scorsi e alle previsioni di qualche mese fa. Per la precisione ci sarà un 50-60% di possibilità che questo accada.
Non tutti concordano. Ad esempio secondo l’americano Commodity Weather Group, in Europa ci sarà un inverno più freddo di quello dell’anno scorso (seppur con temperature superiori alle medie degli ultimi dieci anni). Tutto dipenderà dal vortice polare artico, i cui venti potrebbero indebolirsi o no. Se lo facessero l’aria fredda spingerebbe verso sud e potrebbe arrivare un grande freddo.
Gli effetti su stoccaggi e costo delle bollette
Se invece avessero ragione gli scienziati di Copernicus l’impatto del rialzo del prezzo del gas potrebbe essere attutito, rendendo in parte meno necessario il metano per i riscaldamenti di abitazioni e uffici. In questo modo il costo delle bollette sarebbe ridotto, ma soprattutto ci sarebbe un effetto benefico sugli stoccaggi. Al momento le riserve di gas in Italia sono al 93%, cioè possono essere immagazzinati fino a 17 miliardi di metri cubi. Queste scorte da sole basterebbero per coprire il 30% dei consumi invernali, aiutando a sterilizzare un possibile stop alle forniture di metano dalla Russia (che oramai vale meno del 10% delle importazioni).
Con un inverno più caldo del previsto, quindi, potrebbe non essere necessario consumare tutti gli stoccaggi, mantenendo un tot di riserve che in via emergenziale dovrebbero rimanere sempre. In questo modo si renderebbe meno urgente l’intervento previsto dall’Unione europea di un obbligo di contribuire per il 15% a stoccaggi comuni nel Vecchio Continente.
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L’obiettivo di medio termine è arrivare al riempimento del 90% delle riserve entro novembre 2023. Target che ora potrebbe essere molto più difficile da raggiungere rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni vista la crisi energetica. Non solo: al momento in Italia ci sono 13 siti di stoccaggio. Secondo il ministro uscente della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ma anche per Eni e Snam, non bastano e allo studio ce ne sarebbero cinque nuovi. L’idea, in ogni caso, è di non coprire il fabbisogno di gas con gli stoccaggi per più del 25-28% ed evidentemente in tal senso temperature non troppo fredde possono aiutare.
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