Carcere per chi ha troppi debiti, in quali casi è un rischio concreto

Ilena D’Errico

11/02/2023

Chi ha troppi debiti commette un reato? In linea di massima no, purché si sia comportato bene. In alcuni casi, infatti, il carcere è un rischio concreto.

Carcere per chi ha troppi debiti, in quali casi è un rischio concreto

Il debitore, nella maggior parte dei casi, va incontro a diverse conseguenze in caso di inadempimento. Non pagare un debito rientra negli illeciti civili, quindi non costituisce un reato. Allo stesso tempo, esistono alcuni reati che possono essere compiuti in relazione ai debiti. Ecco che, quindi, in alcuni casi il carcere per chi ha troppi debiti è un rischio concreto.

Per i troppi debiti si rischia il carcere?

L’ordinamento italiano non contempla alcuna legge per cui chi non paga un debito rischia la reclusione, peraltro una normativa di questo genere non è mai esistita in Italia, nonostante il retaggio del diritto romano, che era invece molto più drastico su questo punto. Un tempo, era però possibile convertire la pena pecuniaria (una multa quindi) comminata per un reato in detenzione, ma questa norma è stata dichiarata incostituzionale, perché fortemente discriminatoria nei confronti dei cittadini più poveri.

Il debito in sé e per sé, quindi, attiene al Codice civile che prevede conseguenze diverse rispetto al carcere. La detenzione, invece, può essere ordinata soltanto negli illeciti contenuti nel Codice penale, per l’appunto i reati. La materia penalistica non ha dunque interesse nel condannare e limitare le posizioni debitorie, ma allo stesso tempo si occupa di reprimere i reati che vi sono collegati. Si può tranquillamente affermare che avere un debito non pagato non costituisce automaticamente reato, ma non si può trarre da questa affermazione una regola a doppio senso. Il fatto che i debiti non siano dei reati, infatti, non esclude automaticamente la presenza di altri reati connessi al debito, e quindi il rischio del carcere per i debitori.

Esistono diverse fattispecie penalmente rilevanti che attengono ai debiti, ma fra queste le più significative sono senza ombra di dubbio:

  • La truffa;
  • l’insolvenza fraudolenta;
  • la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Una volta appresi i reati che possono interessare le situazioni debitorie è quasi immediato comprendere qual è la discriminante per cui un debitore può rischiare il carcere. Si tratta della fraudolenza, della malafede e, più in generale, dei comportamenti messi in atto per sottrarsi al pagamento oppure per nascondere la propria impossibilità. I reati menzionati sono senza dubbio fra i più frequenti in relazione ai debiti, perciò è opportuno approfondirli. In estrema sintesi, tuttavia, bisogna sapere che nessuno rischia il carcere soltanto per aver contratto un debito, soprattutto se realmente impossibilitato a pagarlo, purché la sua condotta sia stata inappuntabile.

Truffa e debiti, qual è la relazione e cosa si rischia

La truffa non ha una correlazione immediata con i debiti, a meno che ne sia stata l’origine. Basti pensare ai falsi finanziamenti e ai falsi prestiti che vengono effettuati in maniera illegale e ai danni del presunto titolare. In questi casi, però, il debitore si ritrova a non pagare il prestito o il finanziamento perché non ne è a conoscenza e non l’ha richiesto personalmente. Il debitore essenzialmente non ha colpe, perché è vittima di una truffa. Il rischio di andare in carcere, quindi, ricade ovviamente sull’autore della truffa, che ha ottenuto un profitto ai danni della vittima. Diversa è la situazione in cui il titolare del prestito, ossia il debitore, opera personalmente una truffa ai danni del creditore, fingendo ad esempio requisiti che non possiede. La truffa, articolo 640 del Codice penale, è punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da 51 a 1.032 euro. La pena, comunque, può aumentare notevolmente in alcune circostanze particolari, ad esempio quando la truffa è commessa ai danni di un ente pubblico.

Insolvenza fraudolenta: quando si va in carcere per i debiti

L’insolvenza fraudolenza attiene una serie di comportamenti ben specifici, che possono apparire simili alla truffa. In realtà i presupposti di questi reati sono molto diversi. In particolare, si parla di insolvenza fraudolenta quando un soggetto contrae un debito pur sapendo di essere impossibilitato al pagamento e occultando questa impossibilità.

La componente della fraudolenza, dunque, rileva nel comportamento del debitore e nel fatto che l’impossibilità gli era già nota al momento in cui ha contratto il debito. In questo caso perché si configuri il reato non è necessario che il debitore abbia messo in atto particolari espedienti, bensì è sufficiente che abbia nascosto l’impossibilità o comunque tratto in inganno il creditore con il suo atteggiamento.

Per capire meglio:

  • Chi presenta una busta paga contraffatta per ottenere un finanziamento è perseguibile per truffa.
  • Chi mostra delle buste paga vere per ottenere un finanziamento e omette la ricezione del preavviso di licenziamento è colpevole di insolvenza fraudolenta.

L’insolvenza fraudolenta, articolo 641 del Codice penale, è punita con la reclusione fino a 2 anni e la multa fino a 516 euro, ma l’adempimento della prestazione (il pagamento del debito) prima della condanna estingue il reato.

Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, quando avere un debito è reato

Il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, più brevemente la frode sottrattiva, è inerente al non pagamento dei debiti e, in particolare, al tentativo di sottrarsi alla procedura di riscossione. Il reato, comunque, si configura esclusivamente per i debiti tributari di valore uguale o superiore a 50.000 euro, quando il debitore aliena o compie atti fraudolenti su beni idonei al fine di ridurre o limitare la riscossione coattiva. La pena è:

  • Reclusione da 6 mesi a 4 anni per debiti inferiori a 200.000 euro;
  • reclusione da 1 anno a 6 anni per debiti superiori a 200.000 euro.

La condotta fraudolenta attiene in ogni caso ad alcune limitate imposte relative ai redditi:

  • Irpef.
  • Iraf.
  • Irap.
  • Iva.

In questo caso il debitore tributario rischia il carcere, a prescindere dall’effettiva riuscita dei tentativi di sottrazione dal pagamento.

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