Giorgia Meloni attacca le istituzioni europee, criticando le decisioni sulle ristrutturazioni delle case e sullo stop alle auto inquinanti, quindi lancia la sua visione sulla sostenibilità climatica.
No alla direttiva europea sulle case green e no allo stop alla vendita di auto e moto a diesel e benzina dal 2035. Durante il question time alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni spiega la linea del governo sulla sostenibilità ambientale, parlando di una via “pragmatica” da opporre alla strategia della Commissione europea per arrivare agli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050.
L’esecutivo italiano non è contrario ai target dell’Ue contenuti nel Green New Deal, ma la presidente si dice convinta che sia necessario arrivare gradualmente a quegli obiettivi, con una transizione più lenta che per ora consideri un mix di fonti energetiche, fossili e non, eliminando le più inquinanti (come il carbone). In cosa consiste, quindi la strategia italiana?
Case green, l’Italia di Meloni dice no alla direttiva Ue
Quanto alla direttiva europea sulle case green, approvata in prima battuta dal Parlamento europeo e ora in fase di negoziazione tra gli Stati Ue, Meloni dice che è “irragionevole”, perché “serve un approccio graduale”, altrimenti si “rischia di danneggiare l’Italia”.
L’obiettivo del testo, approvato dal Parlamento Ue, ma che deve essere negoziato in sede di Consiglio europeo, è provare ad abbattere le emissioni inquinanti nel Vecchio Continente. La direttiva obbligherebbe tutte le case al passaggio alla classe E entro il 2030 e alla D entro il 2033, con tempi ancora più stretti per gli edifici pubblici.
Oggi le strutture sono divise in classi energetiche a seconda di quanto inquinano. In Italia il 74% degli immobili ha classe inferiore alla D, il 60% inferiore alla E. Servirebbero quindi lavori di massa, con gli incentivi attualmente disponibili che sarebbero validi solo in parte: si salverebbero, infatti, solo quelli che puntano di più sull’ecosostenibilità.
Cosa propone il governo sulla ristrutturazione delle case
Un approccio del governo improntato sulla sostenibilità ambientale, secondo Meloni, “non ci impedisce fare di fare valutazioni critiche su iniziative legislative comunitarie che a nostro avviso, se non vengono opportunamente rimodulate, rischiano di danneggiare il nostro tessuto economico: è il caso ad esempio della proposta di direttiva sulle cosiddette case green”.
“L’azione negoziale italiana in sede di Consiglio Europeo - ha proseguito Meloni - aveva consentito di rivedere le tempistiche di adeguamento della prestazioni energetiche degli edifici per renderle più graduali e meno stringenti e in modo di garantire la possibilità di esenzione per alcune categorie. Con il voto di ieri il Parlamento europo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che consideriamo irragionevole, mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della nazione”.
Il piano Meloni su rinnovabili e sostenibilità pragmatica
Secondo Meloni il governo non è fatto di “pericolosi negazionisti climatici” e punta ad accelerare sulle rinnovabili, ma continuando a fare accordi con Paesi diversi dalla Russia sul gas e studiando il nucleare di terza e quarta generazione.
“Abbiamo messo in campo - ha proseguito la presidente - una serie di azioni: dal decreto sulle comunità energetiche, fino all’attivazione di una cabina di regia sulla crisi idrica per prevenire il fenomeno prima che deflagri. Perché la situazione non è messa proprio bene per come l’abbiamo trovata. Sul tema del gas naturale, il governo lo considera come un vettore verso la transizione e un vettore per una maggiore autonomia e contribuire alla realizzazione del nostro progetto strategico dell’Italia come hub europeo dell’energia”.
Quanto alle rinnovabili secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, intervenuto stamattina alla presentazione del Piano di Sviluppo 2023 di Terna, “bisogna arrivare ad autorizzare 12-13-14 gigawatt all’anno di energia rinnovabile e questo in base agli indicatori è raggiungibile”.
“A causa dell’emergenza del gas - ha aggiunto Pichetto - ci siamo trovati di colpo ad affrontare prezzi impensabili prima, quindi bisogna valutare il fronte della produzione in modo più deciso. Nei prossimi tre mesi la programmazione nazionale sarà rivista nel Pniec, l’impegno è consegnare la proposta entro il 30 giugno”.
Stop alle auto inquinanti, perché l’Italia si oppone
Sullo stop alle auto inquinanti, per ora frenato su pressing dell’Italia e di altri Paesi membri come la Germania, nonostante l’ok del Parlamento europeo, Meloni ha spiegato che il governo percorre la strada “della neutralità tecnologica, per coniugare sviluppo-sostenibilità. anche con carburanti sintetici”.
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“Riteniamo - ha spiegato - che, nel rispetto degli impegni internazionali assunti sulla riduzione delle emissioni clima-alteranti, si debba mantenere un approccio pragmatico e non ideologico. La sostenibilità ambientale non deve essere mai disgiunta dalla sostenibilità economica e sociale”.
Per la presidente l’obiettivo “è consegnare una terra più pulita alle nuove generazioni, ma senza devastare il nostro sistema produttivo senza creare nuovi disoccupati, evitando la deindustrializzazione”.
La tesi dell’esecutivo è che la semplice incentivazione all’elettrico rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in paesi extra Ue dove gli impianti vengono realizzati con processi inquinanti e che si incorra in problemi come lo smaltimento delle batterie, e l’estrazione di materiali necessari a produrre con sistemi che danneggiano l’ambiente.
Il governo vuole quindi puntare sull’idrogeno e prevedere anche “incentivi per uscire dai carburanti inquinanti senza l’appiattimento acritico verso soluzioni che arricchiscono paesi extra Ue”.
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