“C’è abbastanza cibo per tutti a Gaza”, ecco perché non è assolutamente così

Giorgia Bonamoneta

17/06/2024

Ecco perché anche se c’è cibo, il livello di malnutrizione resa critico a Gaza. I dati a confronto di Israele e organizzazioni internazionali. Dov’è la verità?

“C’è abbastanza cibo per tutti a Gaza”, ecco perché non è assolutamente così

La realtà della crisi umanitaria a Gaza ha due narratori: da una parte l’ONU e le organizzazioni umanitarie che dichiarano l’approvvigionamento alimentare nella Striscia catastrofico, con almeno 50.000 bambini in grave carenza alimentare e bisognosi di cure specifiche per la malnutrizione; dall’altra parte c’è Israele, che afferma di far entrare più aiuti e che sono le organizzazioni internazionali a non essere pronte per distribuire gli aiuti umanitari.

Il punto di partenza è che la Striscia di Gaza ha bisogno di aiuti umanitari, che siano cibo, medicine o altri beni di prima necessità come assorbenti o benzina per far funzionare i generatori. Non tutto passa attraverso i valichi e, quando lo fa, potrebbe essere troppo tardi a causa delle date di scadenza degli alimenti e delle medicine o per il riuscito sabotaggio e distruzione di altri rifornimenti utili.

Infine, c’è un’altra realtà che viene poco raccontata ed è quella dell’arrivo del cibo a Gaza, ma l’impossibilità di reperirlo per assenza di soldi o per paura di lasciare il luogo “sicuro” per raggiungere zone più affollate, che facilmente diventano target dell’esercito israeliano.

La versione di Israele: distribuzione difficile per inefficienza

La Corte Internazionale di Giustizia aveva obbligato Israele a presentarsi entro un tempo ristretto con le prove che stava facendo il possibile per non causare vittime civili.

Eppure lo Stato di Israele, attraverso le sue azioni in alcuni momenti cruciali del conflitto, ha causato gravi perdite civili, come nel Massacro della farina, dove civili sono morti intorno a un camion di distribuzione di farina o, più di recente, nell’operazione di salvataggio di quattro ostaggi militari israeliani, la cui salvezza è costata la vita di molti civili.

Blocco dei valichi e sabotaggio degli aiuti: le “feste” contro gli aiuti

Ancora più discutibili sono le immagini che vedono famiglie israeliane, con tanto di bambini al seguito, distruggere beni alimentari e di prima necessità scaraventati a terra dai camion di aiuti umanitari in arrivo. Questi non riescono a oltrepassare i valichi perché da mesi persone organizzano delle vere e proprie “feste” con barbeque e musica per bloccare il passaggio dei mezzi umanitari.

Come in passato, prima del 7 ottobre, la Striscia di Gaza ha bisogno di ingenti carichi di aiuti umanitari, alimentari e non. Dall’inizio del genocidio, non far passare l’adeguato numero di camion con gli aiuti, insieme alla distruzione di mercati, negozi, campi coltivati e con la targhettizzazione delle barche per la pesca, ha reso l’accesso al cibo quasi impossibile.

La versione di Israele: cosa dice COGAT

La versione di Israele, offerta dal portavoce dell’agenzia governativa israeliana COGAT, responsabile del coordinamento degli aiuti alla Striscia di Gaza, è che i camion sono in attesa di entrare, ma le organizzazioni internazionali non hanno preso le misure necessarie per distribuire gli aiuti umanitari.

Secondo il portavoce Shimon Friedman, per qualche motivo l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione di rifugiati palestinesi (UNRWA) e le altre organizzazioni mentono sul numero di camion in attesa di ingresso.

La versione delle organizzazioni umanitarie

La versione delle organizzazioni internazionali è diversa. Secondo queste, infatti, la distribuzione degli aiuti in forma sicura non è più possibile. Da quando Israele ha lanciato l’offensiva su Rafah a maggio, la situazione è peggiorata e molte organizzazioni hanno ridotto le operazioni.

Secondo un portavoce dell’UNRWA, il problema sono i combattimenti in corso: “Gli israeliani spesso ci dipingono come se fossimo semplicemente incompetenti e non raccogliessimo gli aiuti che ci hanno concesso - spiega - ma 200 dei nostri dipendenti sono già stati uccisi dallo scoppio della guerra”.

Tedros Ghebreyesus, capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso mercoledì ha dichiarato che non ci sono prove di quanto afferma Israele, ovvero che il popolo palestinese riceva le giuste quantità e qualità di cibo.

Qual è la verità? Quanti camion sono arrivati nella Striscia?

Diversi valichi sono aperti e permettono il passaggio dei camion, ma questa operazione viene bloccata non appena iniziano fasi di bombardamento più intenso, e il blocco prosegue per diversi giorni in attesa di un rallentamento delle operazioni militari. È accaduto lo scorso 7 maggio per il valico di frontiera dall’Egitto alla Striscia di Gaza, ovvero il valico di Rafah.

Situazione simile per il tanto vociferato molo provvisorio costruito dagli Stati Uniti, che ricordiamo essere composto dalle macerie degli edifici palestinesi sotto i quali molti civili hanno perso la vita. Questo è rimasto inagibile per via del mare grosso e, fino a quando non sarà reso sicuro, non verranno distribuiti aiuti da questa postazione. Parte degli aiuti in passato è arrivata attraverso il cielo, ma tali operazioni hanno causato anche danni, vittime e feriti.

Discrepanze nei dati sul numero di camion

I dati in merito al numero di camion che ogni giorno sono arrivati nella Striscia di Gaza differiscono moltissimo tra quelli delle organizzazioni internazionali e quelli di Israele. Secondo l’UNRWA quasi nessun camion carico di aiuti è entrato, mentre secondo COGAT, nel solo mese di maggio, sono entrati ogni giorno circa 350 camion attraverso i valichi.

La differenza di numero è data anche dal modo in cui vengono conteggiati i camion. Per Israele contano anche le consegne commerciali, non solo quelle umanitarie, mentre secondo l’UNRWA i camion metà vuoti non vengono contati come pieni, cosa che Israele invece fa. Le spedizioni commerciali, che in ogni caso entrano da circa un mese e mezzo, rappresentano il 30-45% delle consegne.

Ma perché queste non sono considerate dalle organizzazioni internazionali? Perché queste consegne di alimenti e altri beni la popolazione palestinese dovrebbe pagarle, ma con un sistema al collasso, senza opportunità, senza Internet e altri servizi fondamentali, pagare è quasi del tutto impossibile. I soldi scarseggiano e, nel frattempo, più di 50.000 bambini necessitano di cure mediche per malnutrizione acuta. La popolazione di Gaza affronta, secondo le dichiarazioni dell’UNRWA, livelli disperati di fame e la situazione è catastrofica.

Necessità di aiuti e situazione disperata

In ogni caso, 350 camion (che non sembra essere il numero reale) non bastano a sopperire la mancanza di cibo e altri beni di prima necessità per oltre un milione di persone che abitano nella Striscia senza acqua pulita, cibo e servizi igienici, in un’area piccola lungo la spiaggia, nel caldo torrido estivo e con fiumi di liquami.

Secondo i calcoli delle organizzazioni internazionali servirebbero almeno 500 camion al giorno per nutrire tutti e soprattutto le 576.000 persone a rischio di malnutrizione acuta, ovvero il 25% dei 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza. Molti commentatori fanno notare che la situazione è gestita da Israele in modo tale da creare morti collaterali e la fame è utilizzata come arma lenta e dolorosa per “liberare” la Striscia.

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# Guerra

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