Chi deve pagare il mutuo alla morte dei genitori? Vediamo le conseguenze giuridiche della morte di una persona e chi è tenuto al pagamento dei debiti ereditari
La morte di una persona determina l’apertura della sua successione e il subentro degli eredi in una complessa situazione giuridica.
Il concetto di successione, infatti, indica la sostituzione di una persona a un’altra in una determinata situazione giuridica, senza però che essa si modifichi. Pertanto, l’erede subentra nella posizione del defunto.
È una posizione giuridica complessa, la quale comprende diritti, posizioni contrattuali, crediti, ma anche eventuali debiti. Qualora sia stato stipulato un mutuo, chi accetta l’eredità del defunto sarà il continuatore della posizione contrattuale di mutuatario, ossia di soggetto che ha ricevuto del denaro in prestito, cosicché dovrà pagare le rate residue. In mancanza, la banca potrà attivare la procedura giudiziale volta a far vendere all’asta l’immobile per rifarsi, con prelazione, sul ricavato dalla vendita.
Chi paga il mutuo alla morte dei genitori
È bene chiarire preliminarmente che erede non significa per forza essere figli del defunto. Una persona con un figlio, ad esempio, potrebbe voler istituire eredi il figlio e un amico mediante testamento.
Analizziamo più da vicino la situazione.
Morte del genitore: a chi va il patrimonio
La successione mortis causa è un fenomeno necessario e prevede l’esistenza un soggetto che subentri nella posizione giuridica facente capo al defunto (universum ius defuncti).
Sulla base dell’art. 457 c.c., la situazione che può verificarsi quando si apre la successione di una persona è la seguente:
- C’è un testamento: l’eredità si devolve ai soggetti indicati in esso. Se però il testatore non ha attribuito tutti i suoi beni col testamento (ad esempio ha istituito eredi due soggetti, nelle quote di 1/3 ciascuno, quindi 1/3 del patrimonio non è stato attribuito) per tali beni si apre la successione legittima, per cui è la legge che individua i soggetti beneficiari (art. 565 ss. c.c.);
- Non c’è un testamento: si apre per intero la successione legittima.
L’eredità, devoluta per testamento o per legge, necessita di un atto di accettazione (art. 459). Pertanto, possiamo parlare di “erede” solo con riferimento al soggetto (figlio e non) che ha accettato l’eredità. Deriva da ciò che i figli del defunto non diventano automaticamente eredi: anzitutto sono “chiamati all’eredità”.
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Eredità non accettata da nessuno: che fine fa?
Solo con l’accettazione si verifica il fenomeno di cui si è detto, ossia il subentro in tutti i rapporti giuridici che facevano capo al defunto (e la confusione dei patrimoni). Con queste premesse, possiamo comprendere chi deve pagare i debiti ereditari.
Successione mortis causa: chi paga i debiti ereditari
La legge prevede il meccanismo dell’accettazione dell’eredità, proprio perché l’erede subentra anche nelle posizioni giuridiche passive, come il pagamento del mutuo.
Ipotizziamo che chi sia morto abbia lasciato due figli e che non vi sia il coniuge. Il genitore aveva contratto un mutuo e, dal conteggio estintivo della banca, emerge che residua da pagare una somma di 40.000 euro. Ebbene, i figli potranno:
- Accettare l’eredità: in tal caso diventeranno proprietari, pro quota, dei beni ereditari, ma saranno obbligati anche al pagamento dei debiti, poi vedremo in che misura;
- Rinunciare all’eredità: in tal caso, ex art. 521 c.c., si considerano come se non fossero mai stati chiamati. Di conseguenza, né acquisteranno i beni del defunto, né saranno tenuti a pagarne i debiti: la legge non potrebbe prevedere che un soggetto, solo perché figlio del debitore, debba pagare i debiti di questo, magari con il proprio patrimonio.
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Come provare la qualità di erede?
Chi rinuncia all’eredità, tuttavia, potrà trattenere eventuali donazioni fatte in vita dal de cuius, oppure restare beneficiario del legato fatto nel testamento. In altri termini, se il defunto aveva donato un immobile al figlio con atto notarile, oppure, con testamento, oltre a istituirlo erede gli ha attribuito la proprietà di un certo bene (c.d. “legato”), il figlio potrà conservare la donazione o il legato, anche qualora decida di rinunciare all’eredità (art. 521, 2° comma c.c.).
La ripartizione dei debiti ereditari tra gli eredi
Abbiamo chiarito che l’erede, oltre a beneficiare dei beni del defunto, è esposto anche al pagamento dei debiti. Abbiamo precisato che essere eredi non significa necessariamente essere “figli” del defunto (l’esempio del testatore che, con testamento, istituisce erede un suo amico). Infine, si è detto che per diventare eredi sarà necessario un atto di accettazione dell’eredità, cosicché l’obbligo di pagare i debiti del defunto non è automatico.
Vediamo ora cosa prevede la legge sulla ripartizione dei debiti ereditari tra gli eredi. L’articolo di riferimento è il 752 del codice civile. In base a esso possiamo delineare due ipotesi:
- c’è solo un erede, ad esempio un figlio: accettata l’eredità, sarà tenuto al pagamento dell’intero debito. Riprendendo l’esempio di prima, sarà tenuto a pagare alla banca 40.000 euro;
- ci sono più eredi, ad esempio due figli: in tal caso i coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti in proporzione delle loro quote, salvo che vi sia un testamento e il testatore abbia diversamente disposto. Se le quote sono ½ ciascuno, gli eredi pagheranno 20.000 euro a testa.
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