Quando si rientra al lavoro dopo un infortunio, c’è l’obbligo di chiusura della pratica INAIL. Ecco cosa fare per richiedere il certificato e quando farlo.
Il sistema normativo del nostro Paese mette in campo legge e strumenti volti a tutelare i lavoratori e garantire un valido aiuto a coloro che, purtroppo, restano vittime di un infortunio sul lavoro. Ad esempio, viene corrisposto un indennizzo come risarcimento e copertura delle spese mediche. Per ottenere il riconoscimento di tale indennizzo per l’infortunio sul lavoro, ovviamente, bisogna rispettare determinate regole e tempistiche.
Quest’ultime riguardano anche la fase di chiusura dell’infortunio sul lavoro. Proprio la chiusura, è bene ricordare, si tratta di un adempimento fondamentale nel processo di gestione degli infortuni sul lavoro ed è obbligatorio. Ma cosa bisogna fare, come funziona e soprattutto cosa succede se non avviene la chiusura? Entriamo nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Cos’è la chiusura dell’infortunio INAIL e perché vige l’obbligo
L’infortunio sul lavoro rappresenta un evento traumatico che si verifica durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, causando danni all’integrità psico-fisica del lavoratore. La legislazione italiana, attraverso il Testo Unico sull’assicurazione degli infortuni sul lavoro, tutela i lavoratori in caso di:
- inabilità permanente (assoluta o parziale);
- inabilità temporanea con astensione dal lavoro superiore a tre giorni;
- infortuni avvenuti in itinere.
L’infortunio sul lavoro si caratterizza per la presenza di una causa violenta in occasione di lavoro, che provoca un danno immediato al lavoratore. La normativa prevede una specifica assicurazione e una serie di obblighi per indennizzare i lavoratori colpiti da questi eventi. In tal senso, l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) svolge un ruolo centrale nella gestione degli infortuni. L’istituto si occupa di:
- valutare e riconoscere l’infortunio;
- gestire l’erogazione delle prestazioni economiche;
- monitorare il percorso di guarigione;
- autorizzare il rientro al lavoro.
La mancata chiusura dell’infortunio, come anticipato, può comportare dei rischi tanto per il datore quanto per il lavoratore infortunato, comprese sanzioni amministrative e possibili controversie legali. Il datore di lavoro non può, infatti, accettare il rientro del lavoratore senza il certificato di chiusura rilasciato dall’INAIL.
A chi rivolgersi per la chiusura dell’infortunio INAIL
Per la chiusura dell’infortunio bisogna rivolgersi direttamente all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. È compito del medico dell’INAIL, infatti, rilasciare il certificato di chiusura dell’infortunio. Entrando nei dettagli, allo scadere dei giorni di prognosi indicati sul certificato medico, il lavoratore infortunato deve recarsi presso l’ambulatorio INAIL di competenza per sottoporsi alla visita medica.
Nel caso in cui si attesti la necessità di proseguire con l’infortunio, viene emesso un certificato medico da consegnare al datore di lavoro per garantire l’astensione dal lavoro. In caso contrario viene rilasciato un certificato di chiusura dell’infortunio, da consegnare sempre al datore di lavoro, per consentire la ripresa dell’attività lavorativa. A tal proposito, sul sito dell’Inail viene ricordato che:
«In caso di infortunio fino a tre giorni oltre quello dell’evento non è necessario l’invio del certificato di chiusura. Qualora si necessiti di un prolungamento di temporanea, si dovrà procedere all’inoltro di un certificato medico continuativo».
Chiusura infortunio INAIL, cosa fare: la procedura completa
Stando all’attuale normativa del nostro Paese, la chiusura dell’infortunio INAIL può essere gestita con modalità differenti a seconda che si tratti di un infortunio con prognosi fino a tre giorni oppure superiore a tre giorni. Nel primo caso, ovvero se la prognosi indicata sul certificato medico è pari o inferiore a tre giorni, il datore deve aggiornare tempestivamente il registro infortuni.
Se il riposo viene concluso effettivamente entro tre giorni, non vi è l’obbligo di presentazione del certificato di chiusura per rientrare al lavoro. Se, invece, il lavoratore infortunato necessita di prolungare i giorni di riposo, l’azienda ha 48 ore di tempo dal momento in cui riceve il nuovo certificato medico per comunicare l’infortunio all’INAIL.
In particolare, se il certificato riporta una prognosi superiore a tre giorni, il datore di lavoro ha l’obbligo di inviare la denuncia per infortunio all’INAIL e all’Autorità di Pubblica Sicurezza entro 48 ore dal ricevimento del certificato medico. Ma non solo, per rientrare a lavoro dopo un infortunio di durata superiore a tre giorni, è necessario presentare anche il certificato di chiusura. Quest’ultimo viene rilasciato da un medico dell’INAIL, previa visita di controllo del lavoratore. In assenza di tale documento l’azienda non può far rientrare il dipendente.
Come chiudere infortunio sul lavoro: gli step da seguire
La pratica di chiusura dell’infortunio INAIL, con tanto di rilascio di certificato ad hoc, prevede di seguire scrupolosamente dei passaggi ad hoc. Entrando nei dettagli, si tratta dei seguenti.
- Visita medica presso l’INAIL. Il lavoratore infortunato può chiedere di effettuare una visita recandosi presso il servizio di accettazione infermieristica del centro medico-legale di competenza territoriale. Onde evitare possibili ritardi o inutile attese, comunque, si consiglia di prenotare la visita alcuni giorni prima della scadenza della prognosi.
- Valutazione del medico Inail. Nel corso della visita il medico INAIL valuta lo stato di guarigione del lavoratore e l’eventuale necessità di prolungare il periodo di riposo. Ma non solo, valuta anche la presenza di eventuali postumi permanenti. Ove necessario, infatti, l’INAIL può prolungare l’infortunio o rilasciare un’attestazione di cessazione dell’inabilità lavorativa temporanea assoluta.
- Rilascio del certificato di chiusura infortunio. Nel caso in cui il medico INAIL attesti che il lavoratore è guarito e può, pertanto, essere reintegrato sul posto di lavoro, rilascia il certificato di chiusura infortunio. Quest’ultimo riporta la seguente dicitura: «L’infermità è cessata e l’infortunato può riprendere il lavoro», con tanto di indicazione della data di rientro.
Cosa succede se l’infortunio non viene chiuso?
I datori e i lavoratori devono rispettare le tempistiche e le modalità previste per la gestione degli infortuni sul lavoro. Nel caso in cui i soggetti coinvolti non rispettino le procedure di chiusura dell’infortunio rischiano di fare i conti con pesanti conseguenze. Ma di quali si tratta? Entrando nei dettagli il lavoratore che non segue in modo corretto la procedura di chiusura dell’infortunio rischia di perdere l’indennità economica, oltre che una possibile contestazione dell’assenza ingiustificata. Ma non solo, può riscontrare delle serie difficoltà nel riconoscimento di eventuali ricadute e problematiche in caso di aggravamento delle condizioni di salute.
Il datore di lavoro, dal suo canto, può ritrovarsi a dover pagare delle pesanti sanzioni amministrative, con importi che oscillano da un minimo di 1.290 euro fino a massimo 7.745 euro. Quest’ultime possono essere comminate in caso di omessa o tardiva denuncia dell’infortunio, irregolarità nella gestione della documentazione, oltre che mancato rispetto dei termini di comunicazione. Quest’ultima, come già detto, deve essere effettuata entro 48 ore dalla ricezione del certificato medico.
Casi particolari nella chiusura dell’infortunio
La gestione degli infortuni sul lavoro presenta diverse casistiche particolari che richiedono procedure specifiche e attenzione alle normative vigenti. Anche in baso alle casistiche singole.
Infortuni con prognosi inferiore a 3 giorni
Come anticipato, per gli infortuni con prognosi inferiore a tre giorni, il datore di lavoro deve:
- effettuare la comunicazione telematica all’INAIL entro 48 ore;
- corrispondere l’intera retribuzione per il giorno dell’infortunio;
- versare almeno il 60% della retribuzione per i giorni successivi;
- conservare la documentazione medica relativa all’evento.
Ricadute e riapertura di un infortunio chiuso
La riapertura di un infortunio è possibile quando il lavoratore, dopo la ripresa dell’attività, manifesta sintomi collegati al precedente evento. Il processo di riapertura prevede altri step.
- Comunicazione immediata al datore di lavoro.
- Visita medica che attesti la ricaduta.
- Certificazione specifica della correlazione con l’infortunio precedente.
- Trasmissione della documentazione all’INAIL.
È importante sottolineare che la riapertura è possibile solo se vi è stata un’effettiva ripresa dell’attività lavorativa e non si tratta di una nuova causa che determina la patologia.
Inabilità permanente e reinserimento lavorativo
Il reinserimento lavorativo rappresenta un aspetto cruciale per i lavoratori che hanno subito infortuni con conseguenze permanenti. L’INAIL prevede progetti personalizzati che includono:
- interventi di adeguamento delle postazioni di lavoro;
- percorsi formativi di riqualificazione professionale;
- supporto per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Il datore di lavoro può richiedere rimborsi fino a 150.000 euro per ciascun progetto di reinserimento. La valutazione dell’inabilità permanente viene effettuata secondo i criteri del decreto ministeriale n. 38 del 12.7.2000, considerando sia il danno biologico sia l’incidenza sulla capacità lavorativa specifica.
Il medico competente svolge un ruolo fondamentale nel processo, esprimendo giudizi che possono variare dall’idoneità parziale all’inidoneità permanente, determinando così il percorso di reinserimento più appropriato per il lavoratore.
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