Le esportazioni cinesi non stanno diminuendo a causa del Covid o di una recessione globale. Il vero motivo è molto più complesso.
Il rallentamento dell’economia globale e le crescenti tensioni tra le potenze mondiali stanno ridefinendo il ruolo della Cina sullo scacchiere geopolitico. Il 2023 sarà un anno di cambiamento per il dragone orientale, seppur lento e probabilmente non chiaramente percepibile. C’è la possibilità che gli storici vedranno quest’anno come un punto di svolta nelle relazioni tra l’Occidente e la Cina.
A maggio, le esportazioni cinesi sono diminuite più di quanto previsto dagli analisti. Molto di più. La previsione originale era di un calo dello 0,4%, ma le esportazioni cinesi a maggio sono in realtà diminuite del 7,5%. L’annuncio è arrivato mercoledì dall’ufficio doganale cinese.
I valori economici sono notoriamente difficili da prevedere. Il valore reale è sempre a pochi punti percentuali di distanza anche dalla previsione più accurata. Tuttavia, i moderni strumenti di previsione sono così precisi che una media tra diverse previsioni di solito si avvicina al valore reale.
La stessa Cina ha scioccato il mondo economico quando ha rivelato una performance del PIL dello 0,5% migliore del previsto. Non solo un margine di errore del 7,1% nelle esportazioni cinesi non si era mai visto prima, ma dimostra anche che un cambiamento storico potrebbe essere in atto.
Mentre alcuni hanno incolpato la politica zero-Covid dello scorso anno per un tale calo, non spiegherebbe perché, come abbiamo detto, il PIL cinese sia effettivamente aumentato più del previsto. Un’altra possibile soluzione alla riduzione delle esportazioni è una diminuzione della domanda globale con l’avvicinarsi di una recessione.
Ma le esportazioni tedesche verso la Cina sono aumentate del 10,1% ad aprile. E la Germania è appena caduta in una recessione tecnica. Inoltre, il rallentamento dell’economia globale non può spiegare un calo così massiccio.
La vera ragione è molto più complessa.
La fine del «Made in China» e l’inizio di una nuova era
La Cina è diventata la seconda economia più grande del mondo grazie alla sua enorme capacità produttiva. «Made in China» era sinonimo di prodotti economici e di bassa qualità, e la Cina si era guadagnata la reputazione di «fabbrica del mondo».
Oggi, invece, il costo del lavoro in Cina è perfettamente paragonabile a quello dell’Occidente. La Cina è ora un’economia basata sui servizi come i paesi in Europa e Nord America. Il Covid ha sempliemente dato il colpo di grazia alla forza manifatturiera cinese.
Inoltre, la guerra commerciale dell’ex-presidente USA Donald Trump non è mai veramente finita. Per molti aspetti è peggiorata sotto l’amministrazione Biden, soprattutto per quanto riguarda la moderna produzione di chip.
Il sostegno della Cina alla Russia nella sua invasione dell’Ucraina ha ulteriormente deteriorato le sue relazioni con l’Occidente. Lo stesso Occidente che acquistava cinesi a buon mercato. Le tensioni intorno a Taiwan fanno della Cina un pericoloso nemico geopolitico dell’Occidente. Alla luce di ciò, diventa più comprensibile una diminuzione delle esportazioni e del commercio complessivo dalla Cina.
D’ora in poi, la Cina si concentrerà sulla domanda interna, rafforzando la sua presa su gas e petrolio russi ed espanderà la sua influenza in Medio Oriente. Da qui non si torna più indietro.
Articolo pubblicato su Money.it edizione internazionale il 2023-06-07 15:49:33. Titolo originale: Insight: as China’s exports fall, Beijing enters a new phase
© RIPRODUZIONE RISERVATA