Banche centrali: la classifica degli istituti che stanno stampando più moneta per combattere il coronavirus
Le banche centrali di tutto il mondo hanno tentato di reagire quanto più rapidamente ed efficacemente possibile all’emergenza coronavirus.
La pandemia, d’altronde, ha messo con le spalle al muro l’intera economia mondiale e dalla Fed alla BCE, fino ad arrivare alla Bank of Japan, gli istituti hanno nuovamente messo mano alla propria politica monetaria.
Come? Tagliando ripetutamente i tassi di interesse e dando nuova linfa ai programmi di Quantitative Easing. Per dirla in altre parole le banche sono tornate ad abbassare il costo del denaro e a comprare titoli di Stato ampliando di conseguenza i propri bilanci.
Una recente analisi de Il Sole 24 Ore ha tentato di fare chiarezza sulle misure messe in campo dagli istituti e ha stilato una vera e propria classifica delle banche centrali che hanno acquistato di più rispetto al proprio PIL.
Banche centrali, la classifica: chi compra di più?
La prima da citare nella classifica delle banche centrali più attive nell’acquisto titoli è senza dubbio la Bank of Japan, definita dall’analisi addirittura “fuori contesto” vista la sua facoltà di mettere in pancia anche titoli azionari.
L’istituto nipponico ha addirittura sfondato la soglia del 100%. Per dirla in altre parole ha comprato così tanto da superare anche il valore del PIL nazionale, circa 5.000 miliardi di dollari.
Su livelli simili anche la Swiss National Bank, altro istituto che si è avventurato oltre la soglia dei 100 punti percentuali.
Nella classifica delle banche centrali, poi, come non annoverare la BCE che ad oggi può vantare un bilancio di circa 5 mila miliardi di euro. Stiamo parlando di una carrellata di acquisti corrispondente al 43% del PIL.
A seguire la Federal Reserve statunitense, che pur avendo in pancia oltre 6 mila miliardi di dollari, in relazione al PIL ha messo in campo un intervento più contenuto rispetto alla sua collega europea (28%).
La Bank of England, invece, ha acquistato titoli per un controvalore del 21,7% in rapporto al Prodotto Interno Lordo britannico.
La classifica delle grandi banche centrali mondiali, dunque, si è chiusa proprio con Londra anche se è probabile che l’istituto di Bailey premerà sul pedale dell’acceleratore nel pieno dell’emergenza coronavirus.
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