La deputata del M5s, Vittoria Baldino, in un’intervista a Money.it rilancia il tema dello smart working nella Pubblica amministrazione: “Non si può tornare indietro come voleva Brunetta”.
La Camera dei deputati ha approvato una mozione in tema di smart working per la pubblica amministrazione. Testo su cui si è trovato un accordo dopo giorni di trattative tra le varie forze politiche. Con questa mozione si impegna il governo a disciplinare lo smart working facendo in modo che non vengano penalizzati i lavoratori.
Vittoria Baldino, deputata del Movimento 5 Stelle, spiega in un’intervista a Money.it le ragioni della mozione e chiede una serie di interventi in tema di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, permettendo di ricorrere allo smart working quando possibile e di andare incontro anche all’esigenze dei lavoratori oltre che dei cittadini.
La mozione sullo smart working
Baldino spiega che con “questa mozione, di cui siamo stati i promotori, il governo si impegna nell’individuazione di regole certe e di garanzia sullo smart working e a investire le importanti risorse del Pnrr dedicate alla Pa (quasi 10 miliardi) nell’ottica dell’innovazione e digitalizzazione degli uffici pubblici e della loro organizzazione”.
Baldino parla anche del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e della sua volontà di ridurre il ricorso al lavoro agile: “Tornare indietro, come di fatto voleva fare il ministro Brunetta, e ignorare i tanti benefici che il lavoro agile ha portato in termini di sostenibilità, risparmio e digitalizzazione, ma anche per quanto riguarda il benessere dei dipendenti pubblici che sono riusciti a conciliare lavoro e privato, sarebbe stato un grave errore a discapito dell’efficienza e dell’ammodernamento della nostra Pa”.
Come cambiare le regole del lavoro agile
La deputata del Movimento 5 Stelle ipotizza in che modo si potrebbero cambiare le regole del lavoro agile, partendo da un diverso approccio che valorizzi il dipendente pubblico e non alimenti “lo stereotipo del fannullone in smart working, perché il lavoro agile si basa su un rapporto di fiducia tra dipendente e dirigente e su una modalità di prestazione del lavoro incentrata non più sul tempo ma sugli obiettivi”.
Per Baldino bisogna anche considerare la valutazione dei dipendenti e della dirigenza e riconoscere tutele che non siano solo in riferimento al welfare, quanto piuttosto “una misura strutturale di organizzazione del mondo del lavoro, proprio per dare nuovo slancio alla nostra pubblica amministrazione che deve essere pronta alle sfide future che l’attendono, come il PNRR”.
Le garanzie per i lavoratori in smart working
La mozione approvata alla Camera impegna il governo a riconoscere diritti come quello alla disconnessione, alla parità di genere e alla sicurezza dei lavoratori. Secondo Baldino ora bisogna rivedere il lavoro agile in un’ottica post-emergenziale. Il che vuol dire “ridefinire le forme contrattuali, i sistemi informatici e le garanzie per il lavoratore”.
Va evitato che chi lavora in smart working finisca per farlo oltre le normali ore di lavoro, spiega ancora la deputata M5s: “Proprio per questo, il Movimento 5 Stelle, su input del nostro collega Niccolò Invidia, è stata la prima forza politica a fare inserire all’interno di uno degli ultimi decreti Covid questo diritto, limitatamente ai genitori con figli under 16 in didattica a distanza, e siamo convinti che questa garanzia vada estesa a tutti i lavoratori”.
La percentuale di lavoro agile nella Pa
Il ministro Brunetta ha riportato la Pa al lavoro in presenza. Per Baldino è invece necessario individuare delle quote minime di lavoro agile: “Nella mozione approvata impegniamo il governo a prevedere una quota di un terzo dei dipendenti che possono essere adibiti allo smart working”.
La possibilità che ogni singola amministrazione decida in autonomia quanto ricorrere allo smart working sembra vedere favorevole la deputata dei 5 Stelle: “Questo era l’obiettivo dei POLA, i Piani Organizzativi per il Lavoro Agile, che hanno rappresentato una delle principali innovazioni della disciplina normativa in materia di lavoro agile, perché si stabilisce che le singole Pa, sulla base dei loro processi e delle risorse a disposizione, decidano le modalità attuative del lavoro agile”.
Lo smart working come fattore di risparmio per la Pa
Il ricorso al lavoro agile potrebbe avere un impatto anche sulle spese delle Pa, costituendo di fatto un possibile elemento di spending review. Baldino sottolinea come non si possano “ignorare i risultati ottenuti in termini di risparmi per le Pa con il lavoro agile. Inoltre serve una visione in grado di ridurre sempre di più le distanze tra centro e periferia, tra aree interne e aree urbane. Con lo smart working ci sarebbe una rotazione continua dei dipendenti e di conseguenza dei consumi, che questa volta includerebbero anche le zone che non vedono la presenza dei pubblici uffici”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti