Aumenta il timore del G7 nei confronti della Cina, in particolare su Taiwan. La Cina però non ha bisogno di armi per conquistare il mondo.
La Cina sta interpretando il ruolo del terzo che tra i due litiganti gode? Mentre Stati Uniti e Russia si scontrano sul terreno europeo e mentre gli Stati Uniti guardano allo stretto di Taiwan, una buona parte della concentrazione cinese sembra essere su un altro obiettivo. L’alleanza russa-cinese si sta concentrando su alcune azioni che stanno consolidando il blocco euroasiatico e, più in generale del sud del mondo.
La “conquista” cinese del mondo non avverrà infatti con carrarmati e soldati, così come non avverrà attraverso promesse rivoluzionarie o con l’esportazione di ideologie; la conquista cinese, ben visibile già da diversi decenni, avviene con l’infiltrazione di questa nelle economie locali. In cambio dell’indebitamento di una nazione, la Cina offre grandi infrastrutture utili tanto al paese quanto alla Cina stessa.
L’egemonia globale cinese passa attraverso l’economia è la prima grande prova è quella sul continente africano. Da 12 anni la Cina è il primo partner commerciale del continente, tra infrastrutture e investimenti miliardari, localizzazione ed estrazione di materie. A condizionare e influenzare anche la politica dell’Africa, dove la Cina è arrivata a mettere le mani, c’è soprattutto la trappola del debito (un esempio del rischio di fallimento derivato da questo è il caso del Montenegro). Eppure l’opinione pubblica sembra ben propensa a questi interventi. In Nigeria per esempio sono in molti a preferire gli investimenti cinesi al colonialismo europeo e non dovrebbe sorprendere nessuno.
L’equilibrio delle influenze globali è destinato a cambiare e la Cina siederà al posto degli Stati Uniti sul trono come prima potenza? L’ago della bilancia potrebbe essere il continente africano.
La conquista della Cina parte dall’Africa: l’influenza cinese in numeri
Il primo passo per conquistare il mondo la Cina lo ha già fatto: ha guardato nella direzione giusta. Secondo modelli e studi condotti dall’Onu nel 2100 gli abitanti del continente africano saranno 4,3 miliardi, ovvero il 39,5 per cento dei 10,9 miliardi di esseri umani che abiteranno la Terra. Sarà quindi il continente africano il mercato del futuro. La Cina, non a caso, negli ultimi 20 anni ha già prestato circa 150 miliardi di dollari a diversi Paesi del continente, l’80% dei quali finalizzati a costruire infrastrutture come ferrovie, strade, ponti, porti e aeroporti, ma anche sistemi di telecomunicazione, ospedali e impianti di estrazione di risorse minerarie ed energetiche. L’Africa dopotutto è uno scrigno pieno di tesori, dalle terre rare al petrolio.
Gli investimenti cinesi tornano alla Cina, ma permettono allo stesso tempo agli Stati di crescere e alla popolazione di migliorare le proprie condizioni di vita.
Interessi a confronto: ai Paesi emergenti non conviene l’Occidente
Cosa si contrappone all’immagine di indiscusso dominio occidentale? L’acronimo con quale si identificano Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica è Brics - Bricst se si considera anche la Turchia - e sono i Paesi economicamente emergenti. Il piano del presidente cinese Xi Jinping è quello di allargare le adesioni ad altri Paesi, come Argentina e Iran, ma anche Senegal, Emirati Arabi e altri sono interessati. Intanto l’Algeria ha presentato domanda di adesione, mentre in futuro ci si aspetta l’ingresso di Egitto, Indonesia e Arabia Saudita.
L’influenza cinese nel gruppo di Paesi è innegabile, dai rapporti con la Russia agli investimenti nel continente africano. Sono molti gli attori che avevano sperato in un rallentamento della Cina con la pandemia, ma non è andata proprio come questi si aspettavano. Oggi il G7 esprime la propria preoccupazione preparandosi a redigere un testo contro le mire di Pechino su Taiwan, un messaggio esplicito che racchiude anche il timore di vedere primeggiare la Cina in tutti gli altri campi. La guerra ideologica del “noi” e “loro” gioca a sfavore del generico Occidente e aiuta la Cina, al contrario, a mostrare un diverso futuro (per usare le parole del presidente Xi Jinping) oltre il dominio statunitense.
© RIPRODUZIONE RISERVATA