Come mettersi in regola con le ripetizioni (e cosa rischia chi le dà in nero)

Patrizia Del Pidio

14/06/2023

Se si danno ripetizioni private bisogna pagare le tasse sui redditi derivanti da questa attività, ecco come mettersi in regola.

Come mettersi in regola con le ripetizioni (e cosa rischia chi le dà in nero)

Soprattutto in questo periodo sono molte le famiglie che dovranno ricorrere alle ripetizioni private per permettere ai propri figli di recuperare qualche materia in cui non hanno raggiunto la sufficienza. E molti sono gli insegnanti che scelgono di dare ripetizione non solo durante il periodo scolastico, ma anche nei mesi estivi per permettere agli studenti di recuperare.

Se alcuni insegnanti non si preoccupano del lato fiscale di questa attività, molti sono quelli che vorrebbero svolgerla nella maniera più corretta possibile a livello di tassazione delle somme ricevute a titolo di compenso. L’attività delle ripetizioni può essere fiscalmente inquadrata in diverse modalità che andremo ad illustrare di seguito.

Come mettersi in regola con le ripetizioni

La cosa più importate è dichiarare le somme percepite poiché sono redditi che in ogni caso derivano dal proprio lavoro e devono, quindi, non solo essere tassata ma vanno anche a sommarsi al reddito imponibile.

Se l’attività è saltuaria e le ripetizioni non vengono date in maniera continua e regolare si può inquadrare il reddito come derivante da lavoro autonomo occasionale. In questo caso non serve l’apertura della partita Iva a patto che il compenso annuo non superi i 5.000 euro, se il guadagno è superiore è necessario iscriversi alla Gestione Separata Inps per il versamento dei contributi previdenziali e l’apertura della partita Iva.

Ovviamente per considerarsi come attività autonoma occasionale non devono esserci appuntamenti settimanali da rispettare con lo stesso studente e le ripetizioni non devono protrarsi nel tempo. Deve trattarsi, quindi, di una attività che si svolge una tantum quando capita.

Se si decide per questa via per essere in regola bisogna rilasciare allo studente, al momento del pagamento, una ricevuta non soggetta a ritenuta d’acconto nè a Iva. Solo se il compenso supera i 77,47 euro sarà necessari apporre alla stessa anche una marca da bollo da 2 euro.

Nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno di imposta le ripetizioni private andranno indicate, in questo caso, nel modello 730, come “altri redditi”.

Ripetizioni con partita Iva

Se l’attività delle ripetizioni è regolare è necessario aprire una partita Iva, indipendentemente dall’importo percepito nel corso dell’anno. A determinare se si tratta di attività autonoma occasionale, infatti, non è l’importo percepito ma la modalità e la frequenza dello svolgimento dell’attività stessa.

Per la partita Iva si può scegliere anche quella per contribuenti forfetari che non comporta costi fissi ma variabili in base al guadagno. È necessario il versamento dei contributi e, quindi, l’iscrizione alla Gestione Separata Inps. Anche in questo caso non è previsto un costo fisso, ma un versamento sempre in base ai guadagni di una aliquota pari al 25,7% se si è liberi professionisti o del 24% se si è iscritti anche ad altre gestioni previdenziali (se si è anche dipendenti, ad esempio).

Aderendo al regime forfetario si pagherà per i primi 5 anni una aliquota del 5% e successivamente la flat tax al 15%.

Flat tax per insegnanti di ruolo che danno ripetizioni

Esiste però anche una sorta di cedolare secca per le ripetizioni che permette di pagare una flat tax sui guadagni derivanti dalle stesse. Senza l’apertura della partita Iva è possibile, infatti, pagare sempre una tassazione al 15% sui guadagni che vengono dalle ripetizioni private, ma possono approfittare dell’agevolazione solo gli insegnanti di ruolo.

I redditi derivanti dalle lezioni private, essendo soggetti a tassazione separata, non concorrono alla formazione del reddito imponibile e, anche se sono rilevati ai fini Isee, non incidono sul riconoscimento del diritto a detrazioni o deduzioni.
Per l’insegnante di ruolo, quindi, questa è la via più conveniente per mettersi in regola con le ripetizioni private visto che pagando una flat tax del 15% “mettono a posto” la propria situazione senza bisogno di aprire partita Iva e senza dover versare ulteriori contributi.

Cosa rischia chi fa ripetizioni in nero?

Come abbiamo detto fino ad ora, il reddito che deriva dalle ripetizioni è reddito che proviene da una attività e proprio per questo deve essere soggetto a tassazione.

Chi guadagna dalle ripetizioni e non dichiara questo reddito sta guadagnando in nero e sta, quindi, commettendo un illecito che è sanzionabile con una multa che può essere anche molto salata.

Ovviamente se l’unico reddito che si ha è quello che deriva dalle ripetizioni e si resta al di sotto dei 5.500 euro (se si profila come lavoro autonomo) le tasse non sono dovute e tale lavoro non va neanche dichiarato visto che si resta al di sotto della no tax area.

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