Come provare che un debito si è prescritto

Ilena D’Errico

30 Dicembre 2023 - 23:05

Ecco chi è tenuto a provare la prescrizione dei debiti, quando è necessario e come dimostrare l’estinzione dell’obbligazione.

Come provare che un debito si è prescritto

Si parla spesso di prescrizione come causa di estinzione dei debiti, trattando ovviamente della prescrizione civile, ma spesso i debitori hanno molti dubbi sul da farsi. Sanno che dopo un certo periodo di tempo non sono più obbligati per legge a pagare, pur avendo la facoltà di rinunciare alla prescrizione, ma non sanno come comportarsi di fronte a una richiesta di pagamento. Ecco come provare che un debito si è prescritto e chi deve farlo.

Chi deve provare la prescrizione

Non è del tutto corretto parlare di onere probatorio in tema di prescrizione, dato che questo istituto presuppone che sia trascorso un determinato periodo di tempo senza l’avvenimento di atti interruttivi. Come provare che qualcosa non è accaduto? Ovviamente il debitore non può fornire questa prova, ma è semmai il creditore a dover provare di aver, invece, interrotto la prescrizione.

Prima di approfondire questo aspetto, tuttavia, bisogna capire quando e in quale contesto deve essere provata la prescrizione. Quando si riceve una richiesta di pagamento per un debito estinto a causa della prescrizione, non è necessario fornire alcuna prova specifica. Anzi, nella maggior carte dei casi il debitore non è nemmeno tenuto a opporre l’intervenuta prescrizione: può ignorare tranquillamente il sollecito.

Eventualmente, se citato in giudizio, potrà opporre la prescrizione in sede legale. Questo principio, tuttavia, non vale per alcuni debiti. Si tratta delle richieste di pagamento contenute nelle cartelle esattoriali dell’Agenzia delle entrate riscossione, comprese le multe stradali. In questi casi, la richiesta di pagamento successiva alla prescrizione non può essere ignorata (pena l’azzeramento della prescrizione) ma deve essere impugnata con un ricorso.

Come provare che un debito si è prescritto

Come anticipato, il debitore non è tenuto a provare la prescrizione, perché ovviamente non ha alcun mezzo per farlo. Il debitore può però promuovere una causa per una richiesta di pagamento successiva alla prescrizione o essere citato in giudizio per il mancato pagamento e opporre la prescrizione.

Il debitore non deve far altro che provare il decorso del tempo. Non è un’operazione particolarmente complessa, a patto che si conoscano i corretti termini da considerare (che variano a seconda del tipo di credito) e la loro decorrenza, cioè il momento da cui calcolarli.

Serviranno dunque delle prove idonee a dimostrare il credito e il momento in cui era atteso il pagamento, con le eventuali scadenze, cosicché possa avvenire il calcolo. A questo scopo è sufficiente un contratto, una bolletta, una multa o qualsiasi altro documento esprima il diritto del creditore e l’obbligazione del debitore con riferimenti temporali.

Nel caso in cui ci siano stati degli atti interruttivi – dai quali sia poi trascorso il periodo utile alla prescrizione – saranno questi i documenti necessari allo scopo. L’ultima diffida ricevuta o l’ultimo sollecito di pagamento e la relativa notifica della raccomandata a/r o pec (altrimenti non ha alcun valore).

In tema di prescrizione presuntiva, cui si riferiscono le prescrizioni più brevi di 5 anni, è proprio l’istituto della prescrizione a sgravare il debitore dall’onere della prova. Il decorso del tempo, infatti, fa presumere che il pagamento sia avvenuto, senza necessità di dimostrarlo ulteriormente (a meno che invece il creditore possa dimostrare il contrario).

Cosa può fare il creditore per opporsi alla prescrizione

Il creditore che si oppone alla prescrizione invocata dal debitore deve provare che ci sono stati degli atti interruttivi (richieste di pagamento effettuate con pec o raccomandata a/r, ammissioni del debitore, atti giudiziari), dai quali la prescrizione è stata azzerata.

Alternativamente, si possono contestare i tempi utili alla prescrizione nel caso in cui il credito abbia un’origine diversa da quella dichiarata dal debitore. I crediti con origine contrattuale – salvo le limitate eccezioni – hanno prescrizione decennale. Dimostrando che un credito ha origine da un contratto, anziché da altre obbligazioni, si allungano i termini di prescrizione.

Quando si tratta di prescrizione presuntiva, invece, il creditore può soltanto provare che il pagamento non è avvenuto. Non è affatto semplice provare il mancato adempimento, ma si può ricorrere alle ammissioni del debitore (anche attraverso comportamenti impliciti) e alle testimonianze. Anche in questo caso, un possibile contratto elimina il problema perché cambia il regime di prescrizione e le tempistiche.

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