Il trasferimento della residenza fiscale all’estero non è un processo semplice, ma può portare diversi vantaggi.
Le ragioni che possono portare un residente in Italia a trasferirsi all’estero sono diverse, da motivi di lavoro, a quelli di studio, per esempio. Se, nel momento in cui il periodo fuori dal territorio italiano risulti essere solo temporaneo, non si riscontrano particolari problemi dal punto di fiscale, non si può dire lo stesso quando il trasferimento viene fatto con l’intenzione di renderlo permanente, o comunque di lunga durata.
Coloro che si trovano a vivere all’estero per brevi periodi non avranno la necessità o il desiderio di spostare anche la loro residenza fiscale, ma chi abita fuori dall’Italia in modo stabile desidera solitamente evitare di pagare le tasse in Italia, facendolo quindi all’interno del nuovo Paese di residenza. Per poter svolgere questa operazione è necessario procedere con il trasferimento della residenza fiscale, possibilmente rivolgendosi a un professionista esperto in questo campo, date le problematiche che si possono riscontrare.
La tassazione
Nel momento in cui ci si trasferisce all’estero, che sia per lavoro o per studio, è previsto che si continuino a pagare le tasse in Italia, fino al momento in cui viene trasferita la residenza fiscale. Questo procedimento, non particolarmente semplice e che necessita la capacità di dimostrare la propria residenza al di fuori dell’Italia, permette di non essere più assoggettati al regime di tassazione italiano, ma di dover seguire quello del nuovo Paese.
In Italia, come per la maggioranza degli Stati, sussiste la regola della worldwide taxation, dove coloro che sono fiscalmente residenti sul territorio nazionale sono tenuti a dichiarare (e quindi a pagare le imposte) su tutti i ricavi ricevuti, a prescindere dalla nazione da cui provengono. Nel momento in cui si sposta la propria residenza fiscale si pagheranno le tasse in Italia solo sui ricavi conseguiti sul territorio.
Elementi determinanti
A determinare i criteri relativi alla residenza fiscale è l’articolo 2, co. 2, del dpr n. 917 del 1986 “T.U.I.R.”, che recita «ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile».
Questo significa che se anche solo una della seguenti situazioni si verifica si è fiscalmente residenti in Italia:
- si è iscritti nelle anagrafi comunali della popolazione residente;
- si è domiciliati sul territorio italiano;
- si è residenti sul territorio italiano.
Per poter essere fiscalmente residenti all’estero è necessario che tutti e tre i requisiti precedenti non si verifichino e poterlo dimostrare, nel caso in cui fosse richiesto.
Iscrizione all’Aire
Il passaggio più semplice per iniziare il processo di trasferimento della propria residenza fiscale è quello dell’iscrizione all’Aire, ovvero l’anagrafe dei cittadini italiani all’estero, con conseguente cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente in Italia.
Questo è richiesto a tutti coloro che soggiornano al di fuori del territorio italiano per più di 12 mesi consecutivi, e pur essendo necessario al trasferimento della residenza fiscale, non è comunque sufficiente a dimostrare la propria intenzione di soggiornare in pianta stabile e duratura fuori dall’Italia. Si tratta quindi di uno presupposto utile, ma non sufficiente.
Il presupposto fondamentale invece è quello di trascorrere almeno 183 giorni - 184 per gli anni bisestili - fuori dall’Italia, poiché questo farebbe da indicatore riguardo le proprie abitudini e luoghi relativi agli interessi.
Problematiche e controlli
Negli ultimi anni l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno aumentato i controlli relativi a coloro che cambiano la propria residenza fiscale, per evitare che venga dichiarata tale modifica pur rimanendo a vivere in Italia. In questo modo, infatti, la persona in questione eviterebbe di pagare le imposte in Italia, senza effettivamente trasferirsi.
Questo aumento dei controlli ha reso più scrupolose le richieste necessarie a dimostrare il trasferimento della residenza, per evitare truffe ai danni dello Stato, hanno anche fatto sì che chi si trova a svolgere l’operazione in questione per ragioni legittime possa avere più difficoltà.
Chi desidera trasferire la propria residenza fiscale all’estero dovrà quindi organizzarsi per tempo:
- evitare di avere debiti fiscali o previdenziali in Italia prima del processo di trasferimento della residenza fiscale. I debiti fiscali infatti possono essere notificati anche all’estero;
- controllare se si hanno redditi in Italia anche se si vive all’estero e dichiararli quando dovuto. Possono provenire da immobili in affitto, lavori da freelance, o di qualsiasi altro tipo. I redditi in Italia infatti generano reddito imponibile e dovranno venire tassati di conseguenza;
- conservare tutta la documentazione relativa al proprio trasferimento che dimostri di vivere in maniera stabile e continuativa all’estero;
- organizzare il proprio futuro lavorativo dal punto di vista fiscale, per comprendere quale forma di impresa o regime fiscale sia più adatto alla propria situazione.
Residenza fiscale e domicilio
La questione relativa alla residenza e il domicilio risulta, in generale, piuttosto complicata, poiché non è detto che i due possano coincidere. In breve, la residenza è il luogo in cui si dimora abitualmente, mentre il domicilio viene spesso definito come “sede nevralgica e centrale dei propri affari e interessi”, per quanto questo non sia sempre vero, vedasi i casi degli studenti fuorisede.
Un italiano che vive all’estero, è iscritto all’Aire, ha famiglia fuori dall’Italia, è residente e domiciliato nell’altro Paese, non ha proprietà in Italia, e torna in Italia solo saltuariamente, può facilmente dimostrare, quando richiesto, di avere diritto alla residenza fiscale nel Paese in questione.
Tuttavia, per l’Agenzia delle Entrate è sufficiente che si abbiano interessi di natura patrimoniale, o famiglia in Italia, perché questo possa venire messo in dubbio. La situazione si verifica in particolare nel momento in cui il coniuge e i figli siano residenti e domiciliati in Italia, poiché ci si trova in una situazione in cui, facilmente, il centro di interessi della persona in questione è sul territorio nazionale.
Una persona che vive e lavora all’estero per 6 giorni a settimana, tornando solo la domenica e durante le festività in Italia, ma con residenza fiscale all’estero, può non venire considerata legittimamente fiscalmente residente nel Paese in questione, in particolare se ha famiglia in Italia.
Dimostrazione della residenza fiscale
L’onere di dimostrare la propria residenza all’estero non è quasi mai dovuto al cittadino, se non nei casi in cui si è scelto un Paese a fiscalità privilegiata. Nelle altre situazioni è dovere del fisco e dell’Agenzia delle Entrate dimostra il contrario.
Tuttavia, poiché i controlli esistono e sono frequenti, è bene prepararsi al riguardo, conservando tutta la documentazione che possa dimostrare la propria vita in pianta stabile al di fuori dall’Italia, come uno o più contratti di affitto o acquisto di un immobile.
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