In Vietnam è stata confermata la condanna a morte per Truong My Lan per una frode da 27 miliardi di dollari, ma l’imprenditrice immobiliare può salvarsi pagando 9 miliardi prima dell’esecuzione.
La storia di Truong My Lan può essere presa ad esempio per descrivere la situazione del Vietnam, iconico paese asiatico passato alla storia per aver sconfitto in una durissima guerra prima la Francia e poi gli Stati Uniti, alle prese negli ultimi anni con una apertura al capitalismo dopo decenni di ferrea chiusura socialista.
Il Vietnam infatti solo nel 1986 si è aperto al libero mercato e all’integrazione nell’economia mondiale, facendo registrare poi negli anni successivi una marcata crescita economica che gli ha permesso di diminuire sensibilmente la povertà e di aumentare i salari.
La vicenda riguardante Truong My Lan però è l’emblema di come questo liberismo post-comunista non sia esente da stortura, con il caso della miliardaria 68enne che da tempo viene ripreso dai giornali di tutto il mondo.
La donna infatti partendo dalla vendita di cosmesi insieme alla madre, a partire dagli anni ’90 ha messo in piedi un autentico impero operando nel settore immobiliare attraverso la società Van Thinh Phat Holdings Group, ma per i pubblici ministeri nel tempo avrebbe truffato la Saigon Commercial Bank (SCB) che di fatto avrebbe controllato arrivando a possederne il 90% delle azioni - grazie a una fitta rete di prestanomi - quando la legge permette di averne al massimo il 5%.
La sua società così avrebbe avuto prestiti dalla SCB per un totale di 27 miliardi dollari senza mai restituire un soldo e svuotando de facto le casse della banca: decine di migliaia di persone che avevano investito i propri risparmi hanno perso tutto, sconvolgendo la nazione retta ancora dal partito unico comunista.
Il processo che vede alla sbarra Truong My Lan, il marito Eric Chu Nap Kee e altre 84 persone considerate come complici del sistema fraudolento messo in piedi dall’imprenditrice, sta calamitando tutte le attenzioni in Vietnam e non solo.
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Come Truong My Lan può salvarsi dalla condanna a morte in Vietnam
Truong My Lan è l’imputata principale del processo per il crack della Saigon Commercial Bank; nelle prime fasi è stata descritta come spavalda, ma la miliardaria poi avrebbe cambiato radicalmente atteggiamento.
Durante il suo primo processo ad aprile, Lan è stata dichiarata colpevole di appropriazione indebita di 12,5 miliardi di dollari, ma i pubblici ministeri hanno affermato che i danni totali causati dalla truffa ammontavano a 27 miliardi di dollari, equivalenti a circa il 6% del PIL del Vietnam nel 2023.
Il tribunale adesso ha confermato la condanna a morte per la donna e per altri imputati, mentre il marito si è visto ridurre la condanna da nove a sette anni. C’è da dire poi che Truong My Lan in un altro processo ha subito una condanna all’ergastolo per riciclaggio.
Stando a quanto riportato dalla BBC, al tempo stesso i giudici però hanno stabilito che la miliardaria può evitare la condanna a morte nel caso in cui restituisse 9 miliardi di dollari, ovvero tre quarti dei 12 miliardi di dollari che ha sottratto.
“Il valore totale dei suoi beni supera effettivamente l’importo di risarcimento richiesto - ha spiegato l’avvocato della donna -. Tuttavia, la vendita richiede tempo e sforzi, poiché molti dei beni sono immobili e richiedono tempo per essere liquidati. Truong My Lan spera che la corte possa creare le condizioni più favorevoli per continuare a ricevere il risarcimento”.
Alla corte invece Truong My Lan avrebbe dichiarato di “sentirsi addolorata per lo spreco di risorse nazionali, molto imbarazzata di essere accusata di questo crimine”.
Adesso sarebbe in atto un’autentica corsa per mettere insieme i 9 miliardi da restituire per evitare una pena di morte che in Vietnam avviene per iniezione letale: il tempo comunque non sembrerebbe mancarle visto che ci potrebbero volere anni prima dell’esecuzione della condanna, ma resta da capire ora come potrà reagire l’opinione pubblica di fronte alla via d’uscita concessa all’imprenditrice immobiliare.
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