Congo, la guerra dimenticata tra milioni di morti e cannibalismo

Alessandro Cipolla

30 Gennaio 2023 - 12:09

Il Congo è dilaniato da decenni di guerra sotto gli occhi dell’Occidente: anche i peacekeeper Onu hanno abbandonato il Kivu, la regione contesa dove è tornato il cannibalismo.

Congo, la guerra dimenticata tra milioni di morti e cannibalismo

La guerra in Congo tra molti alti e pochi bassi va avanti sostanzialmente dal 1998 ma, in Italia e in Occidente in generale, pochissimo sappiamo di questa serie di conflitti che si sono susseguiti provocando in totale la morte di oltre 6 milioni di persone, oltre a un numero incalcolabile di sfollati e feriti.

Nel febbraio del 2021 di colpo da noi si è tornati a parlare del Congo a causa della morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci che faceva parte della sua scorta; una vicenda questa che ancora deve essere chiarita, con parecchie ombre che attanagliano l’operato dei dirigenti locali dell’Onu visto che si è trattato di un attacco a un convoglio delle Nazioni unite.

Gli stessi peacekeeper dell’Onu di recente hanno abbandonato la base di Rumangabo, nel North Kivu la regione non lontana da Uganda e Ruanda scenario della guerra, per una “ritirata strategica” definita poco onorevole da diversi analisti internazionali, con la stessa popolazione locale che da tempo è in rivolta contro i caschi blu rei di fare poco per contrastare le violenze dei gruppi paramilitari.

Del resto nel Kiwu si è stimato che siano attivi circa 120 milizie, con a capo i ribelli del gruppo filo-ruandese M23 che sono stati accusati anche di atti di cannibalismo oltre ad altre indicibili violenze.

Adesso che Papa Francesco farà tappa anche in Congo, si sta tornando a parlare del dramma di questo enorme e ricchissimo (di materie prime) paese africano che, dopo essere stato lo scenario della guerra mondiale africana, è dilaniato ora da un drammatico conflitto che da anni sta andando avanti sotto lo sguardo quasi indifferente dell’Occidente.

La guerra in Congo

La Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, è un paese grande quanto mezza Europa incastonato nel cuore dell’Africa; con oltre 90 milioni di abitanti, da anni è al centro di una serie di guerre in virtù delle sue immense ricchezze minerarie.

Non solo petrolio e gas naturale, ma anche legno pregiato, diamanti, rame, uranio, cobalto, tungsteno e soprattutto oro, presente in abbondanza nella zona dell’Ituri e del Kivu, le regioni a Est che sono l’epicentro del nuovo conflitto.

Nel 1998 la rivolta di Goma, capitale del Nord Kivu, ha generato quella che è stata definita la guerra mondiale africana: 5,6 milioni di morti fino alla Pace di Luanda del 2003. Nel mezzo ci sono stati anni di duri combattimenti tra l’esercito regolare del Congo, sostenuto da Namibia, Angola e Zimbabwe, e i ribelli appoggiati da Uganda, Burundi e Ruanda.

Sullo sfondo c’è anche il genocidio ruandese del 1994, compiuto dagli hutu ai danni dei tutsi che dopo quella tragedia hanno ripreso il controllo del Ruanda. L’esercito di Kigali e quello ugandese, durante la guerra hanno occupato diversi territori per poi ritirare le proprie truppe una volta siglata la pace.

Tutto finito? Neanche per sogno. Dopo aver accusato il governo congolese di dare riparo a delle milizie hutu, il Ruanda ha ripreso a sostenere i ribelli tutsi del gruppo M23 dando vita al conflitto del Kivu che, dal 2004, sostanzialmente tuttora è i corso.

La regione del Kivu così è diventata una sorta di terra di nessuno, con Ruanda e Uganda che in questi anni avrebbero estratto oro in maniera illegale dalle miniere della zona per poi esportarlo con grandi profitti.

Nel mezzo c’è la popolazione civile, oggetto di violenze e stupri per non parlare dei casi di cannibalismo, che più di una volta si è scagliata contro i soldati della Monusco, la missione a guida Onu, accusati di non essere intervenuti a loro difesa.

La visita di Papa Francesco senza dubbio potrà portare un po’ di visibilità al dramma della guerra in Congo ma, come si abbasseranno i riflettori, tornerà il silenzio su questo conflitto dimenticato dall’Occidente al pari di quello da anni in corso nello Yemen.

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