I consumi spingeranno la ripresa del commercio a Natale? Un nuovo report mette a nudo la situazione: per le vendite è allarme festività.
Consumi sotto pressione. Sarà così ancora fino a Natale, o le festività vedranno una svolta nelle spese degli italiani?
Un quesito di stretta attualità vista la situazione odierna. Per ora il lockdown nazionale è stato scongiurato, preferendo chiusure limitate e mirate per alcuni settori, come stabilito nell’ultimo DPCM del 25 ottobre.
Le disposizioni si aggiungono al coprifuoco imposto in molte Regioni e ad altre iniziative territoriali che comprendono la chiusura di centri commerciali nel fine settimana.
Un quadro desolante, quindi, per i consumi e tutto il comparto retail. Per questo si attende il decreto Ristoro.
Un’indagine Censis/Confimperese mostra lo scenario a breve termine: cosa accadrà a Natale, ci sarà una ripresa dei consumi? Le previsioni.
Consumi giù del 19,5% nel 2020: è allarme Natale
Il Natale come ultima frontiera dei sacrifici: se anche le festività diventeranno proibite e strette nella morsa delle chiusure, crollerà il sistema Italia.
Questa l’amara conclusione di uno studio Censis/Confimperese. La popolazione attende con ansia buone notizie e allentamenti delle restrizioni già nelle prossime settimane. C’è un confine psicologico secondo il rapporto, rappresentato proprio dalle festività natalizie.
Tornare a spendere a dicembre, nel clima della festa, sarebbe un segnale importante. Innanzitutto per il settore retail messo già a dura prova dal lockdown di primavera.
Questi i numeri del peggiore degli scenari. Con il blocco di marzo-aprile e le chiusure di oggi, a fine 2020 i consumi crolleranno del 19,5%. Le perdite sarebbero di 229 miliardi di euro, con potenziale licenziamento di 5 milioni di lavoratori.
Per le vendite al dettaglio, la fine dell’anno porterà un calo del fatturato del 21,6%, pari a 95 miliardi di euro.
L’ipotesi peggiore, con un nuovo lockdown generale fino a dicembre, farebbe andare in fumo 25 miliardi di euro di spese natalizie.
Consumi in calo: i rischi per i negozi
Le aspettative per la ripresa dei consumi a Natale sono offuscate anche da altri nuovi fattori. La pandemia, infatti, ha cambiato le abitudini dello shopping, aprendo la strada agli acquisti online.
L’impossibilità di uscire, la chiusura di alcuni negozi e la paura del contagio si sono abbattute sui tradizionali punti vendita. Ben 13 milioni di persone hanno scelto nuovi luoghi per le spese alimentari durante l’epidemia e, in generale, 18 milioni di italiani hanno modificato brand, comportamenti di spesa, gestione degli acquisti.
Durante la massima emergenza, per esempio, il 42,7% dei cittadini ha scoperto lo shopping virtuale, sostituendolo ai negozi fisici. Il 38% della popolazione non riprenderà le vecchie abitudini di acquisto. Probabilmente, nemmeno per il Natale. E questo rappresenta un rischio per il retail.
Spendere come sinonimo di benessere
Il crollo dei consumi è conseguenza diretta di un aumento della povertà familiare. I nuclei con reddito basso, dinanzi alle novità negative della pandemia, hanno ulteriormente ridotto i consumi.
Sono il 60,3% le persone che hanno tagliato le spese in emergenza COVID tra quelle con disponibilità economica minore.
Tornare a spendere, soprattutto a Natale, sarebbe un segnale di benessere e libertà. Lo hanno detto proprio gli italiani nella ricerca Censis/Confimperese:
“Per il 57,1% degli italiani il benessere soggettivo dipende molto dalla libertà di acquistare i beni e i servizi che si desiderano. Per il 79,4% gli acquisti riflettono la propria identità e i propri valori. Per il 70,3% i consumi sono un pilastro della libertà personale.”
Per questo, il crollo dei consumi preoccupa i settori del commercio e tutto il sistema Paese.
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