Una tassa sui contanti ed, in parallelo, un’agevolazione per i pagamenti con bancomat: l’aumento IVA dal 1° gennaio 2020 potrebbe essere introdotto nell’ottica anti-evasione. Ecco le novità ed il piano allo studio del MEF.
Pagare in contanti potrebbe costare di più a partire dal 1° gennaio 2020: tra i piani del MEF c’è quello di penalizzare chi non usa mezzi di pagamento tracciabili, come bancomat o carte.
La nuova tassa sul contante è strettamente legata all’aumento dell’IVA previsto dal 2020 e, tra i piani del MEF, c’è quello di creare un doppio binario che se da un lato penalizzerà i pagamenti con denaro contante, premierà l’uso di bancomat ed altri mezzi tracciabili.
L’idea, a quanto pare, è parte di un dossier aperto sulla scrivania del MEF su cui stanno lavorando i tecnici sotto la guida di Giovanni Tria, Ministro dell’Economia.
Secondo il viceministro Massimo Garavaglia, l’aumento dell’IVA sarà “sotto l’insegna del contrasto all’evasione”.
Ma vediamo nel dettaglio in cosa consiste uno dei piani attualmente allo studio del MEF, con l’ipotesi di un aumento dell’IVA solo su beni e servizi pagati con denaro contante.
Contanti, IVA più alta per chi li usa: Garavaglia parla del piano del MEF
A partire dal 1° gennaio 2020 l’aliquota ordinaria passerà dal 22 al 25,2% e quella agevolata dal 10 al 13%, ma chi paga col bancomat e con carte di credito avrà il rimborso della differenza di aliquota nel 2021.
Sebbene si tratti di una misura passibile di incostituzionalità, è questa una delle ipotesi attualmente in campo per ridurre parzialmente l’effetto dell’incremento delle aliquote IVA.
Il piano del MEF dal 1° gennaio 2020 prevede quindi, secondo quanto dichiarato dal viceministro Massimo Garavaglia al quotidiano ItaliaOggi, un aumento dell’IVA nel caso di pagamenti in contanti ed, in parallelo, un successivo rimborso della differenza per chi paga col bancomat.
Secondo il viceministro del MEF del Governo dimissionario, la misura è stata studiata per trovare i fondi per “disinnescare i 23 miliardi legati alle clausole di salvaguardia”, e l’aumento dell’IVA sarà introdotto come strumento di contrasto all’evasione fiscale.
Il meccanismo alla base del piano del MEF, soltanto una delle ipotesi in campo, si struttura in questo modo: chi paga col bancomat o con le carte di credito, e quindi fa utilizzare il pos ai commercianti, pagherà con l’aliquota attuale (perché poi gli sarà restituita la differenza di aliquota nel 2021).
Invece, chi paga in contanti farà i suoi acquisti con l’aliquota maggiorata.
Una misura controversa, come spiega lo stesso Garavaglia nell’intervista rilasciata ad Italia Oggi:
“Gli altri (chi paga in contanti, ndr) che in realtà sono le fasce deboli della popolazioni, le persone che continuano a pagare il pollo al mercato in contanti, lo pagheranno con aliquota maggiorata.”
Pagamenti col bancomat, rimborso IVA nell’anno successivo
Il piano che il MEF starebbe studiando prevede quindi un meccanismo di rimborso per chi pagherà col bancomat o con le carte di credito.
Come funzionerebbe il tutto nella pratica? Per ora non ci sono certezze: l’ipotesi per l’esercente è che ci sarà un credito d’imposta, mentre per il consumatore non c’è ancora un piano definito.
Visto che dal 1° gennaio 2020 è prevista l’entrata in vigore della lotteria degli scontrini, si può ipotizzare che al consumatore sarà chiesto il codice fiscale, così che il rimborso dell’IVA funzioni come quello per i farmaci nella dichiarazione dei redditi.
Il viceministro del MEF dell’ormai ex-Governo parla di un recupero d’evasione stimato in 20 miliardi di euro grazie a questo piano, alle base del quale ci sarebbe quindi una strategia premiante volta a stimolare i pagamenti tracciabili.
Già da qualche tempo, infatti, è iniziata la digitalizzazione delle procedure, con la fattura elettronica prima e con lo scontrino elettronico poi.
Si continua a puntare sulla digitalizzazione delle procedure e sull’addio ai contanti come strumenti di contrasto all’evasione, e pazienza se col Grande Fratello fiscale diremo addio anche alla nostra privacy.
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