A due mesi dalla controffensiva lanciata dall’Ucraina i risultati ottenuti sono molto blandi e cresce la preoccupazione per un fallimento.
Sono circa due mesi che l’Ucraina ha lanciato la controffensiva alla Russia con il tentativo di scacciarli via dal proprio territorio entro il prossimo autunno. Tutto questo sta avvenendo grazie all’appoggio della Nato che ha prima addestrato i soldati e poi fornito armi e mezzi all’esercito.
Purtroppo però dopo due mesi non si è fatto molto sul fronte offensivo. Le brigate di Kiev non sono riuscite a sfondare le difese di Mosca e nei giorni scorsi hanno espugnato un solo villaggio.
Questi timidi successi non fanno che far crescere la preoccupazione sia in Ucraina che tra gli Stati alleati. Il timore è che l’obiettivo di scacciare i russi dal proprio territorio entro l’autunno non sia fattibile creando conseguenze non solo militari ma anche politiche e diplomatiche.
La difesa ucraina per la controffensiva ha diviso gli attacchi in due corpi d’armata: la nona e la decima. La nona, interamente addestrata dalla Nato e dotata di equipaggiamenti occidentali come i tank Leopard 2, non ha ottenuto grandi risultati conquistando pochissimi chilometri in 7 settimane. Così è stata sostituita dalla decima forza composta soprattutto da veterani che guidano mezzi corazzati di fabbricazione sovietica. La decima non ha chi li protegge alle spalle e deve proseguire da sola ma a quanto pare, proprio come la nona, non riesce ad essere efficace.
Questo soprattutto perché la Russia non sta giocando di difesa in questa fase della guerra dove l’Ucraina sta tentando lei l’offensiva ma anzi, sta rispondendo ad ogni affondo con determinazione e con ulteriori azioni offensive.
Fase di stallo e si torna a parlare di armistizio
Insomma siamo in una fase quasi di stallo che non fa bene all’Ucraina e ai paesi occidentali convinti di riuscire nell’intento di scacciare il nemico prima dell’autunno e del grande freddo. Il presidente Zelensky è poi convinto che la pressione esercitata dagli uomini del suo esercito alla fine ripaghi causando una crisi nella difesa russa. Anche le incursioni in Russia con i droni su cui si sta spingendo l’Ucraina rischiano di essere controproducenti, perché anche se garantiscono pochi risultati da un punto di vista strategico nel conflitto se non quelli di mantenere alto il morale delle truppe, possono essere capaci di scatenare ancora di più l’ira e la voglia di vendetta di Putin.
Insomma al momento non ci sono scenari di risoluzione rapida del conflitto e il timore che la grande controffensiva cessi da qui ad un mese è elevato. E l’autunno preoccupa sia Zelensky sia i paesi Nato. L’inverno darà l’opportunità alla Russia di rinforzarsi con lo scenario delle presidenziali statunitensi sullo sfondo. Così sta tornando in auge tra le diplomazie l’ipotesi di un armistizio che congeli la situazione riconoscendo l’occupazione russa della zona tra il fiume Dnipro e il mare d’Azov, al momento in mano russa e inattaccabili dalla controffensiva. Una prospettiva che ovviamente l’Ucraina si rifiuta anche solo di immaginare. Ma ad un certo punto, considerata la controffensiva una sconfitta, si dovrà arrivare ad una soluzione.
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