Dal 1° gennaio 2025 cambiano i termini per il pagamento e l’impugnazione degli avvisi bonari. Ecco a cosa fare attenzione in caso di avvisi dell’Agenzia.
Cambiano i termini per aderire agli avvisi bonari in esito ai controlli dell’Agenzia delle Entrate, dal 1° gennaio 2025 c’è più tempo.
Dopo la sospensione dell’invio di avvisi bonari del mese di dicembre, a causa della tregua fiscale prevista, ripartono controlli e comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, ma con un’importante novità, cioè il raddoppio dei termini per definire gli avvisi bonari in caso di controlli formali o automatici dell’Agenzia delle Entrate.
Ecco i nuovi termini per aderire o impugnare gli avvisi in seguito ai controlli dell’Agenzia delle Entrate dal 1° gennaio 2025.
Avvisi bonari Agenzia delle Entrate, cosa cambia dal 1° gennaio 2025
Il decreto legislativo 108 del 5 agosto 2024 ha apportato modifiche al decreto 462 del 1997 e in particolare agli articoli 2, 3 e 3 bis. In conseguenza di tali modifiche cambiano anche i termini previsti dagli articoli 36 bis e 36 ter del Dpr 600 del 1973 (accertamento imposte sui redditi) e 54 bis del Dpr 633 del 1972 (Istituzione e disciplina Iva).
Gli avvisi bonari sono delle comunicazioni con cui l’Agenzia delle Entrate informa i contribuenti degli esiti dei controlli automatici e formali effettuati sulle dichiarazioni.
Naturalmente l’avviso arriva nel momento in cui sono state rilevate delle anomalie. In caso contrario il contribuente non riceve alcun avviso. I controlli automatici sono effettuati su tutte le dichiarazioni e riguardano sostanzialmente errori materiali, ad esempio errori di calcolo. I controlli formali sono svolti a campione e prevedono un incrocio dati tra dichiarazioni e informazioni di cui l’Agenzia è in possesso.
Il contribuente che riceve un avviso bonario può effettuare il pagamento dei maggiori importi dovuti, oppure può instaurare una comunicazione con l’Agenzia delle Entrate volta a chiarire i criteri utilizzati per la determinazione dell’imposta attraverso l’autoliquidazione. Infine, il contribuente può chiedere una rateizzazione degli importi.
Fino al 31 dicembre 2024 i termini per effettuare il pagamento, chiedere la rateizzazione oppure fornire chiarimenti erano di 30 giorni. I termini raddoppiano a partire dal 1° gennaio 2025. Ne consegue che il contribuente avrà 60 giorni di tempo per definire il rapporto e quindi versare il dovuto o chiarire la propria posizione. I termini si dilatano ulteriormente nel caso in cui la comunicazione avvenga attraverso l’intermediario. In questo caso i termini arrivano a 120 giorni.
Non subisce modifiche il termine di 30 giorni previsto per il pagamento delle somme previste per i redditi assoggettati a tassazione separata.
Occorre ricordare che il decreto 87 del 2024 ha portato una riduzione delle sanzioni, le stesse sono però operative solo per le violazioni commesse dal 1° settembre 2024, ne consegue che in caso di ritardo nell’adempimento la riduzione avrà luogo solo a partire dalle violazioni commesse dal primo settembre.
Cosa fare se si riceve un avviso bonario?
I rapporti con il Fisco negli ultimi tempi sono stati semplificati e di conseguenza gran parte delle incombenze possono essere gestite telematicamente dal contribuente in totale autonomia e senza recarsi presso gli uffici territoriali.
Dal 1° gennaio assume un ruolo rilevante nella definizione dei rapporti con il Fisco, il cassetto fiscale, infatti, tutti gli avvisi saranno disponibili in tempo reale attraverso questo strumento a cui, ricordiamo, si accede attraverso Cie, Spid o Cns.
Attraverso il cassetto fiscale è possibile inoltre gestire il rapporto con l’Agenzia delle Entrate attraverso il Civis che consente di:
- visualizzare le risposte dell’Agenzia alle proprie richieste;
- controllare lo stato delle impugnazioni.
- monitorare la propria posizione fiscale in modo completo.
Si ricorda, infine, che come ribadito dalla sentenza n. 24390 del 2022 della Corte di Cassazione, è possibile impugnare direttamente l’avviso bonario senza attendere la cartella di pagamento.
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