I controlli dell’Agenzia delle Entrate sul fondo perduto vengono fatti sia prima che dopo l’erogazione del contributo. Vediamo come funzionano, su cosa si concentrano e quali sono i comportamenti sospetti che fanno scattare la comunicazione alla Guardia di Finanza.
I controlli dell’Agenzia delle Entrate sui contributi a fondo perduto del DL Sostegni si svolgono su più livelli, sia prima che dopo l’erogazione del contributo.
Ma come funzionano di preciso e su quali dati si concentrano? Naturalmente le verifiche effettuate prima dell’erogazione del contributo hanno lo scopo di fermare sul nascere le richieste illegittime, e in tal senso sono stati individuati quattro tipi di comportamenti sospetti che fanno scattare la comunicazione alla Guardia di Finanza.
I dettagli su come si svolgono le verifiche fiscali e su quali dati viene puntata la lente di ingrandimento si trovano nel provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 23 marzo 2021.
Controlli fondo perduto DL Sostegni: più verifiche antifrode dall’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate non ha perso tempo: il 23 marzo il DL Sostegni è arrivato in Gazzetta Ufficiale e lo stesso giorno è stato pubblicato il provvedimento con tutte le istruzioni per fare domanda per il contributo a fondo perduto.
Il provvedimento contiene tutte le indicazioni utili all’inoltro della domanda, e anche informazioni circa i controlli di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza.
Per richiedere il contributo bisognerà compilare il modello di autocertificazione, in cui ci sono varie sezioni, come i dati relativi al richiedente, all’assenza di cause di esclusione, ai requisiti per l’accesso e ai dati per il calcolo del contributo spettante.
Le prime verifiche dell’Agenzia delle Entrate si soffermeranno proprio sui dati autodichiarati nell’istanza, in modo da valutarne l’esattezza rispetto alle informazioni presenti in Anagrafe Tributaria prima dell’erogazione del contributo.
Controlli fondo perduto DL Sostegni: le verifiche dopo l’erogazione del contributo
In seguito all’erogazione del contributo (diretta sul conto corrente indicato o come credito d’imposta), l’Agenzia delle Entrate procede con il controllo dei dati dichiarati ai sensi degli articoli 31 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600.
Ulteriori verifiche verranno effettuate in relazione:
- ai dati fiscali delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici;
- ai dati delle comunicazioni di liquidazione periodica IVA;
- ai dati delle dichiarazioni IVA.
A questo punto, l’Agenzia delle Entrate trasmette i dati contenuti nelle domande alla Guardia di Finanza per le attività di polizia economico-finanziaria e al Ministero dell’Interno.
In caso di contributo in parte o in tutto non spettante, l’Agenzia delle Entrate procederà con le attività di recupero del finanziamento, irrogando anche sanzioni e interessi. Resta ferma, ricorrendone i presupposti, l’applicabilità delle disposizioni di cui all’articolo 316-ter del Codice penale (Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato).
Controlli Agenzia delle Entrate sul fondo perduto: i comportamenti sospetti che fanno scattare la comunicazione alla Guardia di Finanza
I controlli delle Entrate si basano quindi su più livelli: innanzitutto, l’incrocio tra i dati in possesso dell’Agenzia e quelli autocertificati nella domanda. In caso di errori, l’istanza viene scartata.
Il secondo livello di verifica prevede la correttezza dei dati IBAN inseriti (altrimenti la domanda viene scartata) e si procede col controllo dei dati delle fatture elettroniche e delle dichiarazioni IVA.
Tutto qui? La risposta è no. Ci sono dei comportamenti che fanno scattare un alert (e quindi una comunicazione alla Guardia di Finanza), le cui definizioni sono state riprese dal Sole 24 Ore.
Quattro, in particolare, le tipologie di comportamenti “sospetti”:
- i primi sono i Non operativi, cioè le attività che pur svolgendo attività nel 2019, hanno trasmesso lo scorso luglio fatture elettroniche relative ad aprile 2019;
- i Perseveranti: la loro domanda è stata scartata a causa dell’inesattezza dei dati, ma hanno continuato a presentare la istanza inserendo dati diversi, senza mai rispondere alla richiesta di ulteriori ragguagli;
- i Sovradimensionati sono le piccole partite IVA in regime forfettario, quindi non obbligati alla trasmissione delle fatture elettroniche, che però nella domanda per il fondo perduto hanno indicato importi per oltre un milione di euro;
- i Non calamitati.
Sull’ultima categoria è possibile aprire una parentesi. Le imprese che hanno il domicilio fiscale o la sede operativa in uno dei Comuni colpiti da calamità naturali o da terremoti, i cui stati di emergenza erano in atto al 31 gennaio 2020, data in cui è iniziata l’emergenza per il Covid-19, possono fare domanda senza il requisito di calo del fatturato.
Questo non significa però che l’Agenzia delle Entrate non può fare verifiche sul fatturato di quella stessa impresa, anzi: i controlli verranno comunque effettuati per vedere se il tipo di attività svolta è in linea con le dichiarazioni attestate.
Ricordiamo infine che l’Agenzia delle Entrate ha otto anni di tempo per effettuare i controlli e chiedere la restituzione del contributo non spettante e indebitamente percepito, maggiorato di sanzioni e interessi.
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