I cartelli della droga in Messico sono più attivi che mai con il coronavirus. I Narcos, infatti, approfittano della crisi per sostituirsi allo Stato nel sostegno ai poveri. E per rafforzare il loro potere.
Il Messico, stretto nella morsa tra coronavirus e Narcos, potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Nel Paese dell’America centrale, infatti, mentre peggiora il bilancio di contagiati e vittime a causa della pandemia, i potenti cartelli stanno rafforzando il loro violento potere. La nuova arma di conquista, però, non è la droga, ma pacchi alimentari per la popolazione povera dei villaggi.
La strategia dei Narcos ai tempi del coronavirus in Messico è chiara: rimpiazzare lo Stato. Cosa sta succedendo?
Messico, dove i Narcos si sostituiscono allo Stato
In Messico il coronavirus viaggia a ritmi allarmanti. I contagiati sono ormai prossimi alla soglia dei 300.000 e i deceduti quasi 36.000. L’aumento giornaliero di positivi è di circa 8.000 unità.
Dalla dichiarazione di emergenza sanitaria, scattata il 16 marzo, a oggi la nazione è stata costretta a imporre misure restrittive che hanno colpito drasticamente i tanti poveri già presenti sul territorio.
Con una evidente e allarmante conseguenza: il rafforzamento della governace territoriale dei potenti cartelli della droga.
La familia Michoacán, il cartello di Sinaloa, il cartello del Golfo, il cartello Jalisco Nueva Generación e Los Zetas si sono attivati in vari territori per distribuire generi alimentari alla popolazione povera e frustrata dall’impossibilità di andare a lavorare.
Una strategia nota e comune a tutti i gruppi armati e terroristici: sfruttare la debolezza delle istituzioni statali in momenti di forte crisi per sostituirsi al Governo ufficiale nel dispensare ciò che il popolo emarginato chiede.
Da aprile, per esempio, la distribuzione di pacchi alimentari (despensas), denaro, medicine e mascherine alle comunità del Cartello del Golfo si è intensificata, con tanto di diffusione propagandistica sui social.
In altre regioni messicane, in cui i cartelli della droga hanno stabilito di fatto il pieno controllo su cittadini e territorio, si è verificato lo stesso fenomeno. I cartelli Jalisco New Generation e Sinaloa hanno iniziato a consegnare pacchi alimentari e medicinali in scatole di cartone, ben marchiate con il nome e il volto del capo cartello.
In un villaggio sperduto sulle colline dello Stato del Messico, come riportato da alcuni media, si sono formate lunghe code di centinaia di abitanti dei villaggi per ricevere il pacco alimentare di sussistenza da parte dei benefattori della Familia Michoacana.
Tutti esempi concreti della falsa e pericolosa filantropia dei Narcos, diventati ancora più potenti con la piaga del coronavirus in Messico.
Alcuni gruppi hanno anche imposto il coprifuoco nelle zone sotto il loro dominio con l’intento ufficiale di proteggere la popolazione dei villaggi dal rischio contagio.
Cartelli della droga sempre più forti. Dov’è lo Stato?
I cartelli della droga in Messico, che nelle loro cruenti lotte hanno ucciso 3.000 persone al mese anche con il lockdown, hanno optato per una strategia pericolosa.
I Narcos, infatti, si stanno concentrando sulle piccole comunità, mostrandosi benefattori generosi nei confronti, in realtà, di pochi messicani rispetto alla popolazione nazionale.
Tanto gli basta, però, per radicare consenso tra i disperati di remote comunità, dalle quali i cartelli chiederanno in cambio protezione per nascondere merci illegali, droga, armi e per reclutare contrabbandieri.
Il coronavirus, che ha accentuato le difficoltà economiche del Paese, ormai sull’orlo della recessione, è stata una grande opportunità per le bande della droga. Il Governo di Odrador infatti, fatica a dare soluzioni tangibili alla povertà, costretto anche a controllare il livello di debito statale.
E a obbedire agli ordini USA, che hanno imposto alle 6.000 maquiladoras, aziende al confine, di lavorare a pieno regime durante l’epidemia, peggiorando così la diffusione dei contagi.
In questa cornice precaria per il Messico, i Narcos si sono sostituti allo Stato all’ombra della pandemia.
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