Niente rianimazione agli anziani malati di coronavirus per rispettare le politiche legate al sovraffollamento degli ospedali: succede in Svizzera
Rianimazione negata agli anziani che accusano il più grave decorso del coronavirus, necessitando così della terapia intensiva. Procedura più che discutibile eppure parte di un protocollo preciso e stabilito ormai da oltre 6 mesi negli ospedali svizzeri.
Questi ultimi prevedono infatti - in casi di sovraffollamento delle terapie intensive - di non accogliere in reparto di rianimazione gli anziani affetti da coronavirus.
E anche se il confronto con obblighi simili resta tuttora raro, è inevitabile prevedere un aumento deciso di casi che porteranno i medici elvetici a negare la rianimazione a pazienti in età avanzata.
Va ricordato che in Svizzera si viaggia intorno ai 7-8mila nuovi casi al giorno, in una situazione che appare al momento meno caotica rispetto all’Italia ma che sta mettendo comunque a dura prova gli ospedali del territorio.
Coronavirus, negata rianimazione ad anziani in Svizzera
Con 6.592 nuovi casi e 10 morti la Svizzera prosegue - come gran parte dello scenario europeo - a far registrare una decisa crescita di positivi.
Numeri minori rispetto a quelli italiani ma comunque molto preoccupanti, specie se si analizza un rapporto malati-abitanti che va comparato a una popolazione molto minore sul territorio elvetico.
Così dallo scorso 20 marzo - ovvero dalla prima più massiccia comparsa del virus nel Paese - il protocollo sanitario stabilito di fronte alla pandemia nega esplicitamente la terapia intensiva gli anziani affetti da coronavirus.
Il tutto è indicato all’interno di un documento stilato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, che elenca tutti i tipi di pazienti ai quali non può essere garantita la rianimazione cardiopolmonare in casi di scarsità di posti letto disponibili.
Nello specifico, le età indicate sono sopra gli 85 anni o sopra i 75 anni ma con la presenza di contemporanee condizioni: “cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”.
Una misura che mira quindi a bloccare il sovraffollamento, ma che lo stesso presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino, Franco Denti, non ha esitato a definire una “scelta pesantissima”:
“Quando è uscita questa direttiva siamo saltati sulla sedia. Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per qualsiasi medico”.
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