L’Italia dovrà affrontare un inverno molto duro, e se il governo non prenderà delle misure drastiche adesso, alla fine di ottobre il numero dei ricoveri in terapia intensiva potrà raggiungere 1.500 pazienti, secondo il biologo Bucci.
La situazione sanitaria dettata dal coronavirus è destinata a peggiorare in modo drastico se non si prenderanno dei provvedimenti nel minor tempo possibile spiego il biologo Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia, precisando che a fine ottobre si potrà arrivare ad avere fino a 1.500 ricoveri nelle terapie intensive dei nostri ospedali, già adesso messi a dura prova dall’incremento dei contagi.
A fine ottobre 1.500 ricoveri in terapia intensiva
Secondo il biologo Bucci la situazione nel nostro paese è peggiorata all’inizio del mese di ottobre, è proprio dal quel momento infatti che il numero di persone affette da coronavirus per le quali si è reso necessario il ricovero in ospedale o nel reparto di terapia intensiva ha ripreso a salire.
Bucci spiega a Repubblica che “ci ritroveremo a fine ottobre con 1.500 ricoverati nelle terapie intensive e 12mila pazienti Covid nei reparti ordinari”. L’allentamento delle misure di prevenzione attuato durante il periodo estivo, secondo il biologo, è stata un’opportunità per rimettere “in moto la circolazione del virus che era stata fermata con il lockdown di primavera”.
“Ci siamo rimessi su un binario pessimo e stiamo per affrontare un inverno molto duro. Spero che non si ricorra al lockdown”, continua l’esperto che ha seguito l’emergenza sanitaria del Coronavirus fin dal suo esordio lo scorso marzo, e che, adesso ha ricominciato a peggiorare in modo drastico dopo un breve periodo in cui sembrava averci dato una tregua. Anche le cifre riportate dal bollettino della protezione civile non sono incoraggianti: l’incremento rispetto a ieri è di 11.705 nuovi casi, con il numero totale degli attualmente positivi che schizza a 126.137 casi.
I motivi della seconda ondata
Secondo il biologo Bucci l’arrivo della seconda ondata che ha comportato un incremento dei contagi si deve in larga parta alla riapertura del paese e alla ripresa delle attività lavorative e all’affollamento sui mezzi di trasporto, una decisione che tuttavia si è resa necessaria per far ripartire l’economia dell’Italia. Il biologo conclude affermando che:
“Dobbiamo diminuire il numero di persone che usano simultaneamente i mezzi di trasporto. Non va ridotta la libertà di spostamento delle persone ma loro densità in uno stesso luogo. Dobbiamo esigere che le istituzioni mitighino al massimo i danni alla salute e all’economia, senza perdere tempo. Finora sono state manchevoli, facendosi trovare impreparate alla seconda ondata e scaricando la responsabilità soprattutto sulle spalle delle persone”.
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