Cos’è il Piano strutturale di bilancio a medio termine? Primo ok in Cdm, deficit/Pil sotto 3% dal 2026

Violetta Silvestri

17/09/2024

Il Consiglio dei ministri ha esaminato lo schema del Piano strutturale di bilancio a medio termine: cos’è il documento richiesto dalla Commissione Ue sui conti pubblici e cosa ha deciso il Governo?

Cos’è il Piano strutturale di bilancio a medio termine? Primo ok in Cdm, deficit/Pil sotto 3% dal 2026

Il Piano strutturale di bilancio a medio termine è arrivato in Cdm, con il primo via libera dei ministri per lo schema generale del programma.

Il documento è considerato la grande novità della Legge di Bilancio 2025: di cosa si tratta e perché è stata introdotto questo programma dettagliato sui conti pubblici da Bruxelles?

Il cosiddetto piano strutturale è il frutto della riforma del Patto di stabilità e crescita, che a fine aprile 2024 è stata approvata dalle istituzioni Ue, introducendo di nuovo le regole sui limiti di debito e deficit degli Stati membri dopo la sospensione dei vincoli di bilancio per far fronte alla pandemia.

Il Consiglio dei ministri convocato oggi alle ore 11.00 e terminato alle 12.30 circa, ha dato il via libera allo schema portante del piano, privo ancora dei numeri chiave su Pil, deficit e debito che saranno pubblicati da Istat il 23 settembre e solo successivamente introdotti nel programma di riforme, misure e investimenti richiesto dall’Ue.

L’Iter previsto da Bruxelles per la presentazione del Piano strutturale di bilancio a medio termine subirà quindi uno slittamento, con l’invio in Commissione che sforerà i tempi stabiliti (entro il 20 settembre) e probabilmente sarà visionato in Ue i primi di ottobre.

Il documento è una nuova incombenza per il Governo e c’è molto interesse su come l’Italia imposterà il suo percorso di graduale ma costante rientro da debito e deficit in eccesso. Nella nota del MEF del dopo Cdm si legge che il deficit/Pil sarà già sotto il 3% nel 2026.

In sintesi, con la riforma del Patto di Stabilità, Bruxelles ha stabilito che i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil o con un disavanzo pubblico superiore al 3% del Prodotto interno lordo - tra i quali spicca l’Italia - dovranno presentare un documento specifico nel quale indicare nel dettaglio la traiettoria della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti che copra un periodo di quattro o cinque anni (in base alla durata della legislatura). Il percorso di risanamento dei conti potrà essere esteso a 7 anni nel rispetto di determinati criteri.

Lo scopo finale è garantire che il Paese interessato in questo programma di correzione e controllo dei conti pubblici sia coerente con l’obiettivo di riduzione del debito e del livello del deficit.

Il Consiglio dei Ministri di oggi 17 settembre ha delineato gli obiettivi di spesa e di ridimensionamento del debito e il pacchetto di riforme richiesti dal Piano strutturale di bilancio a medio termine, lasciando intendere di voler utilizzare la tempistica dei 7 anni. Ecco cos’è nel dettaglio, il calendario di presentazione e cosa prevede su deficit e debito.

Piano strutturale di bilancio a medio termine: cos’è e cosa prevede

Introdotto con la riforma del Patto di Stabilità e Crescita Ue, il Piano strutturale di bilancio a medio termine è il documento richiesto da Bruxelles a tutti i Paesi membri che superano i limiti imposti dalle regole comunitarie sui bilanci: debito/Pil oltre il 60% e deficit/Pil oltre il 3%.

L’Italia, che oltrepassa ampiamente tali limiti, è tra gli Stati membri interessati alla formulazione di questo dettagliato piano di rientro dei conti pubblici. Come si legge nella nota ufficiale del MEF, per Piano strutturale di bilancio a medi termine si intende lo strumento con lo scopo di offrire:

...una definizione del percorso della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti da realizzare in un determinato periodo, dopo l’approvazione da parte del Cdm sarà sottoposto al via libera del Parlamento prima di essere inviato a Bruxelles. Una procedura scelta dall’Italia.

L’obiettivo principale del documento è la definizione di una traiettoria per il nuovo aggregato di riferimento, la spesa netta, coerente con le nuove regole e l’orizzonte stabiliti dalla Commissione per il rientro dai deficit eccessivi da realizzare attraverso un piano di rientro che ha una durata di 4 anni, estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri.

Per spesa netta aggregata - introdotta con la riforma di aprile 2024 - si intende “la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee, senza contare gli interessi passivi sul debito e gli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa”.

La novità è importante poiché modifica l’indicatore principale di riferimento degli aggiustamenti di bilancio e sostituisce il precedente saldo strutturale. In sostanza, prendendo in esame la spesa netta aggregata, si fa riferimento a “un sottoinsieme della spesa, non influenzato dal ciclo economico, più sotto diretto controllo da parte dei governi”, come spiegato dall’Osservatorio dei conti pubblici.

Tra le voci di spesa che vengono escluse ci sono gli interessi sul debito pubblico che uno Stato paga ogni anno a chi possiede i titoli di Stato, le misure sulla disoccupazione e altre disposizioni straordinarie.

Per quanto riguarda le tempistiche coperte dal piano, esso ha una validità quinquennale (la durata del Governo in Italia) e non annuale. In pratica, non si potranno rivedere gli obiettivi programmatici a scadenza annuale, salvo eccezioni come la caduta di un esecutivo prima della fine dei 5 anni. I progressi compiuti in base al programma verranno presentati in una Relazione entro ogni 30 aprile di ogni anno.

Il piano di rientro del deficit può prevedere una durata di 7 anni, quindi più lunga, solo se rispondente a un programma dettagliato di riforme.

Il Piano strutturale di bilancio in numeri e obiettivi per l’Italia

Nel presentare il suo piano strutturale per il rientro di debito e deficit, l’Italia dovrà costruire un percorso credibile di risanamento dei conti pubblici.

Il nostro Paese parte da un deficit del 7,4% nel 2023 e un debito pubblico sul Prodotto interno lordo di oltre il 137%. In sintesi, in 7 anni dovrà garantire una diminuzione costante del deficit di 0,5 punti percentuali all’anno e una contestuale riduzione del debito di un punto percentuale all’anno.

Si tratta di circa 10-12 miliardi di euro all’anno nel bilancio, da ottenere con la riduzione della spesa pubblica, un aumento delle entrate fiscali, misure ad hoc sulla produttività e sulla crescita sostenibile.

Dopo il Cdm del 17 settembre, nel quale l’esecutivo ha dato l’approvazione allo schema generale, il MEF ha pubblicato la nota nell quale si legge che “nell’orizzonte temporale considerato dal Piano il tasso di crescita della spesa netta si attesterà su un valore medio prossimo all’1,5 per cento, in linea con i principali saldi di finanza pubblica già previsti dal Programma di Stabilità dello scorso aprile.

Il percorso di rientro dal disavanzo eccessivo vedrà inoltre l’Italia raggiungere la soglia sotto il 3% del rapporto deficit/PIL già nel 2026. In seguito, il “percorso proposto consentirà di garantire la stabilità del debito pubblico italiano e permettere alla finanza pubblica di affrontare con maggiore efficacia le sfide future.”

Il Consiglio dei ministri ha anche approvato nel piano le riforme e gli investimenti sulla scia del Pnrr e riguardanti PA, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, compliance fiscale da effettuare nel periodo di aggiustamento di 7 anni.

La tabella di marcia del Piano strutturale di bilancio a medio termine

L’agenda detta ritmi serrati per il Piano strutturale di bilancio a medio termine italiano.

Nel Consiglio dei ministri del 17 settembre è stato approvato lo schema generale del documento. La parola finale dell’esecutivo verrà data il 24 settembre, dopo che saranno inseriti i dati definitivi su Pil, deficit e debito pubblicati d Istat il 23 settembre.

Il 25 settembre il piano dovrebbe quindi essere definitivo e presentato in Parlamento per l’approvazione di Camera e Senato. Una volta concluso l’iter parlamentare, il documento arriverà a Bruxelles. Agli inizi di ottobre, quindi, sarà al vaglio della Commissione europea.

Secondo questa tabella di marcia, la deadline imposta da Bruxelles per la presentazione del piano, il 20 settembre, non sarà rispettata dall’Italia. Il ministro Giorgetti ha fatto sapere di aver inviato nota alla Commissione di questo slittamento.

Considerando che il Documento programmatico di bilancio dovrà essere presentato all’Ue entro il 15 ottobre, si stima che l’Italia presenterà il suo Piano strutturale di bilancio a medio termine prima della metà del mese prossimo.

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