Un mondo in bilico si appresta a iniziare il nuovo anno: cosa accadrà nel 2023? Tanti gli scenari incerti tra guerra, crisi energetica, recessione, tensioni geopolitiche alle stelle. Le previsioni.
Il mondo che verrà: che 2023 aspettarsi dopo un anno davvero imprevedibile e pieno di difficoltà?
Fare previsioni sta diventando un azzardo, considerando cosa è accaduto nel 2022 con l’atto di aggressione russo contro l’Ucraina che ha letteralmente sconvolto l’Europa e le relazioni globali in generale.
Con una crisi energetica in pieno corso, un’inflazione solo lievemente raffreddata dopo picchi ingestibili e straordinari, il commercio mondiale sconvolto dal post-pandemia con i colli di bottiglia e da relazioni economiche tra Stati sempre più indirizzate a sconfiggere nemici e aumentare il dominio nazionale, una guerra dagli esiti assai incerti, un allarme nucleare sempre attivo e un Medio Oriente caldo tra proteste iraniane e ritorno della destra radicale in Israele, l’anno nuovo si preannuncia ricco di sfide.
Cosa accadrà? Le opinioni e le previsioni di alcuni esperti e analisti, per ipotizzare cosa può succedere nel mondo nel 2023.
La guerra Russia-Ucraina può finire nel 2023?
Sul FT, Tony Barber non prevede una vera tregua tra Mosca e Kiev nel nuovo anno: “È improbabile che le condizioni per un cessate il fuoco duraturo, per non parlare di un accordo di pace formale, vengano soddisfatte nel 2023.”
Secondo la sua visione, il presidente Zelenskyy non può accettare un cessate il fuoco che lasci l’Ucraina senza il territorio perduto dall’invasione della Russia a febbraio, oltre al Donbass e alla Crimea occupati, sequestrati nel 2014. Riconquistare quel territorio richiederebbe però armi che l’Occidente sembra riluttante a fornire.
La Russia sta cercando intanto di riorganizzarsi e sta preparando il suo popolo per una lunga guerra. È molto probabile un conflitto duraturo e stridente.
Mikhail Minakov, analista di Ispi e del Kennan Insitute ipotizza due scenari. Nel primo, il più probabile, la guerra si protrarrà nel corso nel 2023. Con diversi rischi:
...un’escalation del numero di vittime tra civili e combattenti, come pure la distruzione degli insediamenti ucraini, delle infrastrutture fondamentali, dell’industria e del sistema energetico...Le sanzioni attuali e future contro la Russia mineranno ulteriormente la forza economica russa, ma ci saranno anche ripercussioni per le economie occidentali, con un rischio di proteste di massa in tutti i paesi in conflitto. Nessuna delle economie del continente europeo sarà in grado di sostenere il tenore di vita che aveva prima del 2022. Pertanto, il protrarsi della guerra in Ucraina approfondirà i rischi esistenti e ne farà sorgere di nuovi per tutte le società dell’Europa e dell’Eurasia settentrionale.
Nel secondo scenario, si intravede la possibilità di un accordo tra le due parti, almeno temporaneo. Tuttavia, sottolinea Minakov, “le parti coinvolte nella guerra non hanno raggiunto i loro scopi e hanno risorse e volontà politica sufficienti per vincere. Pertanto, la pace in Ucraina può essere solo temporanea: senza una piena vittoria sulla Russia, autrice dell’aggressione, non ci può essere una pace stabile in Ucraina e nell’intera Europa orientale.”
Europa in blackout
David Sheppard su Financial Times non esclude uno degli scenari peggiori per la crisi energetica in Europa: periodi di blackout. “Potrebbe accadere prima di aprile se il tempo è abbastanza freddo, ma il prossimo inverno è la sfida più grande”, specifica l’esperto.
Il punto è che, sebbene i siti di stoccaggio del gas siano ormai quasi pieni, sarà difficile rifornirli in primavera. Nel 2022, i flussi di gas russo sono rimasti sostanzialmente intatti fino a giugno, ma nel 2023 saranno prossimi allo zero.
Il gas naturale liquefatto, in arrivo soprattutto dagli Usa, farà fatica a coprire il deficit. A compensare il rischio c’è il passaggio a ritroso dell’Europa dal gas al carbone.
Le centrali nucleari francesi dovrebbero avere meno problemi di manutenzione, ma il sistema energetico è in tensione da 18 mesi. Il rischio che qualcosa si rompa è in aumento per Sheppard.
Alessandro Blasi dell’AIE commenta che uno degli aspetti più critici della crisi energetica europea è la sopravvivenza della sua industria: “Allo stato attuale, il gas naturale continua a essere una fonte di energia importante per l’industria; per questo motivo, il rischio di carenze e l’impennata dei prezzi dell’energia rappresentano un problema molto spinoso per la competitività dell’industria europea. L’Europa risulta quindi colpita su più livelli: le famiglie, per via delle bollette dell’energia, il settore industriale a causa di prospettive poco rosee e perdita di competitività.”
Un aspetto, quest’ultimo, che sta già provocando attriti con gli Usa, che hanno approvato risorse ingenti proprio per sostenere il comparto industriale nazionale, mettendo a rischio la capacità delle imprese europee di tenere il passo.
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Banche centrali: le mosse di Fed e Bce nel 2023
Alla domanda se la Fed inizierà a tagliare i tassi di interesse nel 2023, l’analista del Financial Times Martin Wolf risponde con certezza: no, il costo del denaro continuerà a crescere.
Il mercato prevede che il tasso sui Federal Funds raggiungerà il picco del 4,9% nella prima metà del 2023 per poi scendere al 4,7% a settembre e al 4,4% a dicembre. Ma la grande maggioranza dei membri dell’Open Market Committee ritiene che finirà nel 2023 al 5% o più. Quest’ultima previsione si rivelerà corretta per l’esperto.
Come ha avvertito a novembre il presidente della Fed Jay Powell, “la storia mette in guardia contro un allentamento prematuro della politica. Manterremo la rotta fino a quando il lavoro non sarà terminato. La Fed non vuole ripetere il suo errore di compiacenza.”
E la Bce? L’interesse verso la Banca centrale europea non è soltanto legato alla politica sui tassi, che saranno ancora in aumento almeno di 50 punti base nel 2023 come detto da Lagarde. Il focus è anche sulla riduzione di bilancio che partirà in primavera e sul quesito se Francoforte utilizzerà o no il suo nuovo backstop per contenere gli spread obbligazionari dell’Italia o di altri.
Tej Parik prevede sul FT che tassi più elevati, una recessione e un inasprimento quantitativo aumenteranno la pressione sui rendimenti obbligazionari periferici in Eurozona.
Tuttavia, secondo l’analista, i criteri per l’attivazione dello strumento di protezione della trasmissione appositamente creato rimangono delicati e soggettivi e la Bce può utilizzare i programmi obbligazionari esistenti o frenare prima il QT per arrestare qualsiasi aumento degli spread. “Anche il governo italiano guidato dall’estrema destra Giorgia Meloni è stato finora più solido dal punto di vista fiscale del previsto. Questo può cambiare rapidamente, ovviamente”, commenta.
Intanto, Lagarde avvisa che la prevista recessione invernale del blocco, indotta dall’aumento dei costi energetici, sarà probabilmente breve e superficiale, a condizione che non vi siano ulteriori shock. E che i salari vanno tenuti sotto osservazione, perché aumenti possono provocare impennate dei prezzi.
Cina tra crescita, Covid e tensione per Taiwan
Il 2023 sarà all’insegna della Cina. La potenza asiatica è osservata speciale. Secondo James Kynge (FT) il dragone sta affrontando un finale 2022 pessimo. L’apertura dalla sua politica zero-Covid causerà purtroppo molte più vite e sta travolgendo gli ospedali, come ha fatto la pandemia altrove nel 2020-21.
Tuttavia, molto può cambiare e cambierà nel corso dell’anno. Una volta che la Cina imparerà a convivere con il Covid, l’attività economica dovrebbe riprendersi con forza. La spesa dei consumatori sarà stimolata da un eccesso di risparmi alimentato dalla pandemia e Pechino lancerà un pacchetto di stimoli incentrato sulle infrastrutture.
Gideon Rachman si sofferma invece sul clima di tensione su Taiwan: sarà guerra nel 2023? “Un giorno Xi Jinping potrebbe decidere di attaccare o bloccare Taiwan, ma probabilmente non nel 2023. Un’invasione sarebbe una scommessa colossale”, secondo l’analista.
Se andasse male, Xi potrebbe iniziare una guerra con gli Stati Uniti, perdere il potere e danneggiare in modo permanente le prospettive della Cina. Un blocco è molto più probabile: eserciterebbe un’enorme pressione su Taiwan affinché si pieghi e sfiderebbe gli Stati Uniti a sparare il primo colpo. Ma anche questo comporterebbe enormi rischi. È improbabile che Xi lanci provocazioni, a meno che non sia convinto che Taiwan gli stia definitivamente sfuggendo di mano. Le elezioni presidenziali di Taiwan del 2024 potrebbero essere il prossimo punto di crisi.
Africa in default
Non solo Europa, Stati Uniti, Cina: occhio anche ad altre zone del mondo e alla loro possibilità di sconvolgere equilibri.
David Pilling non esclude default in Africa nel 2023: “come minimo, ci saranno ristrutturazioni del debito...Dopo le grandi cancellazioni in Africa 20 anni fa, il debito è aumentato man mano che i sovrani hanno sfruttato i mercati delle eurobbligazioni e preso in prestito bilateralmente.”
Ora, mentre i tassi di interesse aumentano e le economie vacillano all’indomani del Covid, i pagamenti del servizio del debito stanno diventando insostenibili in alcuni Paesi. Ciad, Etiopia e Zambia hanno aderito al quadro comune del G20 per gli stati in difficoltà debitorie. L’anno scorso, il Ghana ha ottenuto un piano di salvataggio del FMI alla chiusura dei mercati commerciali. Non sarà l’ultimo.
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