Cosa sono e quali sono gli indici di bilancio? Ecco a cosa servono e perché sono importanti per determinare la solidità di un’azienda.
Gli indici di bilancio rappresentano uno strumento fondamentale per l’analisi finanziaria delle aziende. Questi indicatori numerici forniscono dei dati cruciali sulla salute economica, la redditività e la solidità patrimoniale di un’impresa. L’utilizzo degli indici di bilancio consente una valutazione approfondita delle performance aziendali, sotto diversi punti di vista, permettendo di confrontare i risultati nel tempo e con altre realtà del settore.
Insomma, conoscere gli indici di bilancio è essenziale per chi si occupa di gestione aziendale, considerato che il lavoro dei team specifici passa proprio da queste informazioni. Ecco, allora, quali sono gli indici di bilancio, il loro significato e quanto sono importanti per leggere e analizzare i bilanci delle aziende.
Cosa sono gli indici di bilancio
Gli indici di bilancio, noti anche come quozienti di bilancio, rappresentano uno strumento fondamentale per l’analisi finanziaria delle aziende. Questi indicatori numerici sono ricavati dal bilancio d’esercizio riclassificato e hanno una duplice caratteristica: consentono di formulare un giudizio sul profilo economico-finanziario dell’impresa e sono calcolati mettendo a confronto due valori di bilancio mediante una divisione.
La finalità degli indici di bilancio è, dunque, quella di rilevare se un’impresa riesce a raggiungere l’equilibrio economico. In tal senso, sono due le condizioni da soddisfare: i ricavi devono superare – o almeno pareggiare – il volume dei costi e l’azienda deve raggiungere un’adeguata potenza finanziaria.
L’analisi di bilancio per indici, o «ratio analysis», è una tecnica di indagine che rielabora le informazioni contenute nel bilancio di esercizio al fine di comprendere l’evoluzione, lo stato di salute e gli scenari futuri di un’azienda.
Più approfonditamente, questa analisi si muove su tre direttrici: quella patrimoniale, in cui vengono indagate la struttura e l’autonomia finanziaria, quella relativa alla liquidità, utile per determinare se un’azienda è in grado di onorare i propri debiti, e quella di redditività, che presenta alcuni degli indicatori più noti nel campo.
Tipologie principali di indici
Come abbiamo anticipato, quindi, gli indici di bilancio si possono dividere in tre grandi categorie, che possiedono tutte delle caratteristiche (e utilità) di base differenti.
- Indici di redditività: esprimono in percentuale la misura in cui il reddito remunera il capitale apportato o i ricavi di vendita conseguiti. Tra questi, il ROI (Return on Investment) e il ROE (Return on Equity) sono particolarmente rilevanti per valutare la redditività del capitale investito e del patrimonio netto.
- Indici di liquidità: riflettono la situazione finanziaria dell’azienda, solitamente riferita al breve periodo. Questi indicatori permettono di valutare la capacità dell’impresa di far fronte tempestivamente alle uscite monetarie derivanti dalla gestione.
- Indici di struttura finanziaria: esprimono la composizione del capitale aziendale, sia come investimenti che come finanziamenti. Gli indici di solidità patrimoniale, in particolare, sono impiegati per valutare l’adeguatezza dell’entità del patrimonio apportato dai proprietari in confronto ai mezzi portati da terzi.
L’utilizzo combinato di questi indici consente di effettuare un’analisi di bilancio completa, offrendo una visione a 360 gradi dell’impresa sia a consuntivo che nel medio e lungo periodo. È importante sottolineare che l’analisi deve sempre essere effettuata su un arco temporale di più anni e con un raffronto ai valori medi del settore di riferimento per ottenere una valutazione accurata e significativa.
Quali sono gli indici di bilancio?
L’interpretazione e l’utilizzo degli indici di bilancio richiedono una comprensione approfondita del contesto aziendale e di settore, nonché la capacità di integrare diverse fonti di informazione per ottenere una visione completa e accurata della situazione economico-finanziaria dell’impresa. In primis, è fondamentale sapere quali sono gli indici di bilancio, cosa rappresentano e come si utilizzano, in base anche alle necessità e alle prospettive dell’analisi stessa.
Indici di redditività
Gli indici di redditività sono strumenti fondamentali per valutare l’efficienza e la performance economica di un’azienda. Questi indicatori forniscono informazioni cruciali sulla capacità dell’impresa di generare profitti in relazione alle risorse impiegate. Tra i principali indici di redditività, il ROE, il ROI e il ROS rivestono un ruolo di particolare importanza nell’analisi di bilancio.
- ROI: questo indice – acronimo di Return on Investment –si calcola dividendo il reddito operativo per il capitale investito, determinando di conseguenza quanto rende quest’ultimo. In base al valore misurato dall’indicatore, sono tre gli scenari che si possono concretizzare: il reddito operativo è più elevato rispetto al capitale investito, per cui l’investimento rende più del costo del denaro; reddito operativo e capitale investito si eguagliano, rendendo dunque nullo l’investimento; il reddito operativo è inferiore al capitale investito, il che determina la necessità di spegnere gli investimenti per non perdere ulteriore denaro.
- ROE: acronimo di Return on Equity, questo indice ha la stessa funzione di quello appena illustrato, ma accende i riflettori sul capitale investito dai soci. Associato recentemente alla debolezza del sistema bancario italiano, l’indice si ricava con la seguente formula: reddito netto diviso mezzi propri.
- ROA: abbreviazione di Return on Assets, questo indicatore misura la redditività degli investimenti, differenziandosi - anch’esso – dal ROI. Infatti, il ROA prende in considerazione l’intero attivo di un’azienda, con una formula che recita: utile pre-oneri finanziari diviso totale dell’attivo.
- ROS: il Return on Sales misura il margine di profitto sulle vendite comparando – come evidenziato dalla formula – il reddito operativo con il fatturato.
Per ultimo, esistono altri due tipi di indicatori della redditività aziendale:
- l’AT, che ci calcola dividendo il fatturato per il capitale investito (logicamente, un AT elevato è un buon segno per un’azienda);
- il Leverage, che misura il grado di indebitamento di un’impresa.
L’analisi combinata di questi indici di redditività fornisce una visione completa della performance economica dell’azienda, permettendo di valutare l’efficienza nella gestione delle risorse, la capacità di generare profitti e la sostenibilità del modello di business nel lungo periodo.
Indici patrimoniali e finanziari
Gli indici patrimoniali e finanziari, invece, sono strumenti fondamentali per valutare la solidità e la liquidità di un’azienda. Questi indicatori forniscono informazioni cruciali sulla struttura del capitale e sulla capacità dell’impresa di far fronte ai propri impegni finanziari.
Una macro-categoria, questa, che è utile dividere in due gruppi.
- Analisi di struttura: in questa categoria ritroviamo gli indici per l’analisi della rigidità delle fonti di capitale, utili a determinare il grado di copertura finanziaria di attività con capitale proprio e debiti a lungo termine. In questo caso, un valore alto riduce il rischio per l’azienda di ritrovarsi nella condizione di non poter onorare i propri debiti. Vi è poi l’indice relativo all’analisi dell’elasticità degli investimenti, che si ricava dal rapporto tra le attività correnti e le attività totali. Infine, gli indicatori sulla rigidità degli investimenti che rilevano l’impatto delle immobilizzazioni sul totale degli investimenti.
- Analisi di autonomia finanziaria: in questo campo sono tre gli indici di riferimento. In primis, quello che misura il grado di copertura delle immobilizzazioni, il cui valore si ricava sommando i debiti da immobilizzazioni di lungo termine al capitale netto, e dividendo il risultato per le immobilizzazioni nette. Vi è poi un indice che rileva il grado di copertura immobilizzazioni, che si misura dividendo il capitale netto per le immobilizzazioni nette. Infine, l’indicatore relativo alla copertura delle attività, che rileva la capacità dell’azienda di far fronte agli investimenti con il capitale proprio. In questo caso, si divide il capitale netto per l’attività, moltiplicando poi il risultato per cento.
Indice di liquidità
L’indice di liquidità, anche conosciuto come quick ratio o acid test, misura la capacità dell’azienda di far fronte agli impegni finanziari a breve termine utilizzando le attività più liquide.
In questo campo, sono due gli indicatori di riferimento.
- Indice di liquidità generale: indicatore, questo, che evidenzia la capacità di un’impresa di coprire le passività rispetto alle attività correnti. Per ottenere questo parametro, è necessario dividere l’attivo circolante per i debiti a breve termine.
- Indice di liquidità primaria: ovvero, il tasso di copertura delle passività con liquidità immediata. La formula si ricava sottraendo le scorte di magazzino all’attività circolante, e dividendo il tutto per le passività correnti.
Come analizzare gli indici nel tempo
L’analisi temporale degli indici di bilancio è fondamentale per comprendere l’evoluzione della situazione economico-finanziaria di un’azienda.
Esaminando gli indici su una serie di bilanci consecutivi, è possibile identificare trend e pattern che possono rivelare miglioramenti o peggioramenti nelle diverse aree della gestione aziendale.
Per esempio, un aumento costante del ROI (Return on Investment) nel corso degli anni potrebbe indicare un miglioramento nell’efficienza operativa e nella capacità di generare profitti. Al contrario, un declino progressivo dell’indice di liquidità potrebbe segnalare problemi emergenti nella capacità dell’azienda di far fronte ai suoi impegni a breve termine.
È importante considerare che l’analisi temporale deve essere condotta su un arco di almeno tre anni per ottenere una visione significativa delle tendenze in atto. Inoltre, è fondamentale contestualizzare i cambiamenti negli indici con eventi aziendali specifici o condizioni di mercato che potrebbero aver influenzato i risultati.
Confronto con i benchmark di settore
Il confronto degli indici di bilancio con i benchmark di settore rappresenta un altro aspetto cruciale dell’analisi finanziaria. Questo approccio permette di valutare la performance dell’azienda rispetto ai suoi concorrenti e alla media del settore, fornendo preziose informazioni sul posizionamento competitivo dell’impresa.
Per effettuare un confronto efficace, è essenziale selezionare benchmark appropriati che riflettano accuratamente le caratteristiche del settore e le dimensioni dell’azienda analizzata. Ad esempio, per una PMI del settore manifatturiero, sarebbe più appropriato utilizzare come riferimento gli indici medi di altre PMI dello stesso settore piuttosto che quelli di grandi multinazionali.
Nel confronto con i benchmark, è importante considerare non solo i valori assoluti degli indici, ma anche le loro variazioni nel tempo. Un’azienda potrebbe avere indici inferiori alla media del settore, ma se sta mostrando un miglioramento costante potrebbe essere un segnale positivo per il futuro.
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