Cosa sta succedendo alle petroliere nel Mar Rosso?

Violetta Silvestri

13/01/2024

Petroliere bloccate o deviate dal Mar Rosso: cosa sta accadendo e perché il mercato del greggio è a rischio con il caos in questa regione? Il prezzo dell’oro nero può schizzare, la situazione.

Cosa sta succedendo alle petroliere nel Mar Rosso?

L’ombra del caos nel Mar Rosso oscura sempre di più il mercato del petrolio: venerdì 12 gennaio diverse delle principali compagnie petrolifere del mondo hanno bloccato o deviato il traffico verso questo strategico lembo di mare dopo gli attacchi degli aerei statunitensi e britannici contro i militanti Houthi alleati dell’Iran nello Yemen.

I ribelli yemeniti hanno preso di mira navi commerciali dalla fine dello scorso anno in attacchi mirati a palesare il sostegno ai palestinesi contro l’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza. Tali incidenti si sono concentrati nello stretto di Bab al-Mandab, a sud-ovest della penisola arabica.

In un ulteriore segno di escalation, giovedì 11 gennaio l’Iran ha sequestrato una cisterna con greggio iracheno destinato alla Turchia. L’incidente è avvenuto più vicino allo Stretto di Hormuz, tra l’Oman e l’Iran, un altro importante corridoio marittimo.

I prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 2% ieri, dopo essere schizzati ulteriormente all’inizio della sessione, con il greggio Brent scambiato sopra gli 80 dollari.

Mercato del petrolio a rischio caos? Cosa succede nel Mar Rosso

Il mercato del petrolio è in fermento in queste ore.

Le petroliere Toya, Diyyinah-I, Stolt Zulu e Navig8 Pride LHJ sono state tutte viste invertire la rotta durante il viaggio per evitare il Mar Rosso venerdì, secondo il monitoraggio delle navi di LSEG e Kpler (stando a quanto riportato da Reuters).

Altre cinque petroliere – Madarah Silver, Hafnia Thames, Free Spirit, Front Fusion e Gamsunoro – hanno effettuato deviazioni o sospeso la navigazione venerdì. Nello stesso giorno, il gruppo petrolifero danese Torm ha dichiarato di aver deciso di sospendere tutti i transiti attraverso il Mar Rosso meridionale.

Anche le compagnie di navigazione Hafnia e Stena Bulk hanno affermato che eviteranno Bab al-Mandab.

Le principali compagnie di spedizioni di container Maersk e Hapag Lloyd hanno accolto con favore le misure per proteggere la regione. Ma non hanno detto se gli attacchi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna sarebbero stati sufficienti per far loro tornare sul Canale di Suez, la rotta più veloce tra l’Asia e l’Europa che rappresenta circa il 12% del traffico globale di container.

Il mese scorso, la compagnia petrolifera belga Euronav ha dichiarato che avrebbe evitato la zona del Mar Rosso fino a nuovo avviso. Un portavoce dell’azienda ha appena ribadito che la politica non è cambiata.

Nelle ultime settimane numerose compagnie di navigazione avevano deciso di evitare la regione del Mar Rosso a causa dei maggiori rischi.

Nonostante alcune deviazioni di navi cisterna, le interruzioni della catena di approvvigionamento sono state limitate principalmente al settore del trasporto di container da quando gli Houthi hanno intensificato i loro attacchi marittimi a dicembre. Il traffico di petroliere attraverso il Mar Rosso è rimasto stabile lo scorso mese. Ma tutto può ancora succedere.

Mar Rosso e petrolio: la posta in gioco

La coalizione multinazionale ha consigliato alle navi di evitare di transitare nello stretto di Bab el-Mandeb per “diversi giorni”, secondo una dichiarazione dell’Associazione internazionale dei proprietari di navi cisterna indipendenti.

Lo stretto in questione collega il Golfo di Aden con il Mar Rosso. Secondo la società di analisi commerciale Kpler, ogni giorno transitano nel Mar Rosso circa 7 milioni di barili di petrolio greggio e altri prodotti.

Gli attacchi statunitensi e britannici allo Yemen “potrebbero segnare un punto di svolta poiché, almeno per alcuni giorni, lo stretto di Bab al-Mandab diventerà una zona di guerra”, ha affermato Alberto Ayuso Martin, capo della ricerca presso Medco.

Anche lo stretto di Hormuz è nel mirino. Secondo Kpler, ogni giorno transitano in questo passaggio circa 18 milioni di barili di greggio e prodotti.

Robert McNally, presidente di Rapidan Energy, ha affermato che il punto critico è proprio il Libano, dove Israele ha minacciato di respingere Hezbollah, alleato dell’Iran, dalla zona di confine. Hezbollah è il braccio destro strategico dell’Iran, ha detto McNally, e Teheran dovrebbe rispondere.

“Il suo punto di leva è il petrolio, in particolare il prezzo della benzina in una stagione elettorale”, ha detto McNally dell’Iran. Il rischio è che Teheran risponda a un grave attacco israeliano contro Hezbollah attaccando le navi petrolifere nello Stretto di Hormuz o prendendo di mira le infrastrutture petrolifere nel Golfo Arabico, ha detto McNally.

Giovedì la Marina iraniana ha sequestrato una petroliera nel Golfo di Oman. Goldman Sachs ha affermato che i prezzi del petrolio potrebbero raddoppiare se ci fosse un’interruzione prolungata nello Stretto di Hormuz, anche se la banca d’investimento ritiene che questo scenario sia improbabile.

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