Cosa succede dopo le elezioni in Taiwan

Alessandro Nuzzo

14 Gennaio 2024 - 09:48

William Lai è stato eletto il nuovo presidente dell’isola. Un risultato storico che potrebbe incrinare i rapporti con la Cina che mira sempre alla riunificazione.

Cosa succede dopo le elezioni in Taiwan

Giornata storica a Taiwan dove si sono svolte le elezioni presidenziali. I candidati alla nuova presidenza dell’isola erano tre persone: William Lai, candidato del Partito democratico progressista, Hou Yu-ih del Kmt e Ko Wen-je del Tpp. Le elezioni hanno toccato un’affluenza record con oltre il 70% di persone che si sono recate alle urne. Fin dalle prime ore dopo l’inizio dello spoglio, la candidatura di William Lai ha preso subito il largo facendo intendere immediatamente l’esito di queste elezioni. Alla fine è lui a trionfare con più di 5 milioni di voti e il 40% delle preferenze.

La vittoria di William Lai, candidato del partito democratico progressista è un risultato storico perché il partito è al potere da due mandati e nella storia della piccola isola non era mai successo che ci fosse un terzo consecutivo. La vittoria di Lai, ex vicepresidente della premier uscente Lai Ching-te, potrebbe aprire nuovi scenari geopolitici in quell’area.

Storicamente la Cina ha sempre cercato di avere una forte influenza politica su Taiwan, considerandola parte integrante del suo territorio e non accettando mai la sua indipendenza. Negli ultimi 8 anni al Governo del partito democratico i dialoghi con Pechino si sono raffreddati sempre di più. Per questo la Cina sperava in un esito diverso di queste elezioni cercando prima delle votazioni di indirizzare i voti verso gli altri candidati usando parole di propaganda invitando i cittadini taiwanesi a fare la scelta giusta perché l’alternativa «è tra pace e guerra».

Cosa succede a Taiwan dopo la vittoria di William Lai

William Lai è il nuovo presidente di Taiwan e in conferenza stampa post vittoria ha ribadito i suoi concetti che puntano sulla difesa della democrazia e dell’indipendenza dell’isola. «Voglio ringraziare il popolo taiwanese per aver scritto un nuovo capitolo nella nostra democrazia. Abbiamo dimostrato al mondo quanto abbiamo a cuore la nostra democrazia. Questo è il nostro impegno incrollabile», le sue prime parole.

Lai è storicamente uno scettico nei confronti della Cina e la sua vittoria potrebbe inasprire ulteriormente i rapporti con Pechino ma anche inevitabilmente tra Cina e Stati Uniti, visto che gli americani sono da sempre potenza che si è schierata, seppur indirettamente, a difesa dell’indipendenza dell’isola.

Lai ha detto di essere «determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni della Cina e l’obiettivo resta quello di mantenere la pace e la stabilità». Ha promesso che userà il dialogo per sostituire il confronto con Pechino.

In Cina auspicavano un esito diverso da queste elezioni. Pechino considera Lai «un indipendentista distruttore della pace». Esauriti i metodi negoziali per riunificare l’isola, il presidente Xi potrebbe decidere di passare alla forza usando il suo esercito.

Dopo le elezioni da Pechino hanno fatto sapere che nonostante l’esito del voto «la riunificazione è inevitabile». Il voto, ha fatto sapere il portavoce dell’ufficio degli affari di Taiwan a Pechino tramite l’agenzia Xinhua, «non ostacolerà l’inevitabile riunificazione con la Cina» e ha aggiunto che Pechino si oppone alle «attività separatiste».

La Cina considera Taiwan una provincia ribelle e parte «inalienabile» del suo territorio da riunificare anche con la forza, se necessario. Riportare la provincia ribelle sotto il suo stretto controllo è uno degli obiettivi cardine che il presidente Xi si è prefissato di raggiungere prima del termine del suo mandato.

Cosa ne pensano gli Stati Uniti

Chi osserva attentamente sono anche gli Stati Uniti che sono storicamente una nazione vicina a Taiwan, difensori dell’indipendenza anche aiutando l’isola fornendo armi. Il primo commento del presidente Biden è però stato quello che gli Stati Uniti non sosterranno l’indipendenza di Taiwan. In modo indiretto lo fanno però da anni fornendo armi nonostante la mancanza di legami diplomatici formali con l’isola.

Quindi al momento si punta sulla diplomazia cercando di non interferire direttamente nella questione. Ma le tensioni nei prossimi mesi tra Cina e Taiwan potrebbero inasprirsi e a quel punto cosa faranno gli Stati Uniti?

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