Cosa succede se Putin perde la guerra? Il piano per dividere la Russia

Alessandro Cipolla

9 Marzo 2023 - 08:28

La guerra non si ferma ma a Bruxelles già sembrerebbero pensare al dopo-Putin: se la Russia dovesse uscire sconfitta dal conflitto, la Federazione potrebbe essere smembrata.

Cosa succede se Putin perde la guerra? Il piano per dividere la Russia

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina sono tante le domande attualmente senza risposta; tra di queste, la madre di ogni interrogativo senza dubbio è quale possa essere l’epilogo del conflitto in atto da più di un anno.

Tra le diverse autentiche sciarade che aleggiano tetre sopra i cieli del Vecchio Continente, c’è anche quella riguardante quale possa essere il destino della Russia se Vladimir Putin alla fine dovesse perdere la guerra.

Viste le ultime notizie che arrivano da Bakhmut, sembrerebbe che la Russia abbia ripreso vigore nella sua avanzata dopo lo stallo degli ultimi mesi e la riconquista da parte dell’Ucraina a fine estate di alcuni dei territori persi in precedenza.

Resta da capire però quale sia il reale obiettivo di Putin: conquistare l’intero Donbass per sedersi poi al tavolo delle trattative, oppure arrivare fino a Kiev per issare la propria bandiera sul palazzo presidenziale?

Altra domanda questa senza risposta, ma una certezza è che gli Stati Uniti non possono permettersi una vittoria della Russia e, se le truppe di Mosca dovessero avanzare verso Kiev, sarebbe assai probabile un intervento diretto della Nato in quella che diventerebbe a tutti gli effetti una guerra mondiale.

Cosa succede se la Russia perde la guerra

Arrivati a questo punto della guerra, il sentore è che gli Stati Uniti vogliano provare a centrare il bersaglio grosso: sbarazzarsi una volta per tutte di Vladimir Putin. Un desiderio questo che sarebbe condiviso con Polonia, Finlandia e Stati baltici, da tempo attanagliati dal terrore di poter fare la fine dell’Ucraina.

Naturalmente c’è un “piccolo” particolare di cui tenere conto: prima di capitolare o di alzare bandiera bianca, Vladimir Putin potrebbe usare una delle migliaia di armi nucleari già pronte all’uso nei magazzini russi.

Incubo guerra nucleare a parte, a Bruxelles sembrerebbero avere fretta nel cercare di capire quale possa essere il destino della Russia nel caso in cui l’Ucraina - o la Nato - dovesse uscire vincitrice dal conflitto.

Nelle scorse settimane infatti il Parlamento europeo ha ospitato una delegazione del Forum delle libere nazioni della post-Russia, per un incontro organizzato dai Conservatori e Riformisti che hanno Giorgia Meloni come loro presidente.

Come scrive Today, si tratta di un movimento che “raccoglie le istanze indipendentiste di minoranze etniche e realtà regionali russe finalizzate alla trasformazione strutturale del Paese”. In particolare i componenti vengono da Regioni come la Siberia o gli Urali, che potrebbero diventare indipendenti se la Russia dovesse perdere la guerra.

Lo scopo della nostra azione è sostenere la liberazione e la decolonizzazione rapida e non violenta delle regioni indigene attualmente sotto il pugno di Mosca - hanno dichiarato gli organizzatori dell’incontro -. Siamo convinti che questo sia l’unico modo per garantire una pace a lungo termine in Europa, costruire un nuovo sistema di sicurezza collettiva ed evitare una guerra nucleare a cui l’imperialismo russo guidato da Vladimir Putin sta spingendo il mondo”.

Togliere dal controllo della Russia molti dei suoi territori, non significherebbe indebolire Mosca solo dal punto di vista geografico, ma anche economico basti pensare alle tante ricchezze della Siberia.

Come nel caso del Terzo Reich tedesco, la Federazione russa, in quanto minaccia esistenziale per l’umanità e l’ordine internazionale, dovrebbe subire drastici cambiamenti dopo essere stata sconfitta - ha dichiarato l’europarlamentare polacca Anna Fotyga -. La comunità internazionale non può starsene comoda e defilata in attesa degli sviluppi, ma deve progettare una ri-federalizzazione dello Stato russo nel rispetto delle popolazioni che lo compongono”.

Un modo questo per l’Europa e per gli Stati Uniti di ridimensionare definitivamente la Russia, depotenziando al tempo stesso il migliore alleato della Cina: la storia però ci ha insegnato che non conviene mai umiliare lo sconfitto, con il finale di questa guerra che comunque è ancora tutto da scrivere.

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