Dopo pochi mesi la situazione nel Campo Zero è già invivibile: le Soluzioni Abitative di emergenza versano in condizioni precarie, così si manca di rispetto ai terremotati del Centro Italia.
“Vivere nel Campo Zero tra i topi e vecchi problemi”; potrebbe sembrare il titolo di un libro e invece è la dura realtà che ogni giorno devono affrontare gli sfollati che dopo il terremoto che la scorsa estate ha sconvolto il Centro Italia sono rimasti senza un tetto.
Oggi molti terremotati di Amatrice e Accumuli vivono nel Campo Zero, una delle prime zone in cui lo scorso marzo sono state consegnate le Soluzioni Abitative di Emergenza (le SAE) dove condurre una vita normale non è affatto semplice. Come riportato da La Stampa, nel Campo Zero si è costretti a vivere in condizioni “poco dignitose”. Tra problemi strutturali e igienici, infatti, le Soluzioni Abitative di Emergenza sono molto lontane dagli standard igienico-sanitari.
E pensare che coloro che vivono nelle SAE di Campo Zero devono ritenersi persino fortunati, visto che ad oggi - a quasi un anno dalla prima scossa di terremoto che ha colpito il Centro Italia - solo 534 casette sono state consegnate su un fronte di 3.827 richieste.
Cosa ne è stato dei fondi stanziati per la ricostruzione? Cosa ne è stato del ricavato degli SMS solidali inviati da mezza Italia poche ore dopo il terremoto? La ricostruzione non è ancora iniziata, nonostante dal Governo si dicono soddisfatti di come stanno andando le cose.
Un entusiasmo solo di facciata, perché la realtà dei fatti è molto lontana dalle strette di mano e dalle congratulazioni che hanno seguito la visita del principe Carlo d’Inghilterra e del presidente del Parlamento UE - Antonio Tajani - nelle zone colpite dal terremoto. Oggi il quadro che emerge dalle dichiarazioni di chi dopo aver perso tutto per colpa del sisma è costretto a vivere in “abitazioni di carta” è totalmente diverso: non c’è da sorridere, ma solo da riflettere per come lo Stato si sia dimenticato in meno di un anno delle migliaia di sfollati del Centro Italia.
Quali sono i problemi del Campo Zero? Le testimonianze raccolte da La Stampa ci mostrano una situazione drammatica; tra topi, problemi alle fognature e materiali scadenti, la vita nelle SAE non è come ce la disegnano i rappresenti del Governo.
Come si vive nelle SAE? Così il Governo si dimentica dei terremotati
Pur riconoscendo la loro fortuna nell’avere un tetto sopra la testa, chi abita nelle nuove SAE non ha potuto fare a meno di lamentarsi per lo status in cui si trovano le tanto acclamate casette.
Fin dal primo ingresso, infatti, ci si rende conto del materiale scadente con cui queste sono state costruite: una casa instabile, con porte fatte di cartone che non isolano né dal freddo né dai rumori.
“Non pretendevamo nulla, se non la dignità”, ha commentato una delle donne che oggi abitano nel Campo Zero. Ed è proprio la dignità che non sembra trovare posto negli alloggi inaugurati lo scorso marzo e che già oggi sono in decadimento.
Pavimenti che si gonfiano, pareti della doccia che cadono, maniglie che se prese con forza restano in mano al malcapitato. E ancora; rubinetti rotti per giorni prima che qualcuno si degnasse di aggiustarli, finestre che si staccano che immaginiamo renderanno la vita difficile agli sfollati con l’arrivo dell’inverno gelido di quelle zone.
In molti poi si lamentano per un’invasione di topi che al momento sembra essere risolta ma che ha creato non pochi problemi. Come se non bastasse le fognature non sembra siano state costruite ad opera d’arte; l’acqua infatti esce fuori dalle fogne e si riversa per strada, rendendo impercorribile l’ingresso al campo. Il tutto è reso più insopportabile dal caldo, con gli abitanti del Campo Zero costretti a chiudersi dentro casa - con tanto di finestre chiuse - a causa del cattivo odore che si respira.
“Vivremo qui per sempre”: la paura degli sfollati di Amatrice e Accumuli
Se dopo un anno la situazione è questa, immaginiamo come potrebbero ridursi le SAE tra qualche anno. Certo si tratta di una soluzione temporanea, ma i terremotati nel frattempo cominciano a perdere la fiducia nelle istituzioni.
“Credo che rimarremo qui per sempre”, si lamenta una signora anziana, consapevole che prima di qualche anno la sua famiglia non riceverà gli alloggi definitivi. Il presente si chiama Campo Zero, anche se è difficile da accettare, mentre del futuro, non c’è notizia.
Ma com’è possibile che dopo un anno la situazione sia già questa? Il Consorzio nazionale di Bologna - colui che ha allestito le SAE ad eccezione delle fogne - si è difeso dicendo che la costruzione del Campo Zero non è stata semplice, viste le condizioni climatiche disagevoli. Questo ha poi aggiunto che - a differenza di quanto dichiarato dagli intervistati da La Stampa - qualsiasi intervento di manutenzione è stato immediato, così come previsto da contratto.
Non possiamo sapere chi ha ragione; quello che chiediamo, e speriamo che il Governo si mobiliti al più presto per farlo, e che ai terremotati venga dato rispetto, garantendo loro una vita perlomeno dignitosa in questi anni caratterizzati dalle difficoltà.
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