Fondo pensione, quanto mi costi. Conviene ancora investire?

C. G.

17 Aprile 2019 - 16:19

Allarme costi sui fondi pensione: si rischiano decurtazioni fino al 40%. Conviene ancora investire su questi strumenti?

Fondo pensione, quanto mi costi. Conviene ancora investire?

È allarme costi sul fronte dei fondi pensione.

A lanciarlo è stata la Covip, commissione preposta alla vigilanza del settore, che ha cercato di far luce sulle profonde differenze rintracciabili tra le molteplici tipologie di prodotti previdenziali e ha portato nuovamente a chiedersi quanto conviene oggi investire in questo campo.

Il divario più evidente? Quello tra i costi dei fondi pensione negoziali di natura collettiva e gli oneri degli strumenti di mercato, tra cui i Pip.

Proprio i Piani individuali pensionistici sono emersi come i più costosi. Ma per quale motivo si è parlato di allarme? Il disallineamento e le differenze scovate tra i diversi strumenti sono risultati tutto fuorché marginali e hanno “minacciato” una vera e propria erosione dei capitali accumulati nel corso degli anni (le pensioni).

Quanto costa un fondo pensione? Conviene ancora?

Secondo l’interessante indagine pubblicata sulle pagine de Il Sole 24 Ore, i Piani individuali pensionistici o Pip vantano oggi degli oneri imponenti, di 4 volte superiori a quelli dei fondi negoziali per i settori garantiti - gli strumenti riservati ai lavoratori dipendenti.

Ancor peggio il confronto con i fondi obbligazionari, che oggi costano 5 volte meno dei Pip, mentre quelli bilanciati hanno oneri 6 volte inferiori. I costi minori? Senza dubbio quelli dei fondi azionari (7 volte).

Una vera e propria classifica dei costi che ha un impatto deciso sul capitale accumulato dai risparmiatori. Nello specifico, un indice sintetico di costo maggiore del 2% potrebbe tagliare il capitale accumulato in 35 anni del 18%.

“Chi sceglie un Pip al posto di un fondo di categoria, in sostanza, si condanna a una pensione complementare defalcata dal 20 al 40% circa,”

ha continuato il quotidiano economico evidenziando come sulle differenze abbiano giocato le remunerazioni per le attività di consulenza offerte.

Abbattere le differenze con i Pepp

Per cercare di limare quanto possibile queste evidenti differenze, la Covip ha obbligato i proponenti dei Pip a consigliare ai clienti i fondi pensione di categoria. Polemiche a parte, questa pratica non è andata sempre a buon fine.

La situazione potrebbe iniziare a migliorare con l’introduzione dei Pepp. Stiamo parlando (in parole povere) di fondi pensione europei indirizzati a quel 63% della popolazione che oggi non gode di alcuno strumento previdenziale integrativo.

Secondo la normativa, essi dovranno avere oneri inferiori all’1%. Una volta sbarcati sul mercato (non prima di due anni) toccherà ai singoli Paesi accogliere i citati fondi pensione sulla base di queste stesse condizioni per evitare costi e squilibri eccessivi.

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