L’addio all’isolamento per i positivi voluto dal governo ha inciso negativamente sulle strutture ospedaliere. Ecco quali sono le conseguenze della dimenticanza del decreto.
La pandemia di coronavirus sembra tranquilla, ma non è ancora scomparsa. Il caso del focolaio a Riccione ricorda come le strutture ospedaliere devono essere ancora protette. Invece il governo si dimentica, o per meglio dire non dice esplicitamente, di isolare i positivi negli ospedali.
L’estate, fin dal primo anno di pandemia, ha rappresentato un momento di distensione nei confronti della pericolosità e capacità di diffusione del virus. Dopo anni, per la prima volta l’estate 2023 è stata completamente libera dal Covi-19. O così si sperava. Infatti, mentre tutti erano distratti da altri problemi e dalle vacanze, nuove varianti sono nate e hanno iniziato a preoccupare l’OMS, oltre che i singoli Paesi.
Con i numeri dei contagi in aumento e le nulle restrizioni in merito di protezione anti Covid-19, gli ospedali rischiano di essere nuovi e pericolosi focolai.
Lacuna negli ospedali: non si isolano i positivi
Quando lo scorso 10 agosto il Consiglio dei ministri ha deciso di abolire l’ultima restrizione anti Covid-19 si è dimenticato un piccolo elemento: l’isolamento dei positivi in ospedale. L’addio all’isolamento dei cittadini risultati positivi al tampone, ha comportato anche l’assenza di norme negli ospedali. Una lacuna che, al netto dell’aumento dei contagi e in vista della stagione più fredda, appare come molto grave.
A denunciarlo è stata la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (FOCE), che ha ricordato come queste strutture sono frequentate da persone vulnerabili, che devono essere protette. “Non dimentichiamo che il Covid continua a essere una malattia che, quando colpisce i fragili, può portare anche alla morte e l’isolamento dei positivi preserva dal contagio delle persone vulnerabili. In molti ospedali, ormai, non vengono più effettuati di routine i tamponi ai pazienti, ai sanitari e ai famigliari che li frequentano”, ha spiegato il professore Francesco Cognetti, presidente di FOCE.
La Federazione e non solo chiedono quindi che vengano stabilite nuove norme per l’esecuzione dei tamponi e la loro frequenza nelle strutture ospedaliere, così da isolare e monitorare i positivi ed evitare di esporre la popolazione più fragile ai rischi legati all’infezione da Covid-19.
leggi anche
Vaccino Pfizer contro il virus sinciziale, via libera dell’Ema: chi può farlo e a cosa serve
Il caso di Riccione: un cluster all’interno dell’ospedale
Un caso esempio dell’assenza di norme in merito all’isolamento dei positivi in un ospedale è stato riscontrato a Riccione. Infatti in un ospedale si è verificato un cluster. Con cluster - termine che avevamo imparato a utilizzare durante le prime fasi della pandemia - si intende il contagio da un singolo a un gruppo di persone, anche una decina od oltre, connesse al positivo per spazio e tempo.
La direttrice del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl Romagna, Raffaella Angelini, spiega che il cluster è stato identificato grazie a un tracciamento eseguito a seguito di alcuni sintomi presenti nel paziente. L’individuo era però stato a contatto con altri pazienti per diverso tempo, causando un piccolo cluster.
Ora che non c’è più l’isolamento, distanziamento e uso di mascherine, monitorare i positivi nelle strutture è più difficile. Il rischio è un nuovo balzo di positivi, soprattutto se si tiene conto della stagione fredda in arrivo e i possibili rischi legati soprattutto alle cosiddette “categoria fragili”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA