Crisi diplomatica Italia-Francia: quanto grava sull’economia italiana?

Ludovica Ranaldi

09/02/2019

La crisi diplomatica potrebbe avere degli effetti irreversibili sulla finanza del Belpaese essendo la Francia il secondo partner commerciale dell’Italia. Finora ha investito 60 miliardi di euro.

Crisi diplomatica Italia-Francia: quanto grava sull’economia italiana?

La crisi diplomatica tra Italia e Francia non è da sottovalutare considerando la stretta economica che c’è i due paesi. Infatti le ripercussioni di un possibile impasse potrebbero essere grandi e non a favore del Belpaese.

Nonostante il governo francese abbia affermato che si tratta di una situazione temporanea, un gesto per far arrivare il messaggio in maniera incisiva, è importante sapere quanto la Francia sia decisiva per la finanza italiana.

Solo nel 2017, gli scambi economici tra i due paesi sono stati di 76,6 miliardi di euro e la Francia è al primo posto come investitore diretto in Italia, mentre a parti inverse la percentuale si abbassa notevolmente.

Crisi diplomatica Italia-Francia: conseguenze economiche

Il richiamo a Parigi dell’ambasciatore francese Christian Masset ha gettato un’ombra di scompiglio in Italia soprattutto in relazione ai rapporti economici tra i due paesi. Infatti la Francia è il secondo partner commerciale del Belpaese e l’Italia è il terzo paese fornitore dei francesi.

Proprio per questo, Il presidente di Confindustria Boccia ha affermato che le conseguenze economiche sull’export sarebbero enormi:

La Francia ha investito 60 miliardi di euro in Italia e noi lì 25 miliardi. Parliamo di cifre che fanno girare l’economia. Se diminuiscono gli acquisti in Italia ne risentiremo.

In Italia è molto presente la mano finanziaria francese soprattutto nel settore bancario, basti guardare ai colossi Bnp Paribas e Crédit Agricole che nel tempo hanno acquisito le banche italiane.

Bnp Paribas si è aggiudicata Bnl (Banca nazionale del lavoro), mentre Crédit Agricole ha acquisito Unicredit, Cariparma, Friuladria e Carispezia.

Inoltre i due colossi francesi ricoprono un ruolo di rilevanza anche nel credito al consumo con Findomestic per Bnp Paribas e Agos Ducato per Crédit Agricole. Senza considerare che l’imprenditore Vincent Bolloré è il secondo azionista di Mediobanca (con circa l’8% del capitale), il primo socio di Telecom Italia (con il 24% circa) e il secondo di Mediaset (con il circa 28,8%). Infine Groupama ha acquistato Nuova Tirrenia da Generali.

Solo nel 2017 gli scambi commerciali tra Italia e Francia sono stati pari a 76,6 miliardi. I secondi controllano nel Belpaese oltre 1.900 imprese in cui lavorano 250 mila dipendenti.

La presenza francese è forte anche nel settore lusso in cui il gruppo Lvmh è a capo di grandi firme quali Bulgari, Fendi, Emilio Pucci, Loro Piana, Acqua di Parma, Cova, Cipriani a Venezia, Splendid a Portofino. Invece Kering di Francois-Henri Pinault capitana marchi come Gucci, Bottega Veneta, Brioni, Richard Ginori, Brioni, Pomellato.

La Francia ha iniziato ad avere la sua influenza anche nel settore alimentare in cui ha fatto delle importanti acquisizioni. Infatti Parmalat e Galbani non sono più di stampa italiano, ma sono state accorpate da Lactalis della famiglia Besnier. La società Eridania, invece, è nella mani di Cristal Union.

Passando alla distribuzione è evidente la prominenza francese con catene come Decathlon, Carrefour, Leroy Merlin e Auchan. Mentre nel settore energetico il secondo socio di Acea è Engie detenendo il 23,33% ed Edison è controllata da Edf.

La presa economica italiana in Francia

Se la Francia ha una forte presenza sul suolo italiano e incide notevolmente sull’economia, lo stesso non si può dire a parti invertite essendo l’’Italia solo all’ottavo posto tra i paesi stranieri che investono in Francia. Si parla di meno 100 mila dipendenti stipendiati dagli azionisti italiani.

Tra questi si contano Generali con 7.500 impiegati, poi Fiat con 7 mila, infine Autogrill con 3.500.

Anche l’Italia ha acquisito importanti realtà economiche francesi, basti pensare a Campari che ha preso il controllo di Grand Marnier e Lavazza che ha acquisito Carte Noir. La quota di maggioranza dell’aeroporto di Nizza la detiene Atlantia con il 75% del consorzio che l’ha acquistata. Non da meno è Fincantieri che ha comprato i cantieri di Saint-Nazare.

Un’altra importante operazione risale a Luxottica che si è fusa con Essilor, creando un gruppo il cui primo azionista è l’imprenditore Del Vecchio, il quale ha portato a compimento anche la fusione di Beni Stabili e Fonciéres des Régiones formando Covivio.

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