Inversione della curva dei tassi Usa ad agosto. Per gli economisti, questo è il più importante segnale di una imminente recessione.
Ad agosto la curva dei rendimenti americana si è invertita di nuovo, un segnale non certo positivo, perché per gli economisti indica una grossa probabilità di recessione.
Oggi analizzeremo meglio questo segnale, lo spiegheremo e vedremo cosa è successo dal punto di vista storico a livello di economia quando c’è stata l’inversione.
Cos’è la curva dei tassi
Uno Stato, in questo caso gli Usa, mette in circolazione i titoli del debito pubblico, in un dato momento, con diverse scadenze.
Il mercato dei bond quoterà un certo rendimento per ogni scadenza. Ad esempio, i titoli a 2 anni potrebbero rendere il 3%, questo vorrà dire che gli investitori, pesati tutti gli elementi relativi a quello Stato, vuole avere il 3% annuo per prestargli soldi per due anni. Per lo stesso Stato, il mercato potrebbe chiedere, ad esempio, il 4% per i titoli a 5 anni, il 5% per i titoli a 8 anni, il 6% per i titoli a 10 anni e così via.
Mettendo insieme tutti questi rendimenti per ogni scadenza si arriva a tracciare una «curva» che, appunto, è la curva dei tassi.
Normalmente, la curva dei tassi è inclinata positivamente, cioè a scadenze più lunghe corrispondono rendimenti più elevati.
Questo è ovvio. Chiunque vorrebbe un rendimento maggiore se immobilizza il suo capitale per più tempo.
Eppure, in certe situazioni, a dire il vero piuttosto rare, succede qualcosa di diverso. Alcune scadenze brevi rendono di più rispetto alle scadenze lunghe.
La curva invertita: come si lega alla recessione
In particolare, ciò che viene monitorato attentamente dagli economisti sono le scadenze a 2 e 10 anni. Quando la scadenza a 2 anni rende di più di quella a 10 anni, le probabilità di recessione sono molto alte.
Come mai? Quale è il legame tra curva invertita e possibile recessione?
Quando il mercato prevede una recessione, i tassi a lungo termine scendono. Questo perché quando arriva la recessione, con aziende che chiudono e la disoccupazione che sale, le Banche Centrali cercano di spingere l’economia abbassando i tassi. Non solo, ma una recessione comporta anche minore inflazione, quindi basteranno rendimenti obbligazionari più bassi per coprire l’aumento dei prezzi.
Non ultimo, quando le cose vanno male solo i più temerari intraprendono nuovi progetti di investimento e quindi ci saranno molti più soldi disponibili che opportunità di impiego. Per la legge della domanda e dell’offerta, il prezzo del denaro tenderà a scendere, visto che molti lo offriranno mentre pochi lo chiederanno in prestito.
Poiché i mercati guardano avanti, tutto questo sarà «scontato» con un calo dei rendimenti dei titoli più a lungo termine.
Ma cosa succede ai titoli a breve termine? In linea di massima possono scendere anche questi, ma non è una cosa scontata e, soprattutto, non è detto che i tempi del calo dei rendimenti a breve siano sincronizzati con quello dei titoli a lungo termine.
Soprattutto quando l’inflazione attuale è elevata, le Banche Centrali sono concentrate nel raffreddare l’economia e i prezzi e quindi tendono a non fare espansioni monetarie. Anzi, potrebbero anche essere intenzionate ad aumentare i tassi per ridurre l’inflazione.
Il risultato è che mentre i tassi a lungo termine scendono per scontare le prospettive negative future, quelli a breve restano alti per fronteggiare l’inflazione attuale. Ed ecco che abbiamo un’inversione della curva, che anticipa appunto difficili periodi futuri.
La situazione attuale
In agosto, la curva dei rendimenti ha fatto l’inversione. All’inizio del mese il rendimento del decennale Usa era pari al 2,805%, mentre i titoli a 2 anni rendevano il 3,059%. Mentre stiamo scrivendo, il differenziale si è addirittura ampliato, con il decennale salito al 3,046%, ma il titolo a 2 anni arrivato al 3,415%. Una differenza negativa di 0,37 punti circa che non è poca cosa. Si tratta di uno «spread» tra scadenze che è il più alto dal 1999. Allora, dopo poco più di un anno, arrivò la recessione post bolla Dot.com.
A livello statistico, la curva ha invertito 28 volte dal 1900 a oggi. Dopo queste inversioni, per 22 volte c’è stata una recessione. Ogni recessione è stata sempre anticipata da un’inversione.
Il segnale non è positivo, su questo non ci piove. Inoltre, le premesse per una recessione ci sono tutte.
C’è comunque da far presente anche lo scenario ottimista. Per 6 volte c’è stata un’inversione senza una recessione. Quindi, se è vero che le recessioni sono anticipate da un’inversione, non è però vero che tutte le inversioni sono seguite da una recessione.
Altro aspetto da considerare è che non è facile prevedere quando la recessione arriverà dopo un’inversione. A volte basta qualche mese, altre volte possono passare uno o due anni. Ancora, non è detto che la recessione sia particolarmente profonda.
Come investitori, quindi, la cosa importante è essere comunque preparati anche per lo scenario peggiore, nella probabilità che si verifichi.
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