Da 1.000 a 2.000 euro di rimborso per il mutuo, ecco chi può averlo

Patrizia Del Pidio

14 Marzo 2025 - 14:16

Un rimborso sulle rate del mutuo versate annualmente che potrebbe arrivare fino a 2.000 euro potrebbe far comodo a tutti. Come si fa ad averlo e a chi spetta?

Da 1.000 a 2.000 euro di rimborso per il mutuo, ecco chi può averlo

1.000 o 2.000 euro di rimborso sulla rata del mutuo: s tratta di una novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 e confermata, poi, dalla Legge di Bilancio 2025. A chi spetta il rimborso e come si fa a ottenerlo? Non si tratta di una novità assoluta, visto che si riferisce alla maggiorazione prevista per l’esenzione di imposta su beni e servizi prestati dai datori di lavoro ai propri dipendenti.

L’articolo 51, comma 3 del Tuir prevede che per i fringe benefit i datori di lavoro possono erogare ai propri dipendenti servizi e beni esentasse per un valore massimo di 258,23 euro. Questo limite, poi è stato elevato solo per l’anno 2024 dalla Legge di Bilancio 2024, e poi confermato dalla Legge di Bilancio 2025, a 1.000 euro per la generalità dei lavoratori e a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti che hanno figli a carico.

1.000 o 2.000 euro di rimborso per il mutuo

Gli importi di 1.000 o 2.000 euro rappresentano la soglia di esclusione dal reddito imponibile (e quindi la soglia erogabile esentasse), ma va tenuto conto che se i fringe benefit superano il limite in questione non è soggetta a tassazione solo l’eccedenza, ma l’intero valore dei finge benefit.

La norma che ha maggiorato le soglie limite di esenzione dal reddito imponibile ha previsto anche di includere tra i fringe benefit somme che il datore di lavoro può erogare al dipendente a titolo di rimborso per l’affitto, il mutuo o le bollette pagate per l’abitazione principale.

Va precisato, in ogni caso, che i fringe benefit non sono un obbligo per l’azienda, ma solo una scelta per integrare la retribuzione dei dipendenti: si possono avere, quindi, solo qualora il datore di lavoro sia intenzionato a concederli.

Come avere rimborso del mutuo dal datore di lavoro?

Il rimborso non riguarda l’intera rata del mutuo che il dipendente versa, ma solo gli interessi passivi. Il datore di lavoro ha la possibilità di prevedere questa tipologia di beneficio per il dipendente in due modi:

  • erogando direttamente alla banca gli interessi passivi del mutuo ipotecario concesso per l’acquisto dell’abitazione principale;
  • rimborsare al dipendente le somme pagate per gli interessi passivi del mutuo.

L’Agenzia delle Entrate, al riguardo, ha precisato che le spese sostenute per gli interessi passivi del mutuo possono essere rimborsate anche se parte contrattuale sia il coniuge o un altro familiare, a patto che l’immobile su cui grava il mutuo sia l’abitazione principale del lavoratore.

Adempimenti e doveri per il rimborso

Il lavoratore, in caso il datore di lavoro rimborsi gli interessi passivi del mutuo nel limite di 1.000 euro l’anno (2.000 euro per chi ha figli a carico), deve rilasciare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà nella quale attesti che le somme percepite non sono già state oggetto di richiesta di rimborso presso altri datori di lavoro.

Il fringe benefit che consente di ricevere il rimborso totale o parziale degli interessi passivi del mutuo, non è cumulabile con altre agevolazioni fiscali: per il dipendente che riceve, quindi, il rimborso degli interessi passivi del mutuo non è possibile portare in detrazione gli stessi dalla dichiarazione dei redditi. Essendo stati rimborsati, infatti, gli interessi passivi non sono più spese sostenute dal lavoratore. Qualora il rimborso sia solo parziale, invece, la detrazione spetta sulla quota di interessi passivi che restano a carico del lavoratore stesso.

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