Il governo Meloni dovrà rinnovare i contratti con i gestori di Spid, ma intanto pensa a un piano più a lungo termine: arriverà davvero l’app unica nazionale per accedere ai servizi online della Pa?
Dallo Spid all’app unica nazionale, in cui farlo confluire insieme alla Carta d’identità elettronica. Il governo Meloni sembra intenzionato a rivedere l’accesso ai servizi digitali, ma senza dire addio a Spid. Anche se il 23 aprile cesserà la proroga dei contratti con gli identity provider.
Il rinnovo sembrava escluso solo qualche giorno fa, ma in realtà l’esecutivo pare voglia solamente trattare per non cedere completamente alle richieste dei gestori dei servizi. Il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, li ha già convocati per capire quali possano essere le condizioni del rinnovo.
Intanto, però, bisogna andare oltre una semplice proroga, valutando insieme ai fornitori di questi servizi il futuro dell’identità digitale in Italia. Su questo fronte il piano del governo è sempre stato quello di rendere l’identità digitale pubblica, non lasciandola in mano a soggetti privati come avviene oggi. Cosa succederà nelle prossime settimane?
Il rinnovo delle convenzioni per Spid
Nel breve periodo l’incontro ha un chiaro obiettivo: trovare un accordo sul rinnovo delle convenzioni con i fornitori di identità digitale: Aruba, Etna, Intesa, InfoCert, TeamSystem, Tim, Poste, Siete, Namirial, Lepida e SpidItalia. Spid, quindi, non verrà spento come aveva dichiarato a dicembre Butti.
Il motivo è semplice: oggi ci sono oltre 34 milioni di identità Spid già attive, con più di 12.500 amministrazioni che lo utilizzano. Rinunciare a questo patrimonio e ricostruire tutto da zero sembra davvero irragionevole, se non impossibile.
Cosa chiedono i fornitori di Spid
La trattativa non è però semplice. Dopo anni in cui i provider hanno fornito i loro servizi a costo zero, ora chiedono che le cose cambino. Per le società ora non basta più il contributo statale, ritenuto insufficiente a fronte di un aumento dei volumi di utilizzo delle identità digitali.
Per questo chiedono circa 50 milioni di euro per poter accettare un rinnovo delle convenzioni. La richiesta è arrivata attraverso una lettera di AssoCertificatori ed è stata recapitata al sottosegretario. Che ora avrà il compito di mediare, puntando a ridurre questa cifra.
Da Spid all’identità unica digitale: il piano del governo
La trattativa con i gestori servirà anche a definire i prossimi passi, quelli successivi al rinnovo di aprile. L’intenzione del governo Meloni è di capire se sia possibile arrivare a un’unica identità digitale, che sia nazionale e gestita dallo Stato. Di fatto vorrebbe dire tenere insieme Spid e Carta d’identità elettronica, in un sistema unico.
Se il piano dovesse andare in porto, si arriverebbe ad avere un solo strumento per accedere ai servizi online di tutta la Pa. Uno strumento, peraltro, ritenuto più sicuro, dotato di un microchip per memorizzare i dati e soprattutto rilasciato dallo Stato attraverso il ministero dell’Interno.
Di certo, però, l’idea di rimpiazzare Spid con Cie non è facilmente percorribile. La Carta d’identità elettronica, per quanto sia a disposizione di 32 milioni di persone, è a pagamento e soprattutto è molto difficile da usare per i servizi online della Pa tra pin e lettori per utilizzarla.
L’identità digitale europea o una nuova app?
Un’altra ipotesi a cui guarda il governo Meloni, ma che sembra più lontana temporalmente, arriva dall’Ue. Si sta studiando un digital identity wallet, all’interno del quale inserire le credenziali dei cittadini europei. Il 10 febbraio è stata pubblicata la prima versione di un toolbox comune per il wallet, ma la strada sembra ancora lunga.
Il percorso da seguire resta questo per il governo, spiega Il Sole 24 Ore. Tuttavia ancora non arrivano risposte sull’ipotesi di una nuova app, da sviluppare appositamente, nella quale far confluire Spid e Cie. Anche per avvicinarsi a questo sistema proposto in Ue.
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