Mercati nel caos in questa settimana: lo spettro del default Evergrande ha diffuso un’ombra. Cosa aspettarsi nelle piazze finanziarie, anche a Wall Street, e perché si teme il peggio? Un’analisi.
Mercati sulle montagne russe nella settimana appena trascorsa.
Dopo un calo di quasi il 2% lunedì, i principali indici azionari statunitensi hanno chiuso gli scambi al livello o poco più del punto in cui erano atterrati il venerdì precedente.
Cosa significa questa altalena? Non c’è soltanto la questione Evergrande ad agitare gli investitori, con il pagamento di bond in dollari già in ritardo e in sospeso.
Analisti ed esperti guardano anche alla Fed, all’inflazione, alla politica USA e ad azioni sopravvalutate. Cosa accadrà e perché i segnali dei mercati sono allarmanti?
Dal tonfo al recupero: segni di allarme dalla correzione a Wall Street?
L’inizio della scorsa settimana è stato agitato nei mercati: l’S&P 500 è crollato dell’1,8% lunedì e martedì, grazie a Evergrande, la società immobiliare cinese che sembra pronta a fallire con i suoi oltre 300 miliardi di dollari di debito.
Dalle analisi di JP Morgan è emerso che venerdì 17 settembre e lunedì scorso i deflussi dai fondi negoziati in borsa sono stati pari a 34 miliardi di dollari. L’entità maggiore dai $ 26 miliardi del 19 marzo e dai $ 10 miliardi del 22 marzo.
La brusca inversione al rialzo c’è stata mercoledì e giovedì, con il ritorno di denaro sul mercato. L’S&P 500 ha guadagnato il 2,2%, il suo miglior risultato di due giorni dal 21 luglio. Ciò ha aiutato l’indice a chiudere la settimana in rialzo dello 0,51%, interrompendo una serie di sconfitte di due settimane.
Un cambiamento positivo, ma come leggerla davvero e quali messaggi - poco rincuoranti - sta lanciando?
Secondo un’analisi del New York Post, la storia mostra che le correzioni di mercato spesso iniziano con un titolo o un evento casuale che è un catalizzatore per qualcosa di più grande. E di peggiore.
Ad esempio, all’inizio del 2000, durante la mania delle azioni di Internet, alcuni grandi rialzisti della tecnologia nella comunità di analisti di Wall Street si preoccupavano che alcune società legate a internet fossero sopravvalutate. Non a caso, a marzo, la corsa per le uscite è iniziata dal Nasdaq, indice tecnologico e dalle dotcom e non si è fermata per i successivi due anni.
Allo stesso modo, è possibile far risalire la scintilla della crisi finanziaria alla fine dell’estate del 2008 all’implosione circa un anno prima di un paio di due hedge fund e superficialmente poco importanti venduti dalla banca USA Bear Stearns.
I clienti dell’istituto finanziario, con una particolare propensione ad assumersi grandi rischi in titoli legati ai mutui, hanno visto il crollo di quei titoli rischiosi quando i prezzi delle case si sono abbassati negli USA nell’estate del 2007. Nel marzo del 2008, Bear Stearns ha cessato l’attività a causa delle svalutazioni dei beni ipotecari. Lehman Brothers è stata la successiva.
La domanda dell’analisi, quindi, è: perché il crollo immobiliare cinese potrebbe indurre gli investitori a concentrarsi e continuare a scaricare le azioni come accaduto lunedì scorso?
Quali messaggi sta lanciando il mercato e perché potrebbe ancora crollare
Dall’analisi emergono almeno tre aspetti da non sottovalutare e che potrebbero preparare al peggio.
Inannzitutto: i prezzi immobiliari negli USA sembrano particolarmente alti in questi giorni in luoghi come la Florida e il Sunbelt. La maggior parte degli alloggi viene acquistata con la leva finanziaria o con denaro preso in prestito: la dinamica sarà boom e poi crollo?
In secondo luogo c’è l’inflazione: la politica dei tassi di interesse quasi zero della Fed e il continuo stimolo fiscale dell’amministrazione Biden faranno aumentare i prezzi in modo non transitorio?
A breve termine questo connubio potrebbe spingere in alto l’economia così come i titoli, inclusi i suddetti titoli meme rischiosi (Il Dow è aumentato di oltre il 400% dal minimo del 2009 e di quasi l’80% dall’inizio della pandemia).
Ma se l’inflazione persiste, la Fed non avrà altra scelta che aumentare i tassi che rallenteranno l’economia e deprimeranno i prezzi delle azioni.
Infine, il focus è sul piano di nuove tasse del Governo federale USA, necessario per pagare la spesa pubblica in corsa. Chi colpirà?
Sommando tutti questi fattori, caos Evergrande compreso, il risultato potrebbe essere un nuovo trauma nei mercati.
Occhio alla volatilità
Da non sottovalutare, inoltre, la volatilità. La Fed si sta allontanando dal sostenere l’economia, e così anche altre banche centrali in tutto il mondo. E ciò introdurrà un livello di volatilità nel mercato diverso da quello sperimentato negli ultimi 12 mesi.
L’economia sarà più altalenante, e così anche il mercato, anche se continua a crescere.
Secondo Tan Kai Xian di Gavekal:
“Rimane una forte possibilità che le azioni statunitensi registrino nuovi massimi poiché il rischio di recessione rimane basso. Ma la corsa verso l’alto sarà probabilmente più accidentata.”
La volatilità è amplificata dal fatto che le azioni sono costose e tutti lo sanno. Ciò rende gli investitori nervosi e pronti a vendere al primo segno di difficoltà, poiché sanno di stare in un campo minato e rischioso.
Secondo i dati di BofA Securities, gli investitori hanno prelevato 28,6 miliardi di dollari dalle azioni statunitensi per la settimana del 22 settembre, il massimo dal 2018. Ma uno stratega di BofA nota che otto clienti si aspettano un balzo ogni due che si aspettano un crollo.
In conclusione, tanta e risschiosa volatilità.
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