Il datore di lavoro paga gli interessi se lo stipendio arriva in ritardo?

Simone Micocci

3 Marzo 2025 - 20:17

Se il datore di lavoro paga lo stipendio in ritardo deve corrispondere gli interessi? Sì, ma solo se il dipendente ricorre in giudizio.

Il datore di lavoro paga gli interessi se lo stipendio arriva in ritardo?

Ricevere lo stipendio in ritardo è un inconveniente spiacevole ma, purtroppo, spesso frequente per tanti lavoratori italiani.

Chi poi ottiene la retribuzione, sentendosi finanche fortunato rispetto a chi non viene pagato affatto, ha nel frattempo patito una serie di disagi. Ecco perché in molti si chiedono se questo comportamento, soprattutto quando ricorrente, possa comportare una riparazione, ovvero il pagamento degli interessi sullo stipendio in ritardo. Ecco cosa prevede la legge.

Entro quando deve essere pagato lo stipendio?

Non esiste un termine unico e generale per il pagamento dello stipendio dei lavoratori.

Ogni dipendente deve fare riferimento al contratto sottoscritto, che di norma prevede una data precisa o un intervallo di tempo entro cui deve essere erogato il pagamento. La data entro cui è prevista la retribuzione può altrimenti essere controllata sul Contratto collettivo nazionale, se assente sul contratto individuale. In ogni caso, si ricorda che la data individuata contrattualmente si riferisce al giorno in cui i soldi devono essere accreditati al dipendente e non all’invio da parte dell’azienda.

Se il lavoratore riceve lo stipendio con un bonifico il 20 del mese anziché il 15, per esempio, si è dinanzi a un ritardo. Per quanto la prassi ormai accetti questa dinamica, grazie alla tolleranza dei lavoratori, si tratta di un comportamento scorretto che viola i doveri contrattuali.

Più raramente, inoltre, nessuno dei due contratti indica le tempistiche per il pagamento degli stipendi. Ciò non significa, ovviamente, che la decisione sia affidata alla discrezionalità del datore di lavoro. Vale la regola generale, per cui lo stipendio deve essere pagato alla scadenza del mese a cui si riferisce. In teoria, il pagamento dovrebbe essere imposto entro l’ultimo giorno lavorativo del mese, ma nella pratica la situazione è molto diversa, come i dipendenti ben sanno. La prassi commerciale ha di fatto condizionato l’interpretazione normativa, al punto che è ritenuto accettabile il pagamento dello stipendio entro il 10 del mese successivo, in assenza di altri accordi nel contratto collettivo o individuale.

Pagamento degli interessi sullo stipendio in ritardo

Dal punto di vista legale, il datore di lavoro è in errore sin dal primo giorno di ritardo nel pagamento delle retribuzioni. L’opportunità di far valere l’inadempimento in giudizio, tuttavia, deve essere valutata caso per caso. Non è facile agire in giudizio contro il datore di lavoro, tanto meno per pochi giorni di ritardo, per quanto la legge lo consenta. Anzi, fin dal primo giorno è possibile inviare una diffida e pretendere il pagamento anche con un decreto ingiuntivo, se lo si ritiene necessario. Non è invece possibile rendere le dimissioni per giusta causa per pochi giorni di ritardo, in quanto la legge pretende un inadempimento grave. A tal proposito deve quindi trattarsi di un ritardo importante, reiterato o abituale, tale da giustificare il disinteresse del dipendente nel proseguimento del rapporto di lavoro.

Questa premessa è necessaria per valutare l’aspetto legato agli interessi maturati sullo stipendio in attesa dello stesso. Se il datore di lavoro non paga la retribuzione o comunque lo fa in ritardo è infatti possibile pretendere l’adempimento in giudizio. In questo caso, il giudice obbliga a corrispondere la somma maturata a titolo di stipendio, valutando sul lordo la valutazione monetaria e gli interessi. In questo modo, si va a compensare il lavoratore dell’effettivo debito sopportato, al di là di eventuali risarcimenti per danni riportati e comprovati.

Agendo in giudizio è quindi possibile pretendere il pagamento degli interessi sulle somme ricevute in ritardo, ma la legge non obbliga il datore di lavoro a effettuare questo passaggio automaticamente. Ciò significa che chi riceve lo stipendio dopo la data prevista (da cui si calcolano gli interessi) non ha conseguentemente diritto agli interessi, ma dovrebbe chiedere al datore di lavoro di adempiere spontaneamente o altrimenti agire in giudizio.

Va da sé che se non è necessaria l’azione legale per l’adempimento e non c’è stato un ritardo considerevole non è affatto conveniente questa pratica, tenuto conto anche dell’irrisorio ammontare degli interessi.

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